12 novembre 2010

La realtà è più veloce anche della politica ecologista


di Laura Cima

Giovedì 18 a Roma si terrà un importante incontro tra ecologisti alla presenza dell’ormai mitico Cohn Bendit, che ha portato l’ecologia politica in Francia e in Germania ad essere la terza forza politica, con la presenza di comitati e realtà italiane che la Costituente ecologista decollata a Bologna un mese fa sta catalizzando.
Nel frattempo la crisi di governo, al di là dei tatticismi e del tormentone che ogni giorno talk show e giornali ci propinano, è aperta con l’annuncio del ritiro di ministri e sottosegretari finiani dal governo che non ha più la maggioranza alla Camera come si è verificato recentemente.


Quindi, insieme alle comunali di grandi città come Milano, Torino, Bologna e Napoli, e molti altri comuni piccoli e medi, dobbiamo prepararci alle elezioni politiche. Il ritardo degli ecologisti italiani nel proporsi e farsi conoscere è drammatico, tanto che se non si accellerano i tempi organizzativi e le sinergie di movimenti e comitati il rischio è che manchino ancora rappresentanti ecologisti nelle istituzioni nazionali e locali di un’Italia allagata, terremotata e che frana anche a causa della cementificazione drammatica che continua a subire, dell’incuria per tutti i beni monumentali e storici, per la non manutenzione dei corsi d’acqua e per i cambiamenti climatici che contribuisce pesantemente a produrre.


Capitale e lavoro ormai devono tenere conto che non si può più parlare di crescita ma bisogna ripartire dalla crisi ecologica che sovrasta quella finanziaria ed economica e ad esse può dare risposte. Carla Ravaioli nell’intervista a Luciano Gallino pubblicata su “Il manifesto” del 24 ottobre chiedeva “la consapevolezza di una crisi non solo ecologica non più sopportabile, si va diffondendo, specie tra i giovani..E’ gente che, magari duramente criticandole, astenendosi dal voto, fa però riferimento alle sinistre. Non sarebbe questa una base da cui partire?” Concordo con Gallino quando risponde “Certo esiste tra un certo numero di persone la consapevolezza del rischio ecologico, ma non basta. Occorre che questa consapevolezza entri nella politica..e per questo ci vogliono le forze, ci vogliono dei voti, dei parlamentari”.
Per dimostrare che in Italia si finge di governare con le chiacchere Matteo Fornara in rappresentanza della Commissione Europea intervenendo in chiusura della presentazione del nuovo Piano Territoriale della Provincia di Torino denunciava che, a dispetto della situazione drammatica in cui versa il territorio italiano solo il 7,5% dei fondi di coesione è stato utilizzato finora (quelli che hanno permesso di riportare all’onore del mondo la reggia di Venaria) e che il coordinatore delle Regioni è la Campania, dove è franato Pompei. Ricordava che con la recente approvazione della direttiva europea sulla compatibilità ecologica entro il 2018 tutti gli edifici pubblici ed entro il 2020 anche tutti quelli privati, quindi tutte le abitazioni italiane, dovranno avere impatto zero rispetto alla produzione di CO2.
L’attuale maggioranza lacerata ha subito trovato l’accordo sulla manovra finanziaria nel togliere il bonus sulle ristrutturazioni per la riqualificazione energetica degli immobili e non comprende i fondi per tamponare momentaneamente il dissesto idrogeologico per cui Prestigiacomo ha litigato pubblicamente con Tremonti.


Sempre ieri Dacia Mariani firmataria dell’appello per la Costituente ecologista, chiudendo una tavola rotonda su Dono e baratto, organizzato dalla Camera di Commercio di Torino, per la precisione dal Comitato imprenditoria femminile, ribadiva l’urgenza che cambi la cultura di mercato = sempre maggiori profitti per pochi, nessuna preoccupazione all’interesse generale e al futuro, sintetizzabile nel modello io sono quello che possiedo e quello che spendo, e quindi devo possedere e spendere sempre più. E gli attuali politici di destra e di sinistra si e ci raccontano che così si uscirà dalla crisi. Denunciava la dissennata politica energetica della riproposta del nucleare, avendo peraltro irrisolto il problema delle scorie di cui si è riempito il nostro pianeta, come stiamo riempiendo città e campagne di rifiuti, e quelli tossici e nocivi hanno compromesso gravemente molte aree agricole del Sud.


Se persino alla Camera di commercio si comincia a proporre dono e baratto, forse è urgente che ecologisti determinati ,e non compromessi con vecchie culture che non sanno rispondere a questi problemi, entrino nella politica e sappiano raccogliere molti voti.
Basta dunque fare distinguo e rivendicare i propri appelli e le proprie iniziative. Sui territori chi sono questi ecologisti pronti a candidarsi? In quale forma? Vogliamo farlo sapere a cittadine e cittadini che la consapevolezza del rischio ecologico e la cultura del limite la praticano ogni giorno e non ne possono più di vedere sprechi e scempi che producono debiti per tutti noi per i superprofitti di pochi, spesso legittimati sui territori da forze di destra e da forze di sinsitra?
Ragazzi e ragazze vogliamo considerarci uniti una volta per tutte di fronte alla drammaticità della situazione? Vogliamo promuovere da oggi tavoli che comprendano tutte le esperienze e tradurre subito la nostra consapevolezza in politica?

12 novembre 2010

1 commento:

  1. Anonimo09:45

    Sì, è veramente urgente fare un salto di consapevolezza ed unire ... tutti coloro che non vogliono solamente distinguere ... se stessi. Teniamo il punto, ce la possiamo fare.

    Piero

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