22 dicembre 2024

Germania sotto shock per l’attacco sotto elezioni

Il lutto di Magdeburgo Il giorno dopo l’attentato al mercatino di Natale il bilancio delle vittime sale a cinque (tra cui un bambino di 9 anni) e 205 feriti di cui una trentina in condizioni critiche


di Sebastiano Canetta *

Il giorno dopo la strage, con il tricolore tedesco issato a mezz’asta su tutti gli edifici pubblici come disposto dalla ministra dell’Interno, Nancy Faeser, la ricostruzione dei fatti appare pressoché completa. Ci sono il reo confesso e il movente dichiarato («ho agito per vendetta su come la Germania tratta le rifugiate saudite») mentre appare sempre più innegabile la complicità colposa del fallimentare sistema di sicurezza del mercatino di Natale di Magdeburgo, bucato con incredibile facilità dall’attentatore. Per superare le barriere di protezione intorno alle bancarelle gli è semplicemente bastato utilizzare la corsia di emergenza riservata alle ambulanze. Drammaticamente incerta resta invece la conta delle vittime. L’ultimo bollettino riporta 5 morti (tra cui un bambino di 9 anni) e 205 feriti di cui una trentina in condizioni critiche al centro della grave preoccupazione esternata nella nota ufficiale del cancelliere Olaf Scholz senza alcuna retorica e dopo l’urgente appello dei medici degli ospedali della Sassonia-Anhalt a tutti i donatori di sangue.

IL MASSACRO di Magdeburgo ha le dimensioni di una catastrofe naturale abbattutasi su un paese indifeso, ed è più o meno così perché la vigilia devastata dalla strage improvvisa non è solo e tanto quella di Natale ma più in generale delle imminenti elezioni federali. Di fatto l’attentato compiuto da Taleb Al Abdulmohnsen ingerisce nel voto nazionale ben più degli endorsement pro-Afd di Elon Musk. Basta registrare l’ultimo sondaggio della Bild, il tabloid nazional-popolare sempre ben sintonizzato con la pancia dei tedeschi: «Ci fidiamo ancora davvero a frequentare ancora i mercatini di Natale?» è il quesito che restituisce l’impatto del terrore facendo ben capire quale sia il clima di paura che si sta alimentando in vista delle urne del 23 febbraio. Sarà (anche) questa la domanda che milioni di elettori si faranno prima di imbucare la scheda.

NESSUNO A BERLINO, lo nega più, e infatti fra le segreterie dei partiti si prova cinicamente a calcolare ormai soltanto a chi potrà giovare politicamente il brutale attentato di Natale. Un arma a doppio taglio per chiunque abbia intenzione di impugnarla in campagna elettorale: il terrorista di Magdeburgo denuncia sì il pericolo islamico esattamente come Afd però non è distante dall’album di famiglia dell’ultradestra, mentre il suo profilo multi-polare mette in crisi non poco anche la stretta sui migranti siriani imposta dall’Ue e lo stop alle richieste di asilo dei siriani appena varato dal governo Scholz: se il “nemico” è già dentro i confini a cosa serve raddoppiare la sicurezza, come prevedono i programmi dei partiti progressisti? Un altro quesito a cui a rispondere saranno probabilmente gli elettori.

CON IL LEIT MOTIV della rivendicazione complottista del medico saudita che fa leva, tanto per cambiare sull’ex cancelliera Angela Merkel, iniziatrice dell’islamizzazione imposta per prima dalla Cdu e tuttora paladina dei rifugiati. Giusto Sahra Wagenknecht può vantare sulla carta un possibile guadagno dopo che ha messo sulla graticola la ministra Faeser insieme a tutti i governi precedenti. La leader del Bsw chiede polemicamente come siano stati utilizzati i miliardi destinati alla sicurezza contro il terrorismo, parlando direttamente alle tasche del paese. «La polizia potrebbe aver valutato male il pericolo del sospettato nonostante gli avvertimenti» ammette Jochen Kopelke, presidente federale del sindacato di polizia prima di precisare che «solo perché le autorità di sicurezza tedesche ricevono segnalazioni dall’estero non significa che possiamo elaborarle immediatamente. Per fare questo abbiamo bisogno di maggiori poteri e risorse per prevenire crimini gravi» è un altra inquietante richiesta pre-elettorale

