15 febbraio 2010

Vincere (e Vinceremo?)

di doxaliber

Vincere. Governare. Queste le parole d’ordine del PD, da qualche giorno fatte proprie anche dall’Italia dei Valori che, in nome della vittoria e del governo nel 2013, ha accettato la candidatura di De Luca a Presidente della Regione Campania. D’Alema sogna(va) alleanze con l’UDC costi quel che costi, a discapito di tutto il resto. Tra i lettori di Mentecritica non mancano coloro che, in un modo o nell’altro sembrano voler abbracciare questa tesi basata sul pragmatismo.Io, tuttavia, vedendo certe manovre, ascoltando certe dichiarazioni, leggendo certi commenti, non posso far altro che pensare all’inno d’Italia: “dov’è la vittoria?!”.Cosa significa vincere? Significa semplicemente mandare al governo qualcuno che non è Berlusconi? Fare D’Alema Presidente della Repubblica, Bersani Primo Ministro, Casini Ministro degli Interni e Di Pietro Ministro della Giustizia? Potremmo considerare questo singolo evento una vittoria per l’Italia e per gli italiani? Gli italiani, quelli che non votano Berlusconi, alla luce dei fatti possono oggi considerare i precedenti governi di centro-sinistra come una vittoria? Se è vero che la Lex Gabinia fu una sconfitta per la democrazia dell’antica Roma perché alla fine portò al potere Cesare, è altrettanto vero che la fine di Cesare non portò a Roma la democrazia ma sancì invece l’inizio ufficiale dell’Impero Romano. Dove fu la vittoria per la Repubblica Romana?


Quindi no, amici miei, non parlatemi di vittorie che non mi apparterrebbero e che, se ci pensate bene, non apparterrebbero neanche a voi. Perché io invece sentirò di aver vinto quando potrò vivere in un paese dove ben pochi sono oppressi dal potere mafioso, mi sentirò vincitore quando i giovani saranno affrancati dalla schiavitù della precarietà perenne e coloro che vorranno potranno serenamente crearsi una famiglia a prescindere dalle proprie preferenze sessuali. Mi sentirò vincitore quando mi sarà restituita la possibilità di scegliere i miei rappresentanti in Parlamento e quando tra i miei rappresentanti in Parlamento gli italiani non voteranno mafiosi, corrotti, pregiudicati. Ma non basterà perché per sentirmi vincente dovrò vivere in un paese in cui i genitori potranno passare più tempo con i loro figli e non saranno costretti a fare tre lavori per pagare affitti esosi causati dalla mancanza di edilizia popolare e dalle speculazioni edilizie. Sarò felice, festeggerò, quando vedrò intorno a me persone serene, felici, a cui è stata data la possibilità di costruirsi un futuro, che non saranno costrette ad emigrare ed ad abbandonare gli affetti per poter mandare uno stipendio a casa. Sarò io il vincitore quando sarò valutato in base alle mie capacità e non in base alle mie amicizie, quando i mezzi di comunicazione saranno liberi da vincoli di partito ed al Governo ci sarà qualcuno che pensi a costruire il futuro del paese e non a spartirsi il potere. Sosterrò qualunque governo che mi saprà consegnare una nazione dove non esiste l’evasione fiscale e la corruzione è ridotta al minimo, dove le tasse vengono ripartite equamente tra ricchi e poveri, dove se sei malato vieni curato degnamente a prescindere dal tuo reddito e dove i figli dei più poveri hanno pari diritto ad una scuola di qualità rispetto ai ricchi, un paese dove i servizi pubblici funzionano ed esistono strutture in grado di accogliere degnamente anziani e bambini. Ed infine, quando giungerà la mia ora, sarò triste di dover abbandonare questo mondo, ma morirò sereno sapendo che nessuno pretenderà di decidere per me come e quando devo morire.


So che molti di voi giudicheranno questi miei desideri come pie illusioni di un sognatore. Normale, siete nati in Italia, un paese che abbiamo definito democrazia anche se per 50 anni è stato governato sempre dallo stesso partito (con la connivenza di altri 3-4 che si spartivano le briciole) e negli ultimi 15 anni è tenuto sotto scacco e sotto ricatto da Berlusconi. Normale che in un paese così vi possa sembrare del tutto naturale allearsi con chiunque pur di racimolare voti, ovvio che siate pronti per questo a sacrificare, in nome del Governo, molte delle libertà e dei diritti che desiderate e di cui gli italiani hanno bisogno. Lapalissiano che riteniate legittimo assecondare le pulsioni più bieche della massa su alcune tematiche pur di guadagnare consenso e di “governare”.
Io no, grazie, preferisco continuare a perdere ma non sono disposto a rinunciare alla speranza di mantenere viva l’idea, forse il sogno, di un paese diverso, un paese in cui tutti, finalmente tutti, si sentiranno italiani, figli della stessa patria a prescindere da dove sono nati, dal loro orientamento sessuale o religioso, dal loro reddito. Forse morirò senza che questo sogno si realizzi, di certo morirò felice di aver trasmesso i miei sogni a qualcun altro e di non aver mai abbandonato la speranza che un’Italia migliore è possibile. Voi, in nome del pragmatismo e dell’anti berlusconismo, fate pure quello che volete, io no, grazie, mi tiro fuori. Datemi una forza politica che abbia il coraggio di affrontare certi temi, oppure andatevene a quel paese, non avrete mai più il mio voto. ( da
www.mentecritica.net )

1 commento:

  1. Anonimo18:03

    Datemi una forza politica....
    Ma chi? ...la massa dei corrotti, compromessi e bugiardi che stanno seduti nei vari botteghini dei partiti?
    Siamo alla fine...chiama Diogene per farti indicare un "Uomo".
    E' una razza quasi estinta.
    Dopo migliaia di anni siamo rimasti ancora con la clava in mano.

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