IL TESTO CHE NICOLA GRATTERI HA CONSEGNATO A RENZI PREVEDE CARCERE FINO A 30 ANNI PER I BOSS, PROCESSI PIÙ VELOCI, INTERCETTAZIONI ALL’ESTERO, CONFISCA OBBLIGATORIA DEI PATRIMONI E INASPRIMENTO DELLE PENE
E ancora:
la riforma della polizia penitenziaria, la possibilità di utilizzare agenti dei
servizi per infiltrare le cosche, una nuova agenzia nazionale per la gestione
dei beni sottratti alle mafie guidata da un manager - Sul fronte dei processi,
poi, sarà prevista l’uso delle videoconferenze: una novità che farà risparmiare
circa 70 milioni l’anno…
di Giuseppe Baldessarro *
di Giuseppe Baldessarro *
Carcere fino a 30 anni per i capimafia,
confisca obbligatoria dei patrimoni, processi più snelli, una nuova agenzia
nazionale per la gestione dei beni sottratti alle mafie guidata da un manager e
intercettazioni anche all’estero. E ancora: la riforma della polizia
penitenziaria, l’inasprimento delle pene per i reati ambientali e la
possibilità di utilizzare agenti dei servizi per infiltrare le cosche. È questo
il cuore della relazione di 266 pagine che Nicola Gratteri, coordinatore del
gruppo di lavoro per la riforma delle norme contro la criminalità organizzata,
ha consegnato al Governo. Un testo che l’esecutivo è pronto a trasformare in un
disegno di legge o addirittura in un decreto. Il documento, depositato
all’Ufficio legislativo di Palazzo Chigi e consegnata al sottosegretario
Graziano Delrio, ogni tema viene affrontato con alcune pagine di spiegazione
generale a cui seguono delle vere e proprie schede operative divise in due
parti.
Si parte con
l’inasprimento delle pene per i reati previsti dal 416 bis che saranno
superiori o equiparate a quelle previste per i narcotrafficanti, arrivando a
punire chi dirige un clan, dunque i boss, con pene che vanno fino a 30 anni di
reclusione. Aumentata anche la pena minima per gli affiliati semplici da punire
con “non meno di 12 anni”. La nuova norma prevede inoltre la confisca
“obbligatoria” dei patrimoni frutto del malaffare, da estendere anche ad
eventuali complici e soci. Novità anche sul fronte delle intercettazioni - che
potranno essere fatte anche all’estero - e della polizia giudiziaria. In questo
senso è previsto, oltre a una più stretta collaborazione con i servizi segreti,
l’utilizzo di uomini delle forze dell’ordine da infiltrare nelle cosche con
modalità operative nuove (c’è ad esempio la possibilità di portare armi con
matricola abrasa).
Sul
fronte dei processi, poi, sarà prevista l’uso delle videoconferenze: una novità
che farà risparmiare circa 70 milioni l’anno, attualmente spesi per gli
trasferimenti dei detenuti. Per snellire i processi la commissione pre- che, ad
esempio, le eccezioni preliminari (che di solito occupano due o tre udienze)
debbano essere presentate dalle difese una settimana prima della prima udienza
in maniera tale da essere valutate per tempo da pm e giudici in anticipo
rispetto all’inizio del procedimento. Niente più carte per i difensori che
potranno ritirare tutti gli atti del processo digitalizzati direttamente nelle
cancellerie delle procure. La polizia penitenziaria, sgravata di alcune
incombenze, avrà compiti nuovi. Dovrà infatti dotarsi di un ufficio scorte per
la sicurezza dei palazzi a rischio (tribunali, procure, ecc.) e sarà chiamata
ad occuparsi in via esclusiva di pentiti e collaboratori di giustizia. Sarà
riformata anche l’Agenzia dei beni sequestrati e confiscati alle mafie che
attualmente si trova a Reggio Calabria. Avrà una sede unica a Roma. Sarà
guidata da un manager e dotata di personale selezionato con bandi e concorsi
pubblici. Altro settore rivoluzionato sarà quello dei crimini contro
l’ambiente, che saranno considerati tutti reati penali puniti con il carcere.
Novità anche
sulle intercettazioni. La nuova norma mette sullo stesso piano le
intercettazioni svolte per i reati ordinari e quelle per i reati di mafia
prolungandone i decreti da 20 a 40 giorni. Ci sarà poi una stretta per la
pubblicazione delle intercettazioni. Non sarà più possibile pubblicare quelle
che non siano “strettamente legate al capo d’imputazione”. Secondo gli estensori
della proposta deve esserci un argine tra ciò che appartiene alla vita privata
delle persone indagate e quello che è invece collegato al reato e quindi di
interesse pubblico.
Nicola
Gratteri è coordinatore del gruppo di lavoro per la riforma delle norme contro
la criminalità organizzata
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da dagospia.com - fonte: La Repubblica 8 febbraio 2015
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