I punti in comune tra i due
sono parecchi: nessun padrino politico, solo alleanze reali e una nuova idea di
potere urbano. A Seattle e New York, due outsider vincono partendo dai margini:
pendolari, tassisti, affitti, trasporti.
di Simona Sirianni *
Zohran Mamdani ha vinto a New
York digiunando per i tassisti. Katie Wilson ha vinto a Seattle lottando per i
pendolari. E poca importanza ha contato la grande differenza tra le due città
agli estremi opposti degli Stati Uniti, perché le loro campagne hanno parlato
la stessa lingua: quella di chi non ha accesso, ma pretende voce. Due vittorie
nate fuori dai radar del potere, ma costruite con pazienza, coalizioni e
ostinazione.
Katie Wilson a Seattle come
Zohran Mamdani a New York: la nuova sindaca lontana dall’establishment. Wilson,
attivista e fondatrice della Transit Riders Union, un’organizzazione che
difende i diritti degli utenti del trasporto pubblico, ha battuto il sindaco
uscente Bruce Harrell con una campagna costruita dal basso, senza padrini
politici né super-PAC milionari, i classici comitati che raccolgono fondi
illimitati per influenzare le elezioni. Mamdani, già deputato statale, ha
sconfitto due volte Andrew Cuomo, ex governatore sostenuto dalle élite
finanziarie e immobiliari. Entrambi hanno vinto parlando a lavoratori,
studenti, famiglie escluse dal mercato immobiliare e dai servizi essenziali,
insomma, a chi non ha voce nei consigli comunali.

La politica che prende
l’autobus. Una campagna fatta parlando di priorità. Katie Wilson ha
promosso con successo campagne per tariffe ridotte destinate ai pendolari a
basso reddito e per l’introduzione del trasporto gratuito per gli studenti,
misure poi adottate dalle autorità locali grazie alla pressione esercitata
dalla sua organizzazione. Mamdani ha portato avanti la proposta di rendere
gratuiti gli autobus a New York, in una città dove il costo della mobilità è
una barriera sociale. Entrambi hanno fatto dell’assistenza all’infanzia, della
giustizia abitativa e della tassazione progressiva i pilastri di una politica
che non promette il cambiamento, ma lo costruisce.
Governare senza chiedere il
permesso. La forza di Wilson e Mamdani, infatti, non sta nel carisma
individuale, ma nella capacità di costruire coalizioni reali: tra studenti e
lavoratori, tra migranti e sindacati, tra periferie e centri culturali. Di
offrire una politica che non si limita a denunciare, ma propone. Le loro
campagne non hanno cercato di rassicurare, ma di mobilitare. Non hanno chiesto
spazio, lo hanno preso. E lo hanno fatto con una lucidità strategica.
Il futuro non è una
direzione, è un metodo. Seattle e New York, l’abbiamo già detto,
non si somigliano affatto: una è una metropoli verticale, densa, dove il
potere si concentra tra grattacieli, media e finanza; l’altra è una città
orizzontale, laboratorio contraddittorio della nuova economia digitale, dove
l’innovazione non ha ancora risolto l’ingiustizia sociale. Ma Wilson e
Mamdani non rappresentano solo un cambio generazionale. Rappresentano, almeno
per il momento, un cambio di metodo: la politica come servizio, non come
gestione del consenso. Non sappiamo se questo metodo diventerà norma.
Non sappiamo se davvero l’autobus non si pagherà, se si troveranno affitti a
prezzi decenti o un lavoro che basta per vivere. Va detto, però, che forse quando
la politica inizia a vivere la vita dei cittadini, le persone tornano ad
ascoltare.