PER ADESSO I TEDESCHI sono ancora paralizzati dallo shock provocato dalla scena post-apocalittica della piazza vuota di Magdeburgo. Rimane stampata in testa l’immagine delle decine di guanti chirurgici usati rimasti sul terreno della strage, i pezzi di palle di natale frammisti al sangue non ancora rappreso. L’orrore andato in scena in tutte le edizioni dei telegiornali nazionali. Mentre non si fermano le commemorazioni spontanee, a partire dalla solidarietà della comunità islamica tedesca scesa in campo nel ricordo delle vittime e per denunciare l’estremismo. Sullo sfondo resta il conto perlomeno politico che la Germania comunque presenterà, prima o poi, a Elon Musk. Colui che ha «permesso la propagazione dell’odio e della violenza che vediamo oggi sulla sua piattaforma» per dirla con le parole di fuoco di ieri di Karl Lauterbech, ministro della Sanità della Spd.

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Lo psichiatra saudita anti Islam e pro Afd

Taleb Al Abdulmohnsen, il killer del mercatino di Natale di Magdeburgo, già nella lista nera di Riyadh, era noto anche alle autorità di Berlino

di Sebastiano Canetta *

Il dottor Taleb Al Abdulmohnsen – il terrorista di Magdeburgo – lo conoscevano tutti, dai vicini di casa nel borgo di Bernberg dove viveva ai colleghi delle due cliniche nella Sassonia-Anhalt in cui prestava servizio come psicologo e psichiatra; senza considerare la frenetica attività come «difensore delle donne oppresse dall’Islam» sviluppata insieme al sito wearesaudis.net rilanciato dalla Bbc e da Al Jazeera oltre che dai media nazionali. Ma il medico era noto anche a Berlino. Lo scorso febbraio si era presentato al distretto di polizia del rione di Tempelhof per sporgere denuncia su presunti «abusi delle istituzioni tedesche sulle rifugiate saudite». In evidente stato confusionale, era stato prontamente accompagnato alla porta dagli agenti con una multa di 600 euro per abuso della chiamata d’emergenza dopo che, insoddisfatto dell’accoglienza ricevuta, aveva chiesto l’intervento dei vigili del fuoco. Il giorno prima di compiere la strage al mercatino di Natale di Magdeburgo Al Abdulmohnsen era atteso nel tribunale di Berlino per il rigetto del suo ricorso alla sanzione, come conferma il registro delle udienze che riporta anche la sua mancata presenza. Non era la prima volta che il medico saudita compariva davanti a giudici. Già nel 2013 a Rostock era stato condannato per aver minacciato di commettere crimini violenti, tre anni prima di presentare domanda per il permesso di soggiorno, regolarmente accettata con buona pace dell’attuale norma anti-terrorismo concentrata sul contrasto dell’immigrazione illegale.

Al Abdulmohnsen faceva rumore sotto tutti i punti di vista, ed era impossibile non accorgersi della necessità di indagare fino in fondo il grado del suo estremismo, sebbene non sia mai risultato nelle liste dei potenziali terroristi, a esclusione naturalmente del lungo elenco dei nemici dell’Arabia Saudita consegnata dalla monarchia wahabita di Riyad a tutti i paesi occidentali, Germania compresa. Invece «nessun pericolo concreto» è la conclusione ufficiale della «valutazione del rischio» sul dottore compilata appena un anno fa dagli esperti di Bka e Lka, rispettivamente la polizia criminale federale e del Land della Sassonia-Anhalt, che pure si erano poste il problema. Non è bastato che Al Abdulmohnsen sbandierasse pubblicamente la sua rabbia per l’«islamizzazione forzata della Germania» sfociata nel massacro al mercatino di Natale. Era sul piede di guerra già all’epoca di Angela Merkel, accusata di avere dato inizio alla «rovina dell’Europa» e per questo minacciata di morte, ma si era distinto anche sui social con il like ai messaggi ispirati alla politica xenofoba di Afd e ai post con le immagini celebrative dei generali israeliani a Gaza, egualmente sintomatiche della sua ideologia anti-islam. «Dopo l’arresto Al Abdulmohnsen non ha superato il test anti-droga» fa sapere la polizia a completamento dell’identikit e aprendo un capitolo parallelo che attende di essere sondato come il resto della sua parabola tedesca cominciata con l’entrata nel paese nel 2006 grazie a un visto per la specializzazione medica e finita con la strage di Natale del 2024.

