20 aprile 2017

Presidenziali francesi, sfumature sull’Europa



Francia. Mélenchon attenua le critiche e privilegia il "piano A" (ridiscutere con la Germania, senza uscire dall'euro). Hamon a Place de la République. Polemica Stiglitz-Le Pen





La Francia voterà contro l’Europa? Quasi alla vigilia del primo turno, gli ultimi comizi e appuntamenti portano un chiarimento su questo fronte, dopo settimane di attacchi, da destra e da sinistra, contro la costruzione comunitaria. I sondaggi restano incerti: per l’istituto Ipsos, Emmanuel Macron, in testa al 23%, sta perdendo terreno (2 punti in meno rispetto a tre settimane fa), come Marine Le Pen, al 22,5%, che cala di 2,5 punti. Al terzo posto, François Fillon tiene, con il 19,5%, in crescita, consolidando l’elettorato tradizionale della destra, anziani e possidenti in testa, che per difendere il patrimonio mettono tra parentesi considerazioni di carattere morale.

La sorpresa è Jean-Luc Mélenchon, che conferma la crescita, è al quarto posto con il 19%, tallona Fillon perché ha ancora riserve di voti tra gli indecisi, ma anche tra gli elettori confusi soprattutto delle classi popolari che cominciano a rendersi conto della truffa della propaganda del Fronte nazionale. Inoltre, c’è sempre la riserva di elettori di Benoît Hamon, che ieri ha organizzato il suo ultimo appuntamento “festivo” in place de la République, ma che ormai manca di slancio, isolato dai cacicchi del Ps, malgrado la presenza, ieri, di Martine Aubry e, in video, di Christiane Taubira (ex ministra della Giustizia) e Anne Hidalgo (sindaca di Parigi). Il 43% degli elettori socialisti sono ancora indecisi a pochissimi giorni dal voto di domenica e potrebbero cedere alle sirene del “voto utile” (per evitare un ballottaggio Le Pen-Fillon o per permettere a un candidato di sinistra di essere al secondo turno, quindi nel primo caso verso Macron, nel secondo verso Mélenchon).


MÉLENCHON si sente quindi investito di una grossa responsabilità, perché potrebbe arrivare al ballottaggio. Secondo il sondaggio Ipsos, il candidato della France Insoumise è in testa nelle intenzioni di voto degli studenti, di giovani che stanno costruendo il loro futuro. Così, la posizione sull’Europa si è fatta più sfumata. Sono finiti i tempi dell’aut aut, «l’Europa o cambia o ce ne andiamo», slogan coniato per sedurre un elettorato popolare che si sente abbandonato e che cerca una rivincita. A Digione, nel comizio moltiplicato da sei ologrammi in giro per la Francia e l’Oltremare, Mélenchon ha precisato: «Non credete a quello che vi dicono» (l’accusa ai giornalisti è diventata moneta comune, a sinistra e a destra, con le eccezioni di Hamon e Macron), “vuole uscire dall’Europa, dall’euro”, via, è una sciocchezza, siamo seri». Mélenchon ora punta tutto sul “piano A”: se eletto, presenterà delle proposte alla Germania, «certo di venire ascoltato». Sulla base della constatazione che «l’Europa è una grande idea ma i trattati che l’organizzano sono una calamità», Mélenchon proporrà delle modifiche, che dovrebbero permettere programmi di rilancio dell’economia, appoggiati dalla Bce, con l’abbandono del Patto di stabilità. Hamon, che ha presentato con Thomas Piketty un piano di rilancio dell’Ue, ha criticato le posizioni del candidato della France Insoumise sull’Europa: «Vogliamo il 7 maggio sera vedere la Francia rinunciare all’Europa, di fronte alla ferocia di Trump e all’instabilità di Erdogan? O allinearci per altri 5 anni su Merkel e Schäuble?».


MACRON è il candidato “dell’Europa”, accusano i contendenti, l’unico del resto sugli 11 candidati del primo turno ad aver votato Sì al Trattato costituzionale nel 2005 (ma Mélenchon aveva votato Sì a Maastricht nel 1992). François Fillon difende «l’Europa delle nazioni», per imporre la sua purga ultra-liberista.


COSÌ, MARINE LE PEN resta sola nella battaglia anti-Ue. Ieri, l’economista Joseph Stiglitz ha ribattuto seccamente alla candidata del Fronte nazionale, che continua a citare il nome del Premio Nobel dell’economia a supporto del suo programma di uscita dall’euro: «Vorrei che Marine Le Pen smettesse di dire che siamo d’accordo». Poco prima Stiglitz con più di una ventina di altri Nobel (tra cui Amartya Sen), aveva pubblicato un appello, uscito su Le Monde, a favore dell’Europa e dell’euro, «contro le politiche isolazioniste e protezioniste, e le svalutazioni competitive, tutte realizzate a detrimento di altri paesi, mezzi pericolosi per cercare di generare crescita», che «comportano misure di rappresaglia e guerre commerciali».

Marine Le Pen fa propaganda, «l’euro morirà, ci sarà una crisi finanziaria, tutti sanno che l’euro non funziona, molti Premi Nobel di economia, anche se scrivono appelli contro di me, dicono che non funziona, parlo di Stiglitz». Ma anche lei sa che nel suo elettorato, soprattutto quello tradizionale fedele a Jean-Marie Le Pen, ci sono dei risparmiatori che non vogliono l’uscita dall’euro.


*  da  il manifesto  - 20 aprile 2017

Nessun commento:

Posta un commento