1 febbraio 2017

World Economic Forum di Davos: l’emergenza clima è nella top list delle criticità a livello globale






A Davos, in Svizzera si è concluso il 20 gennaio 2017  l’annuale appuntamento del World Economic Forum (WEF), che ha richiamato un selezionato numero di importanti manager e uomini d’affari insieme a politici, intellettuali, economisti, protagonisti del tech e del giornalismo su scala globale, dirigenti di ONG e organismi internazionali.

L’iniziativa, lo ricordiamo, è nata nel 1971 per volere dell’economista ed accademico Klaus Schwab che ancora oggi la presiede.


Durante l’incontro, il WEF organizza discussioni e forum per affrontare le principali tematiche politiche ed economiche del momento ponendo attenzione anche ad argomenti correlati all’ambiente e alla salute e presentando diversi rapporti di ricerca suddivisi per argomenti, che sono il risultato dell’impegno dei suoi membri.

Focus di quest’anno è stato il tema “Leadership responsabile e reattività” in tutti i campi, e grande attenzione è stata posta ai temi correlati ai cambiamenti climatici.

Tra i protagonisti più attesi, il presidente cinese Xi Jinping, che ha annunciato quanto importante e prioritario sia l’obiettivo, per la Cina di una leadership responsabile anche dal punto di vista ambientale.

Va detto che il World Economic Forum si considera “impegnato a migliorare la condizione del mondo” e si sforza di essere imparziale e privo di vincoli di natura politica, ideologica o nazionale.

A indicare come il clima sia una delle principali minacce ad impatto globale è  stato il 12esimo Global Risks Report 2017, pubblicato dal World Economic Forum che, per tradizione, diventa ogni anno il punto di partenza del summit di Davos.

Il Report,  si fonda sulle valutazioni di  750 esperti che hanno analizzato 30 rischi a livello globale. Il risultato è che fra i le 5 principali criticità che hanno un impatto a livello  globale, 4 sono relativi all’ambiente e in particolare sono connessi ai cambiamenti climatici. Pertanto, secondo gli esperti, si registrano il fallimento delle misure di mitigazione ed adattamento ai cambiamenti climatici,  gravissime crisi idriche, eventi meteo estremi, disastri naturali.
Per conoscenza, ma soprattutto per renderci meglio conto, il V rischio per il 2017 riguarda le armi di distruzione di massa.

Secondo Il Rapporto, i rischi climatici sono strettamente interconnessi con altre emergenze globali e disuguaglianze sociali e possono  aggravare i rischi geopolitici e sociali come i conflitti nazionali o regionali, l’aumento dei profughi climatici (21,5 milioni l’anno secondo l’UNHCR) e le migrazioni involontarie, in particolare nelle aree geo-politiche più fragili.

Secondo la responsabile del WEF, Margareta Drzeniek-Hanouz, “E’ necessaria un’azione urgente tra tutti i leader per identificare i modi per superare le differenze politiche o ideologiche e lavorare insieme per risolvere le sfide più critiche”.

Se da una parte il Rapporto evidenzia come nel corso del 2016 sia migliorata la consapevolezza e il numero dei paesi (compresi USA e Cina) impegnati nella battaglia contro le emissioni dei GAS serra, dall’altra viene chiaramente detto che, sulla base dei monitoraggi e delle analisi,  i cambiamenti sono ancora troppo lenti. Anzi: le emissioni globali di gas serra (GHG) sono in crescita, attualmente di circa 52 miliardi di tonnellate di CO2 equivalenti all’anno e il 2016 sarà ricordato come l’anno più caldo secondo l’analisi provvisoria dell’Organizzazione meteorologica mondiale.

Il WEF indica, però, come invertire questo trend: per mantenere l’aumento della temperatura entro i 2 gradi centigradi e limitare i rischi conseguenti al cambiamento climatico, il mondo, dovrà ridurre le emissioni di CO2 tra il 40 e il 70% entro il 2050 ed eliminarle per il 2100 e per questo sarà necessaria una cooperazione globale che dovrà coinvolgere tutti gli stati.

Il discorso pubblico sul riscaldamento globale è ormai slittato da tempo dalla scienza alla politica e lo studio non fa mistero dei ‘rischi politici’ in Nord America e in Europa a seguito dell’elezione di Trump e con il voto imminente in alcuni Paesi chiave come Francia e Germania.

Il problema, come leggiamo nei report disponibili e condivisi nel sito istituzionale del Forum, sta nella difficoltà dei leader a intraprendere azioni in modo sinergico superando le differenze ideologiche e politiche e gli interessi di ognuno.

Solo lavorando insieme consapevoli che questa emergenza è davvero molto importante anzi prioritaria, si può sperare di arrivare a delle soluzioni per salvare la Terra. In questo scenario, oltre alla cooperazione,  la condivisione dei saperi e delle conoscenze, sono fondamentali e anche noi di eHabitat, nel nostro piccolo, cerchiamo di fare in modo che questo avvenga. L’informazione è alla base della sensibilizzazione.


* da    ehabitat.it , 30 gennaio 2017

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