Il presidente dello Sri Lanka
l'ha definito «il disastro naturale peggiore di sempre». In Asia le
piogge monsoniche stagionali sono state aggravate da due cicloni tropicali che
hanno causato allagamenti e frane in una vasta zona che va dallo Sri Lanka,
a Sumatra (in Indonesia), fino al sud della Thailandia e al nord della Malesia.
L'ondata di maltempo ha ucciso almeno 1.300 persone. Ma il numero delle vittime
è destinato a salire perché ci sono centinaia di dispersi e migliaia di feriti,
oltre a più di tre milioni di sfollati.
Non è stato semplice maltempo. Sono piogge eccezionali anche per la
stagione dei monsoni e come altri fenomeni estremi sono state esacerbate dal
surriscaldamento globale. L'atmosfera più calda contiene più umidità e le
temperature più elevate degli oceani amplificano le tempeste. Le precipitazioni
in Sri Lanka, Sumatra, Indonesia, Thailandia e Malesia ma anche delle
Filippine, del Vietnam, della Birmania e di alcune parti della Cambogia e del
Laos hanno registrato i livelli più alti dal 2012. In alcuni luoghi hanno
superato di un metro la media dei mesi di novembre del periodo 1991-2020.
Nel sud-est della Thailandia,
ha calcolato l'agenzia Afp, le precipitazioni mensili cumulative hanno superato
in alcuni luoghi 1,5 metri, secondo i dati che combinano le rilevazioni delle
stazioni, le osservazioni satellitari e i modelli meteorologici. In Vietnam,
le piogge hanno raggiunto livelli record nella provincia montuosa di Dak Lak,
così come in vaste zone al confine con la Cambogia. Anche nelle Filippine
sono stati battuti i record di precipitazioni nel nord dell'arcipelago.
Ecologisti, esperti e persino il governo indonesiano hanno
sottolineato la responsabilità della deforestazione nelle inondazioni
improvvise e nelle frane. In particolare il disboscamento selvaggio ha
aumentato alluvioni e frane nella regione di Aceh, all'estremità occidentale di
Sumatra, già devastata dallo tsunami del 2004. Anche qui c'è la mano
dell'uomo.
«Quello che è successo non è un semplice disastro naturale, ma l'esito
dello scontro tra un ciclo climatico eccezionale e un paesaggio
progressivamente privato delle sue difese naturali» scrive su Climate
Home News, l'analista dell'Indonesia Strategic and Economics Action Institution
Ronny P. Sasmita. Ad aggravare la situazione è stato il ciclone che si è
formato nello Stretto di Malacca, e ha causato piogge durate giorni. «Lo
Stretto di Malacca è uno dei luoghi meno favorevoli al mondo per la formazione
di cicloni tropicali, rendendo questo evento un'anomalia eccezionale» spiega
ancora Sasmita.
Testimoni locali hanno
raccontato di non aver mai visto un'alluvione così torrenziale, né una simile
quantità di legname trasportata da torrenti e dai fiumi in piena. «Le
inondazioni nelle tre province non hanno portato solo acqua, ma anche prove
tangibili. Video virali hanno mostrato fiumi trasformati in nastri
trasportatori di legname, spiagge ricoperte di tronchi e ponti bloccati da
tronchi sradicati» scrive Sasmita. «Gruppi di monitoraggio indipendenti
hanno riferito che l'Indonesia ha perso più di 260 mila ettari di foresta nel
2024, oltre novantamila ettari solo sull'isola di Sumatra. Questo livello di
perdita annuale colloca l'Indonesia tra i punti caldi della
deforestazione tropicale più elevati al mondo».
Senza alberi i terreni sono più esposti all'erosione e alle frane. L'Indonesia
è il decimo esportatore di legno al mondo e l'industria del legname è una
risorsa importante. Ma a pagarne i costi adesso sono le vittime delle
alluvioni. Uno degli epicentri dell'eccezionale stagione delle piogge che ha
devastato l'Asia è stato il Vietnam. «Quest'anno il Vietnam è stato
colpito da 14 tifoni. La media di qualche decennio fa era cinque. La
pioggia degli ultimi giorni non è stata nemmeno causata da un ciclone, ma da
una quindicesima grande tempesta che si è formata al largo della costa
centro-meridionale del Paese» spiega il New York Times. «Dal punto di
vista geografico, il Vietnam è particolarmente vulnerabile. Uno studio del 2024
lo ha identificato come un “punto caldo” dei cambiamenti climatici, dimostrando
che l'aumento delle temperature, che aggiunge umidità all'atmosfera e riscalda
il Mar Cinese Meridionale, si combina con i sistemi dei tifoni e crea un
vortice di rischio».
In un periodo in cui l'Europa è preoccupata per le guerre alle sue porte, i
timori per i cambiamenti climatici in Asia sembrano molto lontani. Ma
quello che sta succedendo lì è solo un esempio di come il surriscaldamento
globale colpirà intere regioni causando instabilità e movimenti forzati della
popolazione, con effetti a cascata. Il maltempo in Vietnam, per altro, è
destinato a farsi sentire anche sulle nostre tavole: è il secondo produttore
mondiale di caffè e il primo per la qualità Robusta. Le piogge delle
settimane scorse hanno colpito la provincia di Dak Lak, dove ci sono molte
piantagioni. E il raccolto ha dovuto essere rimandato, facendo salire i prezzi
del caffè all'ingrosso
* nella foto: inondazioni in Indonesia
* da Mondo Capovolto ( newsletter Corriere della Sera - 4 dicembre 2025 )
