di Fredo Olivero
1. Cosa emerge di nuovo sul fenomeno in generale.
Il fenomeno “strutturale” resiste e si modifica dividendosi oggi in due grandi settori : prostituzione e tratta, al chiuso e all’aperto. Al chiuso riguarda in particolare il fenomeno di origine europea (sia dei nuovi paesi dell’UE, sia dei paesi dell’est europa). Interessa in particolare Romania, Albania, Polonia e , per l’Asia : Cina , Tailandia e Filippine. Ha dimensioni significative, sia nei locali, sia in casa. Le cinesi sono normalmente solo in casa, gestite da connazionali. Per quanto riguarda la Nigeria, Ghana e Africa Subsahariana in genere, la strada è il luogo privilegiato di lavoro.
Il Parsec ( la 1a ricerca a inizio anni ’90 è loro) ha rifatto la ricerca con l’UNICRI. Risultato in Italia circa 6.500 (10.000 secondo l’Ambasciata). Dal 2000 è cresciuto il numero di donne Nigeriane (8/10.000) ma è stazionario. Le minori rappresentano il 10% circa (tra 730 e 915) su tutto il territorio italiano.
Il totale delle donne sfruttate è tra 23.000 e 26.500.
2. CHE COSA EMERGE
La via della prostituzione forzata è molto strutturata. Via terra o via aerea dall’ Est Europa, via aerea (come turisti) dall’Asia, la Nigeria (in parte), via terra (Libia) per l’Africa subsahariana e Nigeria. La novità per le nigeriane è l’attraversamento della Libia, il “lavoro in case chiuse” molto strutturate, illegali e l’ulteriore viaggio in Italia.
3. IL PERCORSO
Uomini e donne gravitano nei villaggi di origine, con il compito di individuare fasce disagiate di popolazione (prive di marito o relazioni sociali, vittime di violenza). Sono condizioni serie associate al dialogo ambientale (delta del Niger). A renderle vittime sono sovente persone di fiducia, anche propri famigliari, che offrono viaggio (che dovranno restituire giunte in Italia) e permesso di lavoro falso. Si aggiungono le “maman” che si associano ai reclutatori che le porteranno fuori Libia ( pagati dalla “maman”). In Libia vengono costrette a prostituirsi per pagare il debito di viaggio (le case di prostituzione di Tripoli, sono gestite da speculatori locali e Nigeriani). Le tappe sono Nigeria, Niger, Chad e Libia. Autisti assoldati dai trafficanti guidano camion e furgoni nel deserto. Ci sono intermediari per i passaggi alle frontiere e gli stessi sfruttatori sono collegati con chi le sfrutta stabilmente in Italia. Giunte in Italia, il tragitto burocratico per la maggioranza è la “richiesta di asilo” o il Centro di Detenzione (CIE) per le più sfortunate.
In Italia la sorpresa del lavoro che è la strada, la violenza, la convivenza in casa con altre donne sfruttate e la “maman” che le controlla. Il fenomeno riguarda anche la Spagna. Il controllo è noto : la perdita di libertà, la prostituzione forzata, il debito (almeno 50.000 Euro!) da restituire con il lavoro.
4. LA POSSIBILE USCITA
E’ semplice per chi è “libera” di decidere, ha il coraggio di non pagare, di assoggettarsi ai riti woodoo senza paura. Le associazioni che le seguono sono molte e disponibili, non tutte molto capaci, ma molte sono le proposte. Ogni anno il nostro servizio ne incontra almeno 400: 100 hanno il rifugio, una decina fanno l’art. 18, le altre o attendono sanatoria o si assoggettano al lavoro di strada. Le possibilità teoriche ci sono, la situazione umana di queste donne è difficile e le proposte, spesso, sono trascurate. maggio 2010
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