27 agosto 2016

Il No vince con alleanze tra soggetti diversi.

di Alfiero Grandi *

Il referendum costituzionale è appuntamento politico di prima grandezza. Renzi ha visto giusto attribuendogli un ruolo essenziale per il suo governo. Ora sondaggisti, consiglieri, autorevoli opinionisti lo hanno convinto che il plebiscito può essere un boomerang, che la vittoria del No è possibile, anche se tutt’altro che certa. Renzi, rimangiandosi precedenti ricatti, afferma che si voterà nel 2018 e resterà a capo del governo anche in caso di vittoria del No. Deve aver capito che potrebbe non essere più così.Comunque sia ora si può votare No senza passare per eversori e ha ragione Smuraglia, perché non propagandare le ragioni del No anche nelle feste de l’Unità?


Le modifiche della Costituzione insieme alla nuova legge elettorale (Italicum) delineano una svolta istituzionale, imperniata sul rovesciamento del fondamento parlamentare della nostra repubblica, mettendo al centro il governo e in particolare il suo capo, giustificata con la governabilità ad ogni costo, contrapposta alla rappresentanza degli elettori. Banche d’affari, potentati della finanza e dell’economia nazionale ed internazionale appoggiano la svolta di Renzi, perché il rapporto con la globalizzazione diventa subalternità ai suoi fondamenti, a partire dal Ttip. Resta solo la contrattazione di qualche zero virgola di tolleranza, come sta cercando di fare Renzi, nella speranza che le modifiche istituzionali necessarie per prendere decisioni impopolari passino prima di essere costretti ad adottarle. La centralizzazione delle decisioni, compreso l’esproprio delle regioni, prepara le condizioni per fare i conti con le resistenze all’omologazione, in cambio dell’essere ammessi nei salotti buoni, salvo scoprire che contano meno della stanza dei bottoni di Nenni. In America Bernie Sanders ha sfiorato la candidatura presidenziale e condizionato il programma elettorale dei democratici perché la tensione sociale e politica accumulata in questi anni negli Usa ha incontrato una critica serrata al dominio e alle perversioni della finanza, una critica alla disuguaglianza, un’attenzione verso chi non ha speranze, soprattutto i giovani che chiedono un futuro. L’età dei protagonisti non è la discriminante, in Italia lo capiremo quando sarà passata la moda tardo futurista. In Italia hanno affascinato velocità: per arrivare dove non si sa, semplificazione, pressoché inesistente, rottamazione, cioè sostituzione di gruppi dirigenti con altri non di migliore qualità. Il M5Stelle deve molto a Renzi, se occorre rottamare chi può farlo meglio di chi non c’era? Per questo in epoca di rottamazione c’è chi ha preso forza e chi è in difficoltà crescenti come Renzi.


Il referendum si vince se soggetti molto diversi riescono a mobilitarsi per il NO. E’ ovvio che non sarebbero in grado di dare vita ad una coalizione alternativa, il compito è far vincere il NO.
Per di più le modifiche della Costituzione non dovrebbero essere costitutive di un programma di governo, o meglio è Renzi ad avere introdotto questa anomalia. Le forze contrarie alle modifiche della Costituzione partono da punti di vista diversi. E’ tanto vero che l’astro nascente di Forza Italia Stefano Parisi, intelligentemente, copre le contraddizioni della destra, prima compartecipe e ora per il No, con la proposta di un’Assemblea Costituente. Per questo non c’è un unico comitato per il No. Punti di partenza e motivazioni sono troppo diversi. Se il governo non avesse forzato, ricorrendo a scorciatoie regolamentari, imbarcando transfughi pur di avere la maggioranza, ricattando un parlamento senza legittimazione, non ci sarebbe stato bisogno di ricorrere al referendum, ultima possibilità di bloccare una modifica della Costituzione inaccettabile, tanto più per la connessione stretta con l’Italicum, tanto simile al Porcellum. Il referendum è l’unica possibilità contro lo stravolgimento della nostra Costituzione. E’ il merito che conta. Su quello si vota. Le modifiche della Costituzione sono inaccettabili e vanno respinte in quanto tali. Le conseguenze politiche ci saranno certamente, ma il quesito non è sul futuro di Renzi, anche se è diventato presidente del consiglio con lo sgambetto a Letta.


Se vincerà il No occorre approvare una nuova legge elettorale per la Camera e il Senato, rispettosa della parità di voto, tale da riconsegnare agli elettori la scelta dei loro rappresentanti e di affidare la formazione di un governo ai programmi, ad un accordo quando è necessario, perché la mediazione sociale e politica non è una bestemmia ma il modo per rafforzare la capacità autonoma del paese di stare nella scommessa globale. Esattamente il contrario dei premi di maggioranza, delle  élites dominanti che impongono le loro soluzioni. La sinistra che ruolo vuole svolgere? Il referendum è un punto dirimente per il futuro e ciascuno dovrebbe offrire il suo impegno senza risparmio e senza tatticismi. Sarebbe paradossale che mentre nel Pd penetra il No ci fosse un impegno inadeguato delle sinistre. Ora siamo al voto finale: o No, o Si. Comportamenti incerti porterebbero a una caduta di credibilità, altri ne beneficerebbero. La sinistra può svolgere un ruolo importante e preparare il futuro se si impegnerà con generosità e slancio, senza farsi continuamente la domanda su come finirà. Quando si tratta di battaglie dirimenti si fanno perché è giusto farle, non perché si possono vincere, essendo chiaro che vincere è l’obiettivo.


da il manifesto del 24 agosto 2016    ( leggi anche.. )

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