30 ottobre 2010

Elezioni tra i Navajos: due candidati che credono in sole e vento


di Ennio Caretto (Corriere della Sera )

Nella principale riserva l'obiettivo è sostituire le miniere di carbone con la produzione di energia solare ed eolica

WASHINGTON – In America martedì prossimo si terranno non soltanto le elezioni congressuali, in cui i democratici, il partito del presidente Obama, rischiano di essere sconfitti dai repubblicani. Si terranno anche elezioni presidenziali e parlamentari di alcune nazioni o tribù pellerossa. La più importante sarà quella del presidente dei Navajos, in tre stati dell’ex selvaggio west, Arizona, Nuovo Messico, Utah. Quella Navajo è la principale nazione indiana d’America: nella sua riserva vivono oltre 300 mila persone, da essa si estraggono grandi quantità di carbone per la produzione di energia in mega stati come la California, e fino al 2005, quando venne vietato in nome della salute della tribù, si estraeva uranio. Ma proprio “re carbone”, che da lavoro a più di 1.500 persone e fornisce il maggiore introito alla immensa riserva, deciderà le elezioni. In maggioranza, i navajos sembrano volerla fare finita con le miniere, e sostituire il carbone con il sole e il vento, produrre cioè energia solare ed eolica.

I DUE CANDIDATI - I candidati a presidente dei navajos sono Lynda Lovejoy, che siede al Senato del Nuovo Messico, e Ben Shelley, l’attuale vicepresidente della tribù. Entrambi spiegano che i pellerossa hanno sempre avvertito le miniere di carbone come una imposizione dei bianchi: secondo la loro religione, le attività estrattive “feriscono” la terra, e perciò sono contro natura. Vedono invece dei protettori nel sole e nel vento: «Si tratta di ricorrere al loro aiuto» dice Lynda Lovejoy. «Sole e vento sono le più belle fonti di energia rinnovabile che esistano. E l’ecologia, la difesa dello ambiente fanno parte del nostro Dna». Aggiunge Ben Shelley: «Nella nostra riserva ci sono 18 mila case senza luce e riscaldamento. Glieli forniremo con l’energia eolica e solare». Energia che verrà anche “esportata” agli stati vicini: «Stiamo costruendo impianti eolici per la città di Flagstaff in Arizona».

ADDIO AL CARBONE - L’addio al carbone da parte dei navajos, che avverrà peraltro gradualmente, non è motivato solo dalle credenze religiose. Ha anche ragioni economiche. I proventi del carbone sono diminuiti del 20 per cento, la California ne ha ristretto l’uso perché inquinante, l’Epa, l’ente di protezione dell’ambiente, ha fatto chiudere due miniere della riserva di proprietà di aziende bianche. I due candidati alla presidenza sono d’accordo che il cambiamento non era pronosticabile. In che cosa differiscono allora? In sostanza su che cosa altro si debba fare per rendere più prospera la tribù. Lynda Lovejoy, a esempio, propone di aprire dei casinò, la base finanziaria di molte riserve di pellerossa, mentre Ben Shelley caldeggia l’agro turismo. I “medicine men”, gli stregoni, sono per la seconda strada: «I casinò dice Anthony Lee - uno di loro - sono estranei alla nostra cultura e tradizione». E i navajos? Per Daniel Benally, di 73 anni, l’energia eolica e solare sarà il ponte tra il passato e il futuro della sua nazione. «E’ stata una brutta parentesi» dice dell’ultimo secolo. «Io ho lavorato 35 anni in miniera, la mia salute è precaria. Con il sole e il vento i miei 15 figli avranno una vita migliore».

Fonte: http://www.corriere.it/esteri/10_ottobre_26/elezioni-indiani-caretto_b096b670-e0e3-11df-b5a9-00144f02aabc.shtml

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