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Per l’ultra destra europea (e per l’attentatore) è colpa dei migranti

Le reazioni Allarme sicurezza, Piantedosi intensifica i controlli nei luoghi affollati. Le destre europee in tilt dopo l'attentato di Magdeburgo

di Andrea Valdambrini *

«Non è la prima volta che accade sotto Natale. È un tema col quale ci confrontiamo da anni. Dobbiamo essere attenti a come gestiamo le nostre politiche anche per come riusciamo a garantire la sicurezza dei nostri cittadini». Così la premier Giorgia Meloni commenta l’attentato di Magdeburgo dalla Finlandia, dove ha preso parte al primo vertice Nord-Sud. Mentre a Roma il ministro dell’Interno Piantedosi presiedeva una riunione con i vertici delle forze di polizia, indicando la necessità di intensificare la vigilanza nei luoghi affollati e l’attenzione verso gli ambienti di possibile radicalizzazione. Un allarme concreto non c’è, fa sapere il Viminale, ma il pericolo emulazione non si può escludere. Ancora di sicurezza parla il vicepremier Matteo Salvini, che definisce l’atto terroristico come una dimostrazione che «quando non si vigila sull’immigrazione nel nome di una autolesionistica tolleranza si mette a grave rischio la sicurezza di tutti». A puntare il dito contro le politiche di accoglienza è anche il premier ungherese Viktor Orbán sempre in prima linea sul fronte anti-immigrazione. Con le sue parole, Orbán fa riferimento soprattutto alla Germania, ma guarda all’orizzonte del continente. «Tali incidenti si sono verificati solo in seguito alla crisi dei rifugiati del 2015», ha detto parlando da Budapest e richiamandosi all’arrivo in Germania dei rifugiati siriani nove anni fa. La «connessione» tra aumento dell’immigrazione e aumento della violenza, «è evidente anche se alcuni cercano di negarla».

Le posizioni dei diversi leader delle destre europee sembrano quindi convergenti. Ma il corto circuito tra le convinzioni dell’attentatore di Magdeburgo e il credo xenofobo dei partiti ultranazionalisti è però evidente. Saudita ma anti-Islam, terrorista con le modalità dell’Isis ma sostenitore dell’ultradestra tedesca di Afd, lo psichiatra 50enne Taleb Al Abdulmohnsen è oltretutto fan del santo protettore di tutte le estreme destre, ovvero Elon Musk. Proprio Musk che, all’indomani dell’attacco di venerdì sera, ha sostenuto che «solo Afd» può salvare la Germania. Poi, attaccando il cancelliere Olaf Scholz («pazzo incompetente») ha definito l’aggressione «risultato diretto di un’immigrazione di massa non controllata». Così le parole del consigliere di Donald Trump sembrano aver dato il via a una lettura dell’accaduto piuttosto contraddittoria.

Nei commenti dei partiti ultranazionalisti, si torna a citare lo «scontro di civiltà» tanto cara alla famiglia orbaniana di cui in Europa fanno parte tanto la francese Le Pen e l’olandese Wilders, che il leghista Salvini. «La barbarie islamista sta seminando terrore nel cuore dell’Europa», sottolineava a caldo la leader del Rassemblement National, che definisce l’azione «un atto di guerra contro un simbolo della nostra civilizzazione». L’analisi è contenuta in un tweet pubblicato venerdì notte poco dopo i fatti di Magdeburgo, che fino alla serata di ieri non è stato rimosso dall’account X di Le Pen. In sintonia la posizione della leader francese è Geert Wilders, storico capo degli islamofobi olandesi il cui partito è ora al governo all’Aja. Oltre a ricordare che «come dico da 20 anni, bisogna smetterla con queste frontiere aperte», descrive così l’azione di Abdulmohnsen: «Un altro attacco barbarico, stavolta arrivato da un uomo dell’Arabia saudita». Accenti simili sono espressi da Nigel Farage, creatore del partito Reform Uk, attualmente in testa ai sondaggi nel Regno Unito. «Abbiamo permesso a persone che odiano noi e i nostri valori di entrare in Europa. Il Natale è il loro obiettivo». Eppure, l’autore dell’attacco di Magdeburgo esprimeva via social la propria indignazione nei confronti del tentativo di «islamizzare l’Europa» da parte della Germania.

