24 maggio 2010

Il coraggio di iniziare

di Dario Tamburrano

Proposta di un metodo decisionale per una "Costituente Ecologista & Legalitaria" aperta e consensuale

QUADRO GENERALE ATTUALE

Nel corso dell'ultimo anno in Italia è stato un fiorire di documenti ed appelli relativamente alla necessità di riunire l'ampio e frammentato mondo dell'ecologismo italiano sul modello del rassemblement ecologista e legalitario di Europe Ecologie.

Appelli e documenti che spaziano da quello di Maurizio Pallante (Decrescere per superare la recessione e la crisi climatica), a Guido Viale (La dittatura dell'ignoranza), dall'appello del Gruppo delle 5 terre (Un'altra Italia è possibile), all'appello di Cittadini Ecologisti (Per la costruzione di un movimento politico ecologista), dall'appello di Mario Tozzi ed altri (Appello all’Italia e agli ecologisti), allo scritto di Francesco Gesualdi (Come progettare un nuovo modello sociale?).

Documenti ed appelli che affermano tutti la necessità storica di una rifondazione dell'ecologismo italiano, del quale la parte che sta ottenendo i successi migliori è il Movimento 5 Stelle (M5S), formato dai giovani per una politica nuova intesa come attività civica anticasta, legalitaria oltre che radicalmente ecologista. Ma anche all'interno del M5S, al quale ho personalmente aderito - essendo una formazione "politica e civica" con un programma preciso e moderno - manca tutt'ora la standardizzazione del processo decisionale basato sul metodo del consenso che si spera vivamente si realizzi nell'annunciato portale di voto elettronico. Ma sopratutto chi gestirà il database del voto?

Tutti appelli, documenti e progetti quindi che sono espressione, non solo di un ampio disagio trasversale, ma anche di un paradosso tutto italiano: nel resto del mondo l'ecologismo guadagna terreno, qui in Italia annaspa mentre, più che altrove, sarebbero opportune percentuali a due cifre che siano in grado di condizionare radicalmente le scelte politiche per una vera riconversione ecologica dell'industria e della società e di ripristino dell'etica e della legalità in campo politico e finanziario.

La stessa Federazione dei Verdi, con il "nuovo" corso iniziato con la Presidenza di Angelo Bonelli dopo il Congresso di Fiuggi e la mozione vincente "Il coraggio di osare", apparirebbe interessata al progetto della costituente ecologista da realizzare secondo la linea tracciata dal compianto Alexander Langer (Solvi et Coagula, il principio primo della ricerca "alchemica").

Nonostante tutto di questa "magica alchimia" non vi è ancora una traccia visibile...

Da dove quindi iniziare, e con che metodo che sia produttivo, partecipato e senza la conflittualità che insieme alla creatività ed alla idiosincrasia delle regole contraddistingue la nostra indole nazionale? Come annullare questa inerzia e superare le divisioni?
E sopratutto chi "deve" dare il via e "gestire" il processo senza prenderne pericolosamente il controllo?

Non si vuole in questa sede scrivere l'ennesimo appello e documento: non vi 'è niente di nuovo oltre a quanto già descritto negli scorsi mesi da personalità certamente illustri e competenti.
Da molte parti è invece fortemente sentita la necessità e l'urgenza di proporre un metodo di gestione del processo decisionale della futura Costituente che possa rendere possibile un processo aperto e partecipato.

IL BISOGNO COLLETTIVO ED I VANTAGGI DEL METODO DELLA PARTECIPAZIONE APERTA E DEL CONSENSO: L'OPEN SPACE TECNOLOGY

Già il fatto di scegliere un metodo e di sceglierlo realmente innovativo e partecipativo fungerebbe da volano per l'avvio del processo costituente e per la comunicazione ed il coinvolgimento anche di un potenziale umano di cultura, conoscenza e creatività, ricchissimo ed inesplorato, annidato nei mille rivoli dei micromovimenti; inutilizzato in quelle ampie parti della società civile attualmente lontane dall'attivismo civico e politico; inespresso nel popolo dell'astensione e delle schede bianche.

