editoriale: che
succederà a Parigi ?
La Conferenza mondiale sul clima che si svolgerà a
Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre, chiamata COP 21 perché è il 21°
appuntamento annuale che fa seguito a quello inconcludente di Lima dell’anno
scorso, si preannuncia davvero calda. Non per la temperatura, che certo sale
lentamente e inesorabilmente grazie alle mancate scelte degli ultimi 20 anni,
ma perché si sta esaurendo lo spazio per propinare l’ennesimo bluff agli
abitanti del pianeta. Si tratta di capire se la rivoluzione necessaria, nella
mobilità, nell’agricoltura, nel modo di costruire le abitazioni, nel recupero
dei materiali, nelle grandi opere utili o inutili, nel pieno utilizzo virtuoso
di scienza e tecnologia, nella direzione intrapresa dai paesi emergenti
diventerà o no davvero il centro della discussione e soprattutto delle scelte
concrete dell’incontro di Parigi. Oppure se gli avvoltoi dello status quo, che
stanno calando su Parigi numerosi, ancora una volta svuoteranno l’incontro di
qualunque vera decisione significativa; sarebbe una scelta ormai così
intollerabile che più di uno fra i numerosi appelli mondiali resi pubblici in
queste settimane parla apertamente di una politica criminogena, i cui
ispiratori nel mondo economico-finanziario si assumono la responsabilità di
veri e propri crimini contro le generazioni più giovani e quelle future del
pianeta. Il 29 novembre in molti paesi
del mondo si svolgeranno centinaia di manifestazioni di protesta chiedendo che
ancora una volta da Parigi non escano
più insignificanti documenti ma scelte, obiettivi e impegni veri di tutela del
pianeta.
A questo
appuntamento sarà dedicato in prevalenza questo e il prossimo numero della
ECOLETTERA.
Speciale Clima - COP 21 - dicembre
2015 a Parigi
La
foto del giorno: il 29 novembre si manifesta in tutto
il mondo contro la distruzione del clima e per un radicale cambiamento nella tutela ambientale e sociale del
pianeta in previsione della Conferenza
mondiale sul clima ( COP 21 ) che inizia a Parigi il 30 novembre.
10 motivi per cui il patto sul clima sarà una
corazzata Potëmkin
La
coalizione ambientalista che protesterà alla COP 21 analizza il testo diffuso
dall’ONU che sarà la base del negoziato ONU sul clima.
Il testo base dell’accordo globale
sul clima, diffuso dalle Nazioni
Unite il 5 ottobre, è inaccettabile. Lo dice chiaro e tondo Maxime Combes, economista e membro di
Attac France, organizzazione che insieme a 350.org ha promosso l’appello contro i crimini climatici. Il testo, 10 pagine, è suddiviso in 26 capitoli:
molto più breve, dunque, delle bozze circolate dopo la COP 20 di Lima, tutte
intorno alle 80 pagine. Secondo Combes, un accordo basato su di esso metterebbe
in grave pericolo l’umanità, poiché non scioglierebbe i grandi nodi che da anni
bloccano l’azione dei governi sul riscaldamento
globale. L’economista e attivista ha spiegato il perché in 10 punti. «Per quanto incredibile possa sembrare – scrive Maxime Combes – gli
obiettivi di riduzione delle emissioni dopo il 2020 che gli Stati erano
invitati a rendere pubblici prima della COP 21 non fanno parte delle questioni
oggetto di negoziato. Tali obiettivi, oggi non vincolanti e in gran parte
inadeguati, non saranno rivisti al rialzo a seguito dei negoziati». La
somma di tutte queste promesse è molto distante dall’obiettivo dei 2
°C di aumento massimo della
temperatura media globale entro il 2100. Secondo tre differenti studi, il
termometro salirà di 2,7-3,5 °C. Lo
scarto fra gli obiettivi e le promesse non sarà oggetto delle trattative:
verranno solo discussi i metodi (spesso molto diversi) che ciascuno Stato ha
adottato per calcolare il proprio impegno sul clima. In pratica, spiega Combes,
«si negozia il contenitore, non il contenuto»... (da rinnovabili.it ) leggi
COP 21: firmato l'appello di
cardinali, patriarchi e vescovi di tutto il mondo
Cardinali, Patriarchi e Vescovi di
tutto il mondo, rappresentanti le istanze continentali delle Conferenze
episcopali nazionali, riuniti il 26 ottobre, in conferenza stampa presso la
Sala Stampa Vaticana, hanno siglato un appello rivolto a quanti negoziano la
COP 21 a Parigi, invitandoli a lavorare per l'approvazione di un accordo
sul clima. Ecco le conclusioni: In rappresentanza della Chiesa cattolica dei cinque continenti, noi
Cardinali, Patriarchi e Vescovi ci siamo riuniti per volere del segretario di
Stato della Santa Sede per esprimere, da parte nostra e per conto delle persone
che abbiamo a cuore, la speranza diffusa che dai negoziati della COP 21 di
Parigi emerga un accordo sul clima giusto e giuridicamente vincolante.
Avanziamo una proposta politica su dieci punti, formulata sulla base dell’esperienza
concreta delle persone attraverso i vari continenti e associando i cambiamenti climatici
all’ingiustizia e all’esclusione sociale dei più poveri e dei più vulnerabili
dei nostri cittadini. ( da unimondo.org
- fonte: Focsiv.it ) leggi
Fermate i crimini del clima: l’appello di 100 personalità globali
La società civile raccoglie le forze per farsi sentire alla COP 21.
Da Desmond Tutu a Vivienne Westwood, da Naomi Klein a Noam Chomsky, una
chiamata all’azione contro l’immobilismo dei governi sul clima . Cento voci per una chiamata globale sul clima:
attivisti, accademici, personalità provenienti dalla società civile di tutto il
pianeta hanno lanciato una call to action globale in vista della prossima
Conferenza delle Parti dell’ONU sul cambiamento climatico. “Siamo di fronte a
un bivio - si legge nell’appello
formulato dalla pubblicazione ‘Stop Climate Crimes‘, prodotta e diffuso dalle
ONG 350.org e Attac France... ..nonostante gli avvertimenti del mondo
scientifico, le lobbies dell’industria hanno rallentato il processo di
transizione della società contemporanea, che ancora si trova in mezzo al
guado..” prosegue l’appello. “ Decenni di liberalizzazioni del commercio e
degli investimenti hanno indebolito la capacità degli Stati di affrontare la
crisi climatica. Ad ogni passaggio, forze molto potenti, come le imprese
petrolifere, le multinazionali dell’agrobusiness, le istituzioni finanziarie,
gli economisti dogmatici, gli scettici e i negazionisti e i Governi alla mercé
di questi interessi, mettono i bastoni tra le ruote o propongono false
soluzioni. Ogni risposta concreta al cambiamento climatico minaccia il loro
potere e la loro ricchezza, l’ideologia del libero mercato e le strutture e i
sussidi che li sostengono e li giustificano».
( da rinnovabili.it ) leggi
Clima, teenager portano Usa in tribunale: “