La newsletter di Internazionale sull’Asia e il Pacifico a cura di Junko Terao *
Nella manciata di ore in cui
il destino di TikTok - 170 milioni di utenti solo negli Stati Uniti, di cui
sette milioni a scopo commerciale - sembrava segnato, e l’azienda proprietaria,
la cinese ByteDance, costretta a chiudere le attività statunitensi, è successo
una specie di miracolo, qualcosa certamente d’irripetibile. Nell’ultima
settimana si è parlato molto della vicenda che ha al centro il social network
preferito dai giovanissimi ma sempre più popolare anche tra gli adulti, anche
perché le sue sorti si sono intrecciate con la seconda presidenza di Donald
Trump alla vigilia del suo insediamento alla Casa Bianca. Ecco un breve
riassunto: il 19 gennaio è entrata in vigore la legge pensata espressamente per
mettere al bando TikTok, e approvata dal congresso americano lo scorso aprile,
che vieta nel paese le app controllate da “avversari stranieri”. La
preoccupazione, bipartisan, riguardava i dati di milioni di cittadini
statunitensi nelle mani della ByteDance, e quindi del Partito comunista cinese
(Pcc). Il problema delle aziende cinesi, in generale, è che non possono dirsi
completamente slegate dalla leadership di Pechino, e questo rende in
particolare le aziende tecnologiche poco raccomandabili in fatto di sicurezza.
La legge, che è entrata in vigore ieri,
imponeva alla ByteDance di vendere TikTok a un acquirente statunitense o di
cessare l’attività nel paese. L’azienda cinese aveva fatto appello contro la
legge alla corte suprema, sostenendo che violava il primo emendamento della
costituzione statunitense che protegge la libertà d’espressione. Due giorni
prima dello scadere dell’ultimatum la corte ha confermato la costituzionalità
della legge e nella serata di sabato la Byte Dance ha bloccato il social
network. Il black out è durato poche ore perché “grazie all’intervento di
Donald Trump”, come si leggeva nel messaggio comparso agli utenti di TikTok,
l’azienda si è aggiudicata più tempo per trovare un acquirente. Il nuovo
presidente statunitense di recente aveva già espresso l’intenzione di salvare
il social network – che sarà anche una minaccia per la sicurezza nazionale, ma
durante la campagna elettorale gli ha fatto molto comodo, senza contare che la
prospettiva di restituire l’app del cuore a un bacino di 170 milioni di
potenziali orfani era ghiotta – e ieri ha promesso di estendere di novanta
giorni con un ordine esecutivo il limite entro cui l’azienda proprietaria dovrà
vendere.
Nel frattempo gli utenti
allarmati hanno cominciato a cercare un’alternativa e, in barba ai timori per
la sicurezza, l’hanno trovata, un po’ per protesta, in un’altra app cinese.
Autodefinendosi “rifugiati di TikTok”, nel giro di un paio di giorni più di
700mila statunitensi si sono presentati su Xiaohongshu (letteralmente “libretto
rosso”), un mix tra Instagram e Pinterest dove soprattutto giovani donne cinesi
si scambiano consigli su viaggi, shopping e lifestyle in generale. All’estero è
nota come RedNote ma, al contrario di TikTok che ha una sua versione cinese,
non è pensata per un pubblico internazionale. In un paio di giorni Xiaohongshu
è arrivata in cima alla classifica delle app gratuite scaricate dagli store di
Apple e Google non solo negli Stati Uniti ma anche in alcuni paesi europei, tra
cui l’Italia.
