Con il cosiddetto “ federalismo demaniale” agli enti locali dovrebbe arrivare un bel tesoretto; agli italiani magari la svendita di qualche altro pezzo di “beni comuni” e magari una spalmata di cemento in più sul belpaese a seguito della vendita di beni ai privati ( quelli che possono permettersi di comprare, cioè quelli che pensano di guadagnarci..) . Isole, montagne, ex aeroporti, ex caserme, fari, piazze, palazzi storici, pezzi di montagne,di ferrovie , di acquedotti, campi di calcio, pezzi di spiaggie, rifugi, basi missilistiche. Il valore di inventario di tutto il patrimonio che diventa disponibile per le autonomie che potranno "scegliere" alcuni di questi beni con un progetto di valorizzazione, è di poco oltre i tre miliardi. Ma è chiaro che può diventare molto di più. Anche perchè a disposizione, a titolo gratuito, di Comuni, Province e Regioni c’è un patrimonio consistente di beni, messi nero su bianco dall’agenzia del demanio in un elenco al momento ancora provvisorio.
Roma la fa da padrona. C’è il museo di Villa Giulia, dal quale potrebbe essere sfrattata la famosa coppia di sposi Etruschi, presente in tutti i libri di storia dell’arte antica e il cui valore di inventario è poco più di quattro milioni e mezzo di euro. Sempre nella Capitale risultano a disposizione, tra gli altri, un immobile a piazza delle Coppelle, in pieno centro e attualmente in uso al Senato che vale oltre 22 milioni e mezzo di euro; l’Archivio generale della Corte dei Conti alla Bufalotta (quasi 67 milioni di euro); un complesso immobiliare (che risulta tra i più preziosi dell’intero faldone) a via della Rustica del valore di quasi 90 milioni di euro. In centro a Bologna c’è l’ex convento della Carità a 330mila euro, mentre a Trieste c’è l’Archivio di Stato (del valore di inventario di quasi 5 milioni di euro). A Genova c’è l’ex cinta fortilizia detta "Mura degli angeli". A Venezia è reso disponibile l’ex forte di Sant’Erasmo (quasi 7 milioni di euro).
C’ è anche il cinema: il fabbricato del cinema Nuovo Sacher di Nanni Moretti, stimato 4 milioni e mezzo di euro, l’intero Idroscalo di Ostia, dove morì Pier Paolo Pasolini, per circa 6 milioni e settecento mila euro di valore di inventario. In Puglia il faro di Mattinata sul Gargano, così come il vecchio faro di punta Palascia a Otranto, il faro Spignon di Venezia. Ma sono anche trasferibili pezzi di ex ferrovie come l’antico tracciato della direttissima Roma-Napoli fino a un pezzo del raccordo ferroviario a Briosco (in provincia di Milano). In lista anche acquedotti come quello di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli.
Le caserme fanno storia a sè con la "Difesa Spa" incaricata in primis (prima degli enti locali) della loro valorizzazione, nell’elenco del Demanio ce ne sono numerose, in particolare nelle zone di confine, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia. Ci sono gli isolotti in prossimità di Caprera ma anche l’isola di Santo Stefano vicino a Ventotene, ceduta’pezzo per pezzò dall’ex carcere all’attracco agli arenili; poi diversi terreni e fabbricati nell’isola di Palmaria vicino a Portovenere. Ma c’è anche un pezzo di spiaggia a Sapri come la ’spiaggia del lago di Comò di manzoniana memoria a Lecco. Non mancano aereoporti e basi: l’ aeroporto di Bresso (Milano), quello di Bagno Piana all’Aquila; l’ex base missilistica di Zelo in provincia di Rovigo e vari rifugi anti-aerei della città di Siena.
La grande svendita
di Antonio Cianciullo
Valorizzazione. E chi può essere contro la valorizzazione? Soprattutto quando si applica al patrimonio dei beni artistici e culturali. Peccato che, consultando il vocabolario del politichese, si scopre che la traduzione nel linguaggio comune di «valorizzazione» è «privatizzazione». E l’equazione «valore uguale privati» suona quanto meno azzardata. Ma così è. Così è in forza delle norme sul federalismo demaniale approvate dal Consiglio dei ministri del 20 maggio scorso. Ex forti, fari, isole (come l’isolotto di S. Stefano ), musei, monumenti storici possono passare dal demanio pubblico a quello degli enti locali. Con la clausola di una possibile vendita per ripianare il debito pubblico. Da una parte lo Stato sottrae alle Regioni e ai Comuni i finanziamenti necessari per far andare avanti i servizi di primaria necessità, dall’altra lancia una manciata di beni di famiglia per un saldo stagionale. Non suona come un buon affare né per lo Stato né per gli enti locali. Forse per qualcun altro.
(dal blog ecoLogica La Repubblica .it )
( consulta l'elenco dei beni in vendita regione per regione all'indirizzo: www.assoeco.it )
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