Tutto questo e molto altro sono all’origine dell’anomalia italiana: in tutta Europa (non solo in Germania) alle elezioni europee del 2009 i Verdi hanno un successo fenomenale: in Francia Europe Ecologie ottiene il 16,3%, secondo partito al pari dei socialisti, 12,4 in Finlandia, 11 in Portogallo, 10,8 in Svezia, 9,5 in Austria, 9 nel Regno Unito, 8,5 in Belgio, e via via fino al 5 in Grecia e 4% in Spagna.In Italia, invece, l’eclissi totale, dentro il buco nero delle Sinistre Arcobaleno e Libertà.L’ecologismo in Italia è finito?No di certo nella miriade di associazioni e comitati: Amici della bicicletta o Leghe anti caccia, AmicoAlbero o Elettrosmog Stop, Gruppi di acquisto solidale o Ecoistituti.Ma il disorientamento politico è grandissimo: lontano da una destra senza valori, da una lega che ha inquinato il federalismo di razzismo e da una sinistra opportunista, arrivista, nepotista,l’arcipelago ecologista sostiene volta a volta la lista o il candidato che appare “meno peggio” o, sempre più spesso, nessuno.La proposta di una coalizione radicali-ecologisti alle regionali del 2010 (rilanciata a livello nazionale da Staderini e Cappato, e nel Veneto da Bortoluzzi) può essere, come nel 1985, un sentiero, per uscire dal deserto in cui si sono persi gli ambientalisti, per fare le proposte di cui la nostra società ha un enorme bisogno.Il tempo è ora, discutiamone apertamente.
Michele Boato direttore rivista Gaia ed Ecoistituto del Veneto
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