Il Comune in provincia di Belluno è
primo in Italia per la gestione della raccolta differenziata ( 91%). Tra le
iniziative, il recupero dell'olio vegetale e il riciclo dei pannolini. E i
risparmi che ne derivano "sono stati reinvestiti in un incremento
occupazionale"
Ponte nelle Alpi è il comune campione nel riciclo in Italia.
Immerso nel Parco nazionale delle Dolomiti bellunesi, con 8500 abitanti
e 21 frazioni, nel 2014 per il quinto anno consecutivo ha conquistato il primo
posto nella classifica di Legambiente. E pensare che organizzare la raccolta
differenziata in una superficie di 60 chilometri quadrati dove il punto più
basso è a 380 metri di altezza sopra il livello del mare e quello più alto a
oltre duemila, è di sicuro più complicato che in pianura.
Per capire qual è il segreto dell’efficienza, bisogna
tornare indietro al 2006, quando la quota di raccolta differenziata era
del 22,4 per cento, le famiglie ogni producevano quasi tremila tonnellate di
rifiuto secco non riciclabile (348 chili a testa) e il costo dello smaltimento
ammontava a 438mila euro. Nel 2007 la rivoluzione. L’amministrazione in
otto mesi ha smantellato il servizio di cassonetti stradale e lo ha
sostituito con quello selettivo porta a porta. Per gestirlo ha creato
una società in house, cioè con capitale interamente pubblico, la Ponte
servizi srl. Ha stabilito una tariffa puntuale, distinta cioè tra una parte
fissa, determinata dai costi del servizio, e una parte variabile,
proporzionale alla quantità di rifiuti accumulati.
E intanto ha formato i cittadini alle buone pratiche
attraverso 30 incontri. Il successo è stato rapidissimo. Nel giro di un anno la
produzione di secco indifferenziato è scesa a 356 tonnellate. Nel 2013, dopo
cinque anni, erano cento in meno (28 chili per ogni abitante). In
pratica, oggi a Ponte nelle Alpi il 91,5 per cento degli scarti
viene differenziato. Con enormi vantaggi per l’ambiente e per le casse
comunali, visto che il costo di smaltimento del secco è passato da
438mila euro all’anno a 38mila, incidendo solo per il 4,5 per cento (rispetto
al 57 per cento di prima) sulla spesa totale del servizio. Quest’ultima
a sua volta si è abbattuta del 12,3 per cento (pari a 117mila euro annui in
meno da versare).
L’attenzione in ogni dettaglio – Perfino i contenitori derivano da
materiale plastico riciclato. “Il pubblico può fare molto – dichiara
l’assessore all’Ambiente Ezio Orzes, dal quale è partita l’idea della
conversione ecosostenibile del paese -. Non è vero che è solo grazie al privato
che le cose migliorano”. In una mossa, tre benefici: più economia, più rispetto
per la natura, più posti di lavoro. “I risparmi – spiega l’assessore –
sono stati reinvestiti in un incremento occupazionale. Nel 2006 impiegavamo
cinque risorse, oggi 15, addette a raccolta differenziata, gestione
dell’ecocentro, spazzamento e pulizia delle strade”. Anche
l’ecocentro fa parte del nuovo piano. È un’area attrezzata dove i cittadini
depositano rifiuti ingombranti, pile, farmaci. Nel 2013 ha
registrato oltre 23mila accessi.
Cambio di mentalità - Una serie di iniziative promosse
dall’amministrazione hanno messo in moto dei comportamenti virtuosi. Per
esempio, in quasi la metà delle case (il 42,6 per cento) si esegue il compostaggio
(la trasformazione del rifiuto organico in humus). Per
incentivare gli abitanti il Comune ha fornito in comodato gratuito dei composter
e ha applicato uno sconto del 30 per cento sulla parte variabile della tassa.
Per favorire il recupero dell’olio vegetale invece ha distribuito oltre mille
tanichette da cinque litri, da sversare presso l’ecocentro. Protagoniste
del cambiamento anche le scuole. Con il progetto “Sfida all’ultima
sporta”, per spronare i bambini e le famiglie a non usare borse a
sacchetti di plastica nei supermercati e negozi: una gara a chi
collezionava più scontrini senza la voce di acquisto di shoppers. E con
laboratori di riciclo, per esempio per realizzare le decorazioni
natalizie.
Anche i pannolini usa e getta avranno
una seconda vita - Da febbraio sarà attivo il primo sistema sperimentale italiano di raccolta
e riciclo del materiale di cui sono fatti, cioè plastica e cellulosa, da
cui è possibile ricavare oggetti e arredi urbani (dalla prima) –
a Ponte nelle Alpi verrà costruito un parco giochi – oppure
cartoni o fertilizzanti (dalla seconda). Nel frattempo, per alleggerire
l’ambiente e il portafoglio, una trentina di famiglie con neonati hanno
ricevuto un kit di pannolini di cotone lavabili. Sono partiti anche due
“servizi dedicati”: uno per raccogliere panni e rifiuti medicali
non pericolosi (una volta alla settimana) presso anziani non autosufficienti,
portatori di disabilità e malati in cura a domicilio; l’altro per la
consegna dei pannolini all’ecocentro (tramite un pass che il genitore riceve
alla nascita del figlio). Tutto gratuitamente.
La ex biblioteca civica è un centro
di scambio solidale - Qui
l’utente prende o lascia oggetti di seconda mano per bambini da zero a 12
anni, dai vestitini ai giocattoli, passeggini, libri di scuola.
In paese si trova anche un distributore di latte crudo alla spina. Negli
uffici comunali la carta è al cento per cento riciclata. Sui tetti di
undici strutture pubbliche (tra scuole, palazzetto dello sport, cimitero,
municipio e magazzini comunali) sono stati installati pannelli fotovoltaici.
In due delle tre scuole elementari e in alcune aule della scuola media è
presente un sistema che misura la luce che viene dall’esterno e dosa quella
artificiale all’interno. In più, nel 2009 è partito il progetto “Pubblichenergie”:
gruppi di acquisto di impianti fotovoltaici o di interventi di risparmio
energetico (come la sostituzione delle caldaie o l’isolamento dell’edificio).
“Se più famiglie si mettono d’accordo nel comprare le stesse cose, lo sconto
sui materiali è maggiore – spiega l’assessore all’Ambiente -. Al progetto
partecipano altri undici comuni della provincia di Belluno,
Ponte nelle Alpi è il capofila. Su 320 famiglie con pannelli solari, 54 sono
nostre”.
* da ilfattoquotidiano 17 febbraio 2015
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