Questo metodo, dal nome "antipatico ed intraducibile in italiano" di Open space Tecnology e che non rende giustizia invece alla sua "dolcezza" ed efficacia, è ampiamente utilizzato all'estero, specie nel mondo anglosassone ed è stato adottato all'interno del Movimento delle Transition Town, un fenomeno sociale che sta avendo fortissima diffusione in Gran Bretagna e non solo.

Personalmente ho avuto modo di conoscere l'Open Space Tecnology sul campo frequentandone un corso di formazione tenuto dalla Scuola Superiore di Facilitazione a Monteveglio presso la sede di Transition Italia, apprezzandone i pregi ed il valore nell'ottenimento di risultati consensuali da tradurre in azioni pratiche.

ESTRATTI DA WIKIPEDIA SULL OPEN SPACE TECNOLOGY

Cosa è l'Open Space Tecnology

L'Open Space Tecnology è "una metodologia che permette, all’interno di qualsiasi tipo di organizzazione, di creare workshop e meeting particolarmente ispirati e produttivi. È stato sperimentato negli ultimi vent’anni in differenti paesi del mondo, impiegato nella gestione di gruppi composti da un minimo di 5 a un massimo di 2000 persone, in conferenze della durata di una, due o anche tre giornate.

"Si tratta di una metodologia innovativa poiché in tal modo le persone tendono a non annoiarsi e, anche grazie a un clima piacevole, in tempi relativamente brevi esse producono un documento riassuntivo di tutte le proposte/progetti elaborati dal gruppo, l’instant report. Documento che oltre alla sua utilità pratica diviene testimonianza di un lavoro fatto e garante degli impegni presi"

Condizioni di utilizzo

L’Open Space Technology può essere uno strumento efficace, ma deve essere utilizzato solo se si verificano particolari condizioni. Diversamente, oltre a diventare inefficace, si riduce ad essere uno spreco di tempo e di denaro. Funziona solo in una situazione che comporta:

* Un serio e reale problema su cui lavorare
* Un’elevata complessità
* Molteplici punti di vista
* Conflittualità diffusa
* Necessità di trovare una soluzione nell’immediato

Ambientazione
Il luogo ideale dove svolgere una conferenza Open Space Technology deve essere dotato di una stanza abbastanza grande da poter ospitare tutti i partecipanti seduti in circolo ed altre stanze più piccole, facilmente raggiungibili, per i gruppi che si formeranno nelle fasi di lavoro. Lo spazio non deve essere particolarmente strutturato, è importante invece che sia confortevole.

Il ruolo del facilitatore
Facilitare un open Space Technology è un’esperienza molto diversa da ogni altra esperienza di facilitazione, in quanto il desiderio di avere il controllo sugli eventi deve essere messo da parte. Il facilitatore deve prima di tutto definire i tempi, gli spazi, lanciare il tema da discutere.

LEGGI IL TESTO COMPLETO SU WIKIPEDIA
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SITI DI APPROFONDIMENTO


* Genius Loci - Facilitation & Development (sito in italiano)
* Scuola Superiore di Facilitazione

TESTI

* Paradise l'OST: Un libro sull'uso in Italia dell'Open Space Tecnology
* Guida all'Open Space Tecnology (estratti online qui)
* Senza gerarchie al lavoro
* Guida all'Open Space Tecnology (estratti online qui)
* Un pdf di esperienze sul campo in italiano

UN VIDEO DI ESEMPIO (SUB ITA)


* Conferenza di Nottingham sulle città in transizione in OST (dal minuto 1.30)

http://www.youtube.com/watch?v=kN4nr6Dl604#t=1m30s

http://www.facebook.com/profile.php?id=1200662627#!/photo.php?pid=31127526&op=1&view=all&subj=397961801043&aid=-1&auser=0&oid=397961801043&id=1524557766

1 commento:

  1. Ciao. Io parteciperò ad ottobre ad un Open Space Tecn., sarà una giornata di formazione pensata al lavoro e credo che mi tornerà utile. Intanto un caro saluto e a presto

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