Questo esodo ha creato “un
insolito spazio di scambio tra utenti cinesi e americani”, come spiega Rest of
World. “Negli ultimi giorni si sono scambiati meme sui gatti, hanno condiviso
foto delle rispettive città di origine e hanno affrontato argomenti spinosi
come il razzismo, i diritti dei transgender e Luigi Mangione”. La giornalista
del New York Times Li Yuan ha passato ore a leggere le interazioni tra i due
mondi, rese possibili dalle app di traduzione automatica, che hanno registrato
un’impennata di utenti giornalieri. I nuovi arrivati su RedNote “hanno pagato
la ‘cat tax’, postando foto e video di gatti. Hanno risposto a tante domande
dei loro nuovi amici cinesi: ‘È vero che nell'America rurale ogni famiglia ha
una grande fattoria, una casa enorme, almeno tre figli e diversi cani di grossa
taglia? Che gli americani devono fare due lavori per mantenersi? Che gli
americani sono pessimi in geografia e molti credono che l'Africa sia un paese?
Che la maggior parte degli americani ha due giorni liberi a settimana?’. Le
domande sono arrivate anche dagli americani: “Ho sentito dire che ogni cinese
ha un panda gigante”, ha scritto uno. “Puoi dirmi come posso averlo?”. La
risposta è arrivata da una persona della provincia orientale del Jiangsu:
“Credimi, è vero”, ha risposto postando la foto di un panda che fa il bucato.
Anna Ge, commentatrice della
Cgtn, canale all news della tv di stato cinese in inglese, scrive su The
Diplomat che “questa migrazione digitale ha rivelato qualcosa di profondo sulla
relazione tra i comuni cittadini di Stati Uniti e Cina: una tenace curiosità e
delle buone intenzioni che vanno oltre le divisioni politiche. In un momento in
cui i rapporti ufficiali tra i due paesi sono tesi, RedNote è diventato un
inatteso ponte per uno scambio culturale tra la gente comune, dimostrando che
il desideri di un contatto rimane forte”. Anche il Global Times, quotidiano in
inglese legato al Pcc, ha dedicato spazio al fenomeno, comprensibilmente:
“Alcuni utenti hanno pubblicato video tutorial in inglese su come navigare
nell’app, dominata dal cinese moderno, superando le barriere linguistiche. Tra
i suggerimenti, come attivare i sottotitoli in cinese-inglese e come usare la
funzione di traduzione dell'app. Sotto i post dei nuovi arrivati ci sono
messaggi di benvenuto e consigli su come usare l’app. “I principi fondamentali
della comunicazione sono l’apertura e l’inclusione”, dice al quotidiano
un’utente di nome Liu. “Speriamo anche che portino le loro prospettive sulla
Cina, dandoci l’opportunità di una comunicazione equa”. Questa ospitalità,
spiega su The Conversation Jian Xu, docente di comunicazione alla Deakin
University, in Australia, “è riassunta da un commento di un utente cinese
diventato popolare: ‘Agli amici che arrivano da TikTok voglio dire che non
siete rifugiati, ma coraggiosi esploratori’. La nuova migrazione verso RedNote
ha anche accresciuto l’orgoglio nazionale degli internauti cinesi, che parlano
della migrazione come di un ‘movimento di risveglio occidentale’, che permette
ai cittadini statunitensi di aprire gli occhi per vedere il mondo al di fuori
del centro dell’occidente”.
Questo piccolo fenomeno, che
molto probabilmente è destinato a esaurirsi presto visto che da domenica TikTok
è di nuovo attiva negli Stati Uniti, fa gioco a Pechino e all’idea di
“diplomazia tra i popoli” promossa dal Pcc e riassunta in questa dichiarazione
fatta nel luglio del 2024 dal presidente Xi Jinping e riportata da Jian: “La
speranza delle relazioni tra Cina e Stati Uniti risiede nel popolo, le sue
fondamenta sono nelle due società, il suo futuro dipende dai giovani e la sua
vitalità deriva dagli scambi a livello subnazionale”.
nella foto: Un influencer
filma un video a Times Square, a New York, per il suo nuovo account su
Xiaohongshu dopo aver abbandonato TikTok, 16 gennaio 2025 (Brendan
McDermid/Reuters/Contrasto)
* da Internazionale 20
gennaio 2025
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