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Musk e l’ossessione nera per la Germania: «Solo Afd può salvarla»

Verso il voto L’endorsement su X a quattro giorni dall’inizio della campagna elettorale, questa volta il bersaglio è il leader Cdu Friedrich Merz

di Sebastiano Canetta *

Ancora una volta Elon Musk entra a gamba tesa nella politica interna di Berlino interferendo sulla campagna elettorale iniziata da appena quattro giorni. Nonostante siano i nemici giurati dell’auto elettrica, il padrone di Tesla si schiera a fianco dei fascio-populisti tedeschi: «Solo Afd può salvare la Germania» è il suo endorsement su X a favore del partito oggi al secondo posto nei sondaggi nazionali. Segue il retweet del video postato da Naomi Seibt, 24 anni, nota influencer nell’orbita di Afd, conosciuta nell’ultradestra come l’«anti-Greta» e sospesa più volte da YouTube per aver diffuso teorie complottiste. Un’ingerenza mal digerita a Berlino da quasi tutti i leader politici a eccezione del segretario di Fdp, Christian Lindner, pronto anzi a invitare Musk al confronto faccia a faccia: «Non trarre conclusioni affrettate. Incontriamoci!» rilancia l’ex falco delle Finanze che ha fatto colare a picco il governo di Olaf Scholz, il cancelliere già bollato come «uno sciocco» dal tycoon Usa.

IL PIÙ ARRABBIATO comunque resta il segretario della Cdu, Friedrich Merz. Da super-atlantista e ultrà filo-americano fin dai tempi in cui lavorava per il fondo BlackRock per lui è «inaccettabile» che Musk soffi il vento sulle vele del più diretto concorrente elettorale dei cristiano-democratici, già anche troppo gonfie: Afd nei sondaggi vale ormai cinque punti più di Spd e Verdi e (al contrario della Cdu) ha aumentato del 2% il consenso dopo il voto di sfiducia a Scholz. Soprattutto Merz considera l’endorsement di Mr. Tesla come un affronto personale: il video caricato dalla social-star di Afd rilanciato da Musk prende di mira proprio il leader Cdu che aveva fatto sapere di essere «inorridito» di fronte al modello turbo-capitalista di Javier Milei, a cui invece Lindner guarda con interesse. «Il presidente argentino sta rovinando il suo paese calpestando i cittadini» sono le parole del capo della Cdu alla base dell’intervento di Musk. Mentre Scholz osserva tutto quasi da spettatore esterno: stavolta l’obiettivo non è lui ma il suo sfidante più pericoloso nella gara per il rinnovo della cancelleria; per la Spd in compenso replica a tono il deputato Jens Zimmermann con riferimento all’indagine sulla disinformazione propagandata su X aperta dalla Commissione Ue. «Il procedimento si chiuderà presto e verranno emesse severe sanzioni. La legge europea si applica anche a Musk quando offre i suoi servizi ai nostri cittadini. Se continuerà a non adeguarsi, le multe saranno la logica conseguenza».
Sotto questo aspetto socialisti e democristiani stanno dalla stessa parte dentro e fuori dalla Germania.

IL TASTO VIENE TOCCATO con la massima forza anche dall’eurodeputato Cdu Dennis Radtke, egualmente preoccupato per le continue ingerenze esterne. «È minaccioso e irritante che una figura chiave del futuro governo Usa interferisca così nella nostra campagna elettorale. Musk sta diventando sempre più una minaccia per il mondo occidentale e ha trasformato X nella fionda della disinformazione. Dobbiamo iniziare a difenderci da questo nemico dichiarato della democrazia a cui in troppi continuano a stendere il tappeto rosso». La prima ovviamente è Alice Weidel, beneficiaria unica della discesa in campo di Musk. «Ha ragione quando parla di fallimento della politica tedesca» esordisce la candidata-cancelliera dell’ultra destra prima di bastonare la Cdu con il suo refrain preferito: «A rovinare la Germania è stata la “socialista” Angela Merkel». La deputata di Afd, Beatrix von Storch, plaude invece al risultato politico del nascente asse internazionale fra sovranisti. «La Germania ha bisogno di noi come gli Usa hanno bisogno di Trump, come l’Argentina ha bisogno di Milei».

* 4 interventi da il manifesto del 21-22 dicembre 2024

 

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