Maga
ha il suo martire, aveva 31 anni ed era un influencer di estrema
destra. E così, gli Stati Uniti possono ora precipitare
nell'autoritarismo di Donald Trump, dove il perdono diventa subito
rappresaglia. La vicenda Kirk è una storia che tracima dalla cronaca e
intacca la società più profonda:
Maga ha il suo martire. Ucciso il 10 settembre alla Utah Valley University
durante un evento del suo tour delle università, il 31enne Charlie
Kirk, influencer di estrema destra e fondatore di Turning Point Usa,
diventa subito l’espediente per una rappresaglia contro il nemico che
viene individuato ancora prima che si aprano le indagini: la sinistra –
«il partito degli omicidi», sintetizza Elon Musk sulla sua piattaforma
X. Dal partito repubblicano trumpizzato si levano subito le chiamate
alla vendetta, mentre dalle destre globali (e dal partito di governo in Italia) parte un cordoglio di
solito riservato ai capi di stato. Si punta il dito
sull’indottrinamento dei college woke, su ogni forma di dissenso, sui
democratici al Congresso che protestano perché il governo di Trump (che
per Kirk ordina bandiere a mezz’asta in tutti gli edifici federali) non
ha mai dato nessuna attenzione all’omicidio politico di quest’estate, in Minnesota,
della deputata del parlamento statale Melissa Hortman, assassinata
insieme al marito da un estremista di destra che aveva sparato anche a
un senatore democratico. E alla fine anche su Antifa, di cui Trump
promette la designazione come gruppo terroristico: proprio perché non è
un gruppo, né un partito o un movimento, garantisce che il reato di
appartenere all’opposizione (e di essere antifascisti) possa essere
perseguito senza limiti – idea subito rilanciata da Viktor Orban. La Heritage Society
intanto pubblica un documento in cui propone l’adozione di una nuova
categoria di terrorismo: «L’estremismo violento dell’ideologia
transgender».
E le indagini? La gestione da parte dell’Fbi
diretta da Kash Patel della ricerca dell’assassino di Kirk è la prova
concreta dell’inefficienza del Bureau, svuotato dai suoi agenti più
esperti e riempito di yes men: per due volte Patel afferma che
il sospetto è in custodia per poi essere smentito, e anche fra i Maga
cresce lo scontento nei suoi confronti.
Quando poi viene preso il 22enne di “buona
famiglia Maga” Tyler Robinson, le incisioni sui proiettili usati e uno
scambio di messaggi con la presunta “roommate” transessuale viene preso
come conferma definitiva del “movente” di sinistra, anche se da
subito le cose si rivelano ben più complesse.
La prima puntata del podcast di Charlie Kirk
dopo il suo omicidio viene registrata dal vicepresidente degli Stati
uniti JD Vance, che parla di «statistiche» che provano (contro ogni
evidenza del contrario) la matrice di sinistra della violenza politica.
«Stronzate», lo redarguisce il comico Jimmy Kimmel durante il monologo
di uno dei più popolari late show statunitensi, Jimmy Kimmel Live!,
e ricorda a Vance la folla che il 6 gennaio 2021 aveva costruito una
forca improvvisata per impiccare il suo predecessore. Per aver osato
dire che la «gang Maga» stava strumentalizzando la morte di Kirk,
Kimmel si vede cancellare immediatamente lo show da Abc, di proprietà
Disney, ripristinato qualche giorno dopo: è il secondo studio
hollywoodiano a piegarsi alla repressione della libertà di parola che
trova nella censura del comico italoamericano la sua manifestazione –
sinora – più eclatante. Qualunque critica a Kirk diviene oggetto di
una foga purificatrice e di denunce via social, di cui cade
vittima, fra tanti dipendenti pubblici e privati, anche la giornalista
Karen Attiah licenziata in tronco dal Washington Post.
La martirizzazione di Kirk e la
precipitazione autoritaria degli Usa, vengono sanciti dal funerale in
chiave cristologica dell’influencer allo stadio di Phoenix. Dove un
perdono («quell’uomo, quel giovane uomo, io lo perdono» dice la vedova
Erika Kirk del presunto assassino) è sommerso dall’invocazione della
rappresaglia: «Charlie – scandisce Trump – non odiava i suoi
oppositori. Io odio i miei».
( da il manifesto -23 settembre 2025 - newsletter è a cura di Giovanna
Branca, Marina Catucci e Luca Celada).
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