* da iodonna.it - 14 Novembre
2025
*
Seattle elegge una “Mamdani
donna”
Katy Wilson e' la versione
femminile del sindaco di New York. Entrambi pronti a svecchiare il partito
democratico
di David Mazzucchi
*
La candidata outsider Katie
Wilson è pronta a diventare il prossimo sindaco di Seattle, dopo aver sconfitto
il democratico in carica Bruce Harrell. La 43enne Wilson, fondatrice
dell’organizzazione no-profit cittadina Transit Riders Union, era in svantaggio
rispetto ad Harrell il giorno delle elezioni della scorsa settimana, ma è
passata in vantaggio con l’arrivo delle schede per corrispondenza, superando la
soglia dei 2.000 voti per un riconteggio. “Ora crediamo di essere in una
posizione insormontabile”, ha scritto in un post sulla pagina Facebook della
sua campagna elettorale martedì sera. “Siamo molto grati a tutti i volontari
che hanno portato questa campagna popolare alla vittoria. Non vediamo l’ora di
ascoltare il discorso del sindaco alla città domani”.
La vittoria di Wilson segna
la seconda vittoria a sorpresa contro esponenti dell’establishment democratico
in poche settimane, dopo la vittoria di Zohran Mamdani su Andrew Cuomo nella
corsa a sindaco di New York City. Mamdani è membro dei
Socialisti Democratici d’America, mentre Wilson accetta l’appellativo senza
essere ufficialmente affiliata al partito. “Sono democratica, sono socialista,
mi sta bene essere definita socialista democratica”, ha dichiarato in una recente
intervista, definendo l’etichetta “più un sistema di valori o un orientamento”
per quanto riguarda il suo caso.
Le somiglianze tra il
programma di Mamdani e quello di Wilson sono tantissime. Come il suo collega
sindaco eletto, la campagna di Wilson ha fatto leva sulle preoccupazioni delle
persone che vivono in una città sempre più inaccessibile ed economicamente diseguale.
La sua Transit Riders Union è riuscita a ottenere tariffe ridotte per gli
utenti a basso reddito nel 2015, nonché il trasporto pubblico gratuito per gli
studenti delle scuole medie e superiori, un obiettivo ripreso da una delle
politiche principali di Mamdani: rendere gratuiti gli autobus di New York (NYC
offre già tessere OMNY gratuite agli studenti delle scuole elementari e medie).
Wilson ha anche preso parte,
con successo, a una campagna per aumentare il salario minimo in un sobborgo di
Seattle nel 2022. Nel 2021, l’allora deputato Mamdani si è schierato dalla
parte dei tassisti – le cui prospettive economiche erano diventate così
disastrose che la comunità stava assistendo a un aumento degli autisti che si
suicidavano – intraprendendo uno sciopero della fame di 15 giorni che ha portato a riforme del sistema che schiacciava gli
autisti sotto una montagna di debiti.
Entrambi i sindaci eletti
condividono altre priorità politiche, come l’ampliamento dell’assistenza
all’infanzia (Wilson è stata chiamata “Mama-dani”) e l’aumento delle tasse per
i ricchi. Ma una delle somiglianze più importanti tra loro sono le loro
vittorie sui candidati dell’establishment ben finanziati. Mamdani ha dovuto
spazzare via Andrew Cuomo due volte, la prima alle primarie del Partito
Democratico a giugno, e poi di nuovo dopo che lui aveva rilanciato la sua
candidatura a sindaco come candidato indipendente durante l’estate. L’ex
governatore era sostenuto dalle élite cittadine nei settori della finanza e
dell’immobiliare, la cui spesa tramite i super-PAC ha rappresentato più della metà di tutte le spese indipendenti , eclissando
di sette volte quella di Mamdani.
Sulla costa occidentale, la
vittoria di Wilson contro Harrell è arrivata in un momento in cui la sua spesa
elettorale è stata più o meno identica. I resoconti indicano che un super-PAC a
sostegno di Harrell ha raccolto quasi 1,7 milioni di dollari nel corso della
campagna, sostenuto dalle élite cittadina nei settori immobiliare e
tecnologico. Ha superato di misura il sindaco in carica, prima alle primarie
aperte, e poi di nuovo a novembre .
Resta da chiedersi per quanto
tempo l’establishment del Partito Democratico, in senso più ampio, potrà
ignorare i successi della sinistra populista emergente. Pramila Jayapal,
Presidente Emerita del Progressive Caucus della Camera e deputata di Seattle, aveva
sostenuto Harrell, mentre i senatori Democratici di New York Chuck Schumer e
Kirsten Gillibrand si sono rifiutati di sostenere Mamdani, nonostante avesse
vinto la nomination del loro partito.
Sondaggio dopo sondaggio, si
nota un ampio sostegno a politiche progressiste come l‘aumento delle tasse per i ricchi e le corporation, o l’istituzione dell’assistenza sanitaria universale. Le
vittorie di Wilson e Mamdani dimostrano ora che le campagne costruite attorno a
loro sono vincenti. “Abbiamo un futuro da pianificare. Abbiamo un futuro per
cui lottare”, ha dichiarato la deputata socialista democratica Alexandria
Ocasio-Cortez la sera della vittoria di Mamdani, sottolineando le crescenti
tensioni tra le due ali del partito. “E o lo faremo insieme, o rimarrete
indietro”.
* da
La voce di New York - David Mazzucchi è un giornalista americano esperto di
politica USA e internazionale.
*
Seattle come New York, vince
una “socialista”
di Alessandro Avvisato
*
A quanto pare il “socialismo
democratico” è un virus che sta contagiando le metropoli statunitensi,
contraddicendo la sbornia “Maga” che sembra espressione delle campagne e del
“profondo Sud” con nostalgie confederate. La “socialista” Katie Wilson ha infatti
sconfitto l’ormai ex sindaco di Seattle, Bruce Harrell, anche lui come Andrew
Cuomo sostenuto dall’establishment del partito democratico, nella corsa a
sindaco della città. Stiamo parlando della “capitale economica” dello Stato di
Washington, sul Pacifico, porta di ingresso di quella Sylicon Valley che pareva
passata dai sogni “libertari” alle paranoie “transumanistiche” più reazionarie
di amministratori delegati come Peter Thiel, di Palantir (è arrivato a descrivere
Greta Thurnberg come “l’Anticristo”). E invece ecco venir fuori dalla città del
grunge (Nirvana, Pearl Jam, Alice in Chains, Soundgarden, ecc) un’altra
figura che scompagni il quadro politico fin troppo ossificato tra
nazi-trumpiani e inguardabili cariatidi della conservazione (“dem” o
“repubblicani perbene”, le stesse persone).
L’ex sindaco Harrell ha
ammesso la sconfitta solo stamattina, quando il distacco nello scrutinio,
comunque abbastanza ridotto, è diventato inammissibile per chiedere il
riconteggio dei voti. Lo stato di Washington prescrive infatti un riconteggio
automatico solo quando il margine di voti è inferiore a 2.000 e a meno della
metà di una percentuale del “numero totale di voti espressi per entrambi i
candidati“. A quel punto Harrell ha
anche cambiato radicalmente atteggiamento nei confronti della Wilson,
affermando che sebbene le due campagne offrissero visioni diverse per
governare la città, i loro valori rimanevano gli stessi. “L’amministrazione
Wilson avrà nuove idee, avrà una nuova visione. Avendo vinto le elezioni, se lo
sono guadagnato. Dobbiamo ascoltare i giovani elettori“. Se non puoi
batterli, cerca un’alleanza… Del resto, gli unici “risultati” che aveva potuto
vantare la sua mministrazione, anche secondo i giornali locali, erano quelli di
un conservatore: una diminuzione della criminalità, un aumento delle
assunzioni nella polizia e la fine della supervisione federale del Dipartimento
di Polizia (sotto l’offensiva di Trump contro le amministrazioni “dem”). Proprio
come a New York, la Wilson aveva sconfitto Harrell in un affollato ballottaggio
per le primarie “dem”. Harrell aveva comunque finanziamenti potenti, mentre la
Wilson solo le donazioni popolari. Sembrava perciò una battaglia persa in
partenza, e invece la voglia di “stato sociale” ha prevalso.
L’elezione della Wilson segna
la seconda vittoria progressista dopo le elezioni nella Grande Mela, solo
martedì scorso. La Wilson aveva incentrato la sua campagna sull’accessibilità
economica – evidenziando le sue stesse difficoltà nel vivere quotidianamente a
Seattle. Ha proposto una tassa sui profitti per aumentare le entrate
(demonizzata da Harrell), protezioni più forti per gli affittuari e il
miglioramento del trasporto pubblico. Quel messaggio ha trovato risonanza in
una città dove l’alloggio è diventato fuori portata per molti cittadini.
“C’è una disconnessione
tra ciò che i giovani stanno vivendo nella vita di tutti i giorni oggi“, ha
detto ancora Fincher. “Penso che ci sia una spaccatura nel Partito
Democratico su questo, che stiamo cercando di capire“. La Wilson si è anche
impegnata a fare di più per affrontare il problema dei senzatetto, inclusa
l’accelerazione della disponibilità di alloggi di emergenza, ed è stata molto
critica con Harrell che appoggiava lo sgombero degli accampamenti di tende
dagli spazi pubblici di Seattle (una realtà di molte metropoli Usa, dove sui
marciapiedi vanno crescendo autentici “villaggi” di homeless). Anche lei in passato – come Mamdani – aveva
chiesto tagli ai fondi della polizia, ma in questa campagna ha cambiato
tattica, promettendo più programmi sociali, “non di polizia“.
L’insuccesso del “dem” Harrel
è un colpo per i “moderati”, che lo consideravano un prototipo del
“Democratico” per riorganizzare il partito dopo i deludenti risultati del 2024.
Ma proprio l’appoggio dei “Ceo” della Sylicon Valley si è rivelato per lui “il
bacio della morte”. “Quella foto dei dirigenti tech all’inaugurazione della
sua campagna è qualcosa che si è cristallizzato nella mente degli elettori“,
ha detto Dean Nielsen, uno stratega democratico di lunga data che sosteneva
Harrell. “È diventata in qualche modo emblematica di ciò che sta accadendo
nella gara: un sindaco dell’establishment che è supportato da molte di quelle
stesse persone che sono ferocemente contrarie a questa visione di cambiamento
sistemico“.
La Wilson in effetti non
aveva mai ricoperto una carica elettiva ed è co-fondatrice della Transit Riders
Union, un gruppo di pressione per il miglioramento del trasporto pubblico. “Abbiamo
sfidato un potente titolare che si aspettava di navigare tranquillamente verso
la rielezione. Abbiamo affrontato più soldi di PAC aziendali di quanti ne siano
mai stati spesi per attaccare un candidato in un’elezione di Seattle. Abbiamo
costruito un movimento alimentato dalle persone, radicato nella speranza per il
futuro della nostra città“, ha scritto stamani in un post su X, “E
abbiamo vinto“. Quanto al confronto
tra la sua piattaforma e quella del neo-sindaco di New York, la Wilson ha
ammesso che “Penso che ci siano molte forze simili al lavoro in questo
momento. La mia carriera è stata davvero incentrata sul rimettere i soldi nelle
tasche dei lavoratori… Ho deciso di lanciarmi in questa gara perché mi sono
resa conto che eravamo in un momento in cui le persone comuni sentono il costo
elevato di tutto, dall’affitto all’asilo nido al cibo alla benzina“. La sua
campagna, ha detto, rifletteva un crescente spostamento verso il progressismo
in atto in tutti gli Stati Uniti come reazione ai fallimenti dei Democratici
nello sconfiggere Donald Trump un anno fa.
Come abbiamo intravisto con
la vittoria di Mamdani a New York, “E’ una rottura rivoluzionaria? Non
diciamo cazzate, please… E’ una rottura irreversibile? Idem. E’ una risposta
ancora molto acerba all’impoverimento di massa, e dunque alla dimensione
sociale del declino statunitense come potenza egemone sul mondo. E’ il
‘sentore’, non ancora la piena consapevolezza, che ‘socialismo’ – in accezioni
tanto diverse quante sono le teste, da quelle e da queste parti – è l’unica
possibilità di uscire dalla corsa verso il baratro.” Poi, certo, servirà
qualcosa di molto più radicale. Ma la talpa sta ora scavando con molto impegno…
* da contropiano.org
- 14 novembre 2025