Dobbiamo abbattere le emissioni climalteranti il prima possibile. Sarà semplice? No. Sarà a costo zero? No, ma raggiungere l’obiettivo ci costerà molto meno che mancarlo
di Nicola Armaroli *
Tra il 2020 e il 2022 l’Unione europea e gli Stati Uniti lanciarono ambiziosi piani di ristrutturazione e rilancio del sistema produttivo in chiave di salvaguardia climatica. In Europa, il Green deal divenne sinonimo di riorientamento dell’economia verso una decisa riconversione ecologica. In pochi anni, però, il vento è radicalmente cambiato. Le ragioni dell’inversione di rotta sono molteplici e complesse. Tra queste spicca una veemente reazione di diversi settori industriali tradizionali che, colti di sorpresa dall’improvviso vento di cambiamento, hanno lanciato una poderosa controffensiva a ogni livello, a partire da quello mediatico. Il calo di entusiasmo verso la transizione ecologica non elimina però la sua urgenza e, in particolare, il settore dell’energia necessita di decisioni improrogabili e cambiamenti profondi.
L’Europa ha fortemente ridotto la dipendenza dal gas russo, ma non ha certo cancellato la dipendenza patologica da gas e petrolio. I nostri attuali fornitori di idrocarburi non sono campioni di democrazia e tolleranza, ma anche il nuovo grande fornitore statunitense non offre garanzie entusiasmanti, se non quelle di un prezzo e di un impatto ambientale particolarmente elevati. Il costo dell’elettricità, sempre ancorato a quello del gas, resta un peso insostenibile per milioni di cittadini e imprese. La situazione imporrebbe di incrementare la capacità elettrica rinnovabile, in particolare solare ed eolica. Purtroppo, in molte regioni, un’irrazionale e ben orchestrata campagna di attacco - basata su informazioni ascientifiche in merito a impatti ambientali e consumi di suolo - pone ostacoli talvolta insormontabili a un processo che dovrebbe accelerare senza indugi.
Mentre in Italia si ostacolano in ogni modo le opzioni che potremmo intraprendere subito, si riparla di nucleare, puntando però su tecnologie che al momento non sono disponibili sul mercato: i piccoli reattori modulari Smr o la fusione, che è di là da venire. Percorrendo la strada del nucleare, che oggi non presenta particolari novità tecnologiche, l’Italia potrebbe (forse) avere impianti funzionanti fra non meno di 15 anni. In questo arco di tempo, lo sviluppo delle rinnovabili - che tutti ritengono essenziale - potrebbe rendere quest’opzione completamente superata, anche perché la piena complementarità tra rinnovabili e nucleare non è ovvia, soprattutto dal punto di vista economico.
A livello tecnologico, procede inarrestabile lo sviluppo delle batterie, il cui costo è calato di oltre il 75% in 10 anni. Questo processo sta già portando un cambiamento epocale nei settori dell’industria automobilistica e della produzione elettrica: nulla sarà più come prima. Oggi la Cina domina l’intera filiera, grazie a scelte strategiche lungimiranti fatte in passato; vi sono però ampi margini di innovazione, che il resto del mondo deve cogliere. L’uso di seconda vita e il riciclo saranno decisivi per accrescere la sostenibilità ambientale degli accumulatori, che già oggi garantiscono un minore impatto dell’auto elettrica rispetto alle motorizzazioni tradizionali.
L’idrogeno, nel lungo termine, resta un’opzione importante, ma non può e non deve essere usato in qualsiasi contesto e a ogni costo, poiché è un vettore costoso e complesso. La produzione e la distribuzione sono caratterizzate da ineludibili inefficienze, che dobbiamo giocarci solo quando non esistono alternative migliori. Quindi no all’idrogeno nel trasporto leggero su strada e nel riscaldamento domestico e sì all’uso nei settori industriali che oggi fanno largo uso di combustibili fossili per processi ad alte temperature, ad esempio le acciaierie. In prospettiva, la produzione di idrogeno da eccessi di produzione elettrica rinnovabile potrebbe giocare un ruolo chiave nel settore dello stoccaggio stagionale, ma il costo degli elettrolizzatori deve calare in modo sostanziale.
La buona notizia è che le tecnologie per la transizione energetica sono in gran parte già disponibili e sono anche semplici e competitive: fotovoltaico, eolico, biomasse a filiera corta, idroelettrico, batterie, pompe di calore, reti intelligenti, ecc. Il sistema energetico è caratterizzato però da un’inerzia enorme verso il cambiamento, per una complessa combinazione di fattori tecnici, economici e sociali.
Anche l’indolenza mentale è però spesso un enorme ostacolo: di fronte al cambiamento siamo più portati a enfatizzare i rischi che a considerare le opportunità.
Il cammino però è obbligato: per evitare il peggio, dobbiamo abbattere le emissioni climalteranti il prima possibile. Sarà semplice? No. Sarà a costo zero? No, ma raggiungere l’obiettivo ci costerà molto meno che mancarlo. Se non lo faremo, pagheranno soprattutto i più giovani, i più fragili, i più poveri.
Il contenuto di quest’articolo è tratto dal Rapporto “Scenari per l’Italia al 2035 e al 2050” dell’ASviS. Lo studio costruisce quattro scenari relativi all’impatto della transizione ecologica sull’economia italiana, realizzati grazie alla collaborazione con Oxford Economics.
* da greenreport.it - 21 luglio 2025
Nicola Armaroli: Nicola Armaroli (1966) ha ottenuto la maturità classica nel 1985 e la laurea in Chimica nel 1990. Nel 1994 ha conseguito il dottorato di ricerca in scienze chimiche, svolgendo poi un periodo di post-doc presso il Center for Photochemical Sciences at Bowling Green State University (USA). Nel 1997 è entrato al CNR dove, dal 2002, è primo ricercatore. La sua attività scientifica riguarda la fotochimica e la fotofisica di composti di coordinazione, nanostrutture di carbonio e materiali supramolecolari, con particolare interesse per la luminescenza ed i processi di trasferimento di energia ed elettroni. Questo lavoro di ricerca di base ha importanti ricadute in varie applicazioni tecnologiche, quali la conversione dell'energia luminosa e la messa a punto di nuovi materiali luminescenti. Ha pubblicato 2 libri ed oltre 130 articoli scientifici, reviews e capitoli di libri. Svolge attività di consulenza e divulgazione scientifica sui temi dell'energia, delle risorse e dell'ambiente anche attraverso i mezzi di comunicazione di massa.


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