di Umberto Mazzantini *
Ma l’opposizione protesta. Irregolarità
nelle procedure nazionali e violazione della Convenzione di Espoo
Il padre padrone della Bielorussia, Alexander
Lukashenko, ha firmato il decreto “Sulla costruzione della centrale nucleare
bielorussa” ma questa volta in quella che è considerata l’ultima dittatura
europea, diverse Ong, comitati e partiti hanno inviato osservazioni e
protestano costruzione della centrale nucleare di Ostrovets. In una presa di
posizione comune inviata al Dipartimento per la sicurezza nucleare e la
radioprotezione (Gosatomnadzor) del Ministero bielorusso per le situazioni di
emergenza, diverse Ong bielorusse chiedono all’agenzia di revocare la licenza
di costruzione rilasciata per il reattore 1 e di annullare la decisione di
costruire la centrale nucleare. Il Partito dell’unione civuca (Ucp) uno dei più
antichi partiti democratici della Bielorussia, ha fatto una serie di richieste
che comprendono «La sospensione immediata della costruzione» dell’impianto e
«Un programma statale di denuclearizzata e lo sviluppo del Paese
attraverso l’utilizzo di tecnologie ad alta efficienza energetica e delle fonti
rinnovabili di energia». Una vera e propria sfida al decreto 499 firmato da
Lukashenko il 2 novembre, preso in base all’articolo 4 della legge della
Repubblica di Belarus “sull’uso di energia atomica” e che permette ad un
general contractor di avviare la costruzione della centrale nucleare a
Ostrovets, un distretto della regione di Grodno, di due reattori VVER-1200 da
1,2 gigawatt l’uno. In realtà la costruzione della centrale, progettata e
gestita da Atomstroiexport, il braccio estero di del monopolista statale del
nucleare russo Rosatom Corporation, è già cominciata da un pezzo.
Il partito dei Verdi bielorusso, l’Ong Ecodom, gli
scienziati per una Bielorussia nuclear-free, il Partito cristiano, il Partito
socialdemocratico Gramada, il network “Ostrovets Npp è un crimine!”, la Chiesa
Ortodossa autocefala bielorussa ed altre organizzazioni della società civile
bielorussa dicono che il reattore 1 di Ostrovets non tiene conto dell’aumento
del livello di pericolosità» e richiamano l’articolo 15 della legge bielorussa
“sull’uso di energia atomica”, nel quale si legge che «La decisione di
costruire un impianto nucleare e (o) un sito di stoccaggio deve essere
annullata, e la loro costruzione fermata, nel caso in cui vengano portati alla
luce fattori che comportano una diminuzione dei livelli di sicurezza di questi
siti, la contaminazione dell’ambiente, o altre circostanze sfavorevoli». E
questi elementi ci sarebbero tutti per Ostovets visto che la Valutazione di
impatto ambientale ufficiale sul progetto della centrale nucleare bielorussa
«E’ stata condotta impropriamente, sottostimando i dati sul possibile impatto
della centrale nucleare di Ostrovets sulla salute pubblica e l’ambiente in caso
di incidente grave». Tutto questo nel Paese che più ha subito e continua a
subire le conseguenze del fallo-out della catastrofe nucleare di Chernobyl del
1986. Ong e partiti di opposizione citano il FlexRISK project , uno studio
pubblicato nel 2012 dall’ Universität für Bodenkultur di Vienna che dimostra
come un grave incidente, non contemplato nei progetti per Ostrovets, in
un solo reattore potrebbe portare ad una contaminazione di cesio 137
radioattivo a livelli che potrebbero essere pericolosi per l’agricoltura e la
sanità pubblica: da 10 e 100 curies per Km2 (3.7·105 e 3.7·106 becquerels
per Km2) con un territorio colpito in un raggio di 300 Km, compresa la capitale
Minsk e le città di Vitebsk and Polotsk. Una tragedia che farebbe impallidire
Chernobyl, con un fallout radioattivo che raggiungerebbe anche l’Italia e l’evacuazione
permanente del territorio interessato. «Ma le conclusioni della Via
ufficiale per il progetto di centrale nucleare bielorussa non parlano di una
tale necessità», dicono le Ong nella lettera inviata a Gosatomnadzor. Tra i
firmatari del documento di protesta c’è anche Yury Voronezhtsev, che è stato il
segretario esecutivo della Commissione di inchiesta del Soviet supremo
dell’Urss sul disastro di Chernobyl e che ritiene che «Una valutazione
inesatta dell’impatto ambientale può comportare gravi conseguenze e aggravare i
rischi della centrale nucleare. Eventuali imprecisioni nei documenti di questo
tipo causano diffidenza su tutto il progetto. Minimizzare la dimensione
dei rischi ha già portato, in un passato non troppo lontano, a gravi conseguenze
durante le catastrofi a Chernobyl e a Fukushima in Giappone. Ma se i rischi
vengono calcolati con un buon margine, poi in caso di situazione critica, la
popolazione e le autorità competenti dovranno agire in conformità con un piano
che attenui l’impatto negativo. In caso contrario, la popolazione dovrà di
nuovo ispirare lo iodio radioattivo e altre decine di radionuclidi».
Il problema è che i lavori preparatori della centrale
nucleare sono già iniziati nel marzo 2009 e che la platea di cemento
dell’edificio del reattore 1 è stata gettata, con la benedizione di un pope
ortodosso e di un prete cattolico, il 31 maggio 2012, prima addirittura della
presentazione del progetto architettonico avvenuta nel dicembre 2012 e molto
prima della valutazione dello stato di impatto ambientale e del rilascio della
licenza di costruzione che risale appena al 13 settembre 2013. Proprio a
settembre, in forum biennale di Ong ambientaliste a Minsk, più di 120 esperti e
rappresentanti di organizzazioni ambientaliste di Bielorussia, Russia, Ucraina,
Kazakistan Norvegia hanno detto che solo l’inizio senza autorizzazioni della
costruzione del reattore 1 dovrebbe bastare ad interrompere immediatamente la
realizzazione di Ostrovets. Ma nella Bielorussia del dittatore ammirato da
Berlusconi niente è abusivo o illegittimo se lo decide Lukashenko e il 6
novembre nel sito di Ostrovets sono arrivati giganteschi camion carichi di
calcestruzzo e decine di operai per costruire la centrale nucleare e
Voronezhtsev dice: .«Iniziare lavori su un sito pericoloso come una centrale
nucleare, senza i necessari documenti, è assolutamente sbalorditivo!». Intanto
la Bielorussia ha annunciato che con il decreto firmato da Lukashenko
ritiene chiuse le consultazioni sulla centrale nucleare con la
Lituania (quindi anche con l’Ue di cui la Lituania fa parte) che potrebbe
essere direttamente interessata da un disastro nucleare ad Ostrovets, a due
passi dalla sua frontiera. Il ministero bielorusso delle risorse naturali ha
fatto sapere attraverso l’agenzia di stampa Interfax-Zapad: «Crediamo che con
questo le nostre discussioni con la Lituania per quanto riguarda la costruzione
della centrale nucleare siano finite, però la Lituania, ovviamente, la pensa
diversamente».
Il governo di Vilnis dice da sempre che quella centrale
Bielorussa a due passi dal suo confine è pericolosa ed accusa Minsk di non aver
seguito tutte le procedure richieste a livello internazionale. Eppure la
Bielorussia è uno dei firmatari della United Nations Economic Commission for
Europe’s Convention on Environmental Impact Assessment in a Transboundary
Context, meglio conosciuta come Convenzione di Espoo, l’accordo internazionale
che richiede che i suoi Stati membri, prima di prendere la decisione finale
sulla costruzione di siti con possibili rischi ecologici transfrontalieri, si
consultino con i paesi limitrofi interessati. Ma a Lukashenko ed al suo regime
la cosa non sembra interessare molto, così come hanno fatto spallucce quando il
12 marzo il Comitato per l’attuazione della Convenzione di Espoo ha dato
ragione alla Lituania ed ha detto che la Bielorussia non ha rispettato diverse
disposizioni della convenzione per quanto riguarda il progetto della centrale
nucleare di Ostrovets, raccomandando a Minsk di riprendere le
consultazioni con la Lituania e di riportare le sue decisioni sull’ubicazione
della centrale ai requisiti richiesti dalla Convenzione. Vilnius continua
ad invitare la Bielorussia a non costruire il reattore 1 prima che i colloqui
non siano completati. Ma Lukashenko e i russi stanno già tirando su le pareti
di cemento.
* da greenreport.it , 21 novembre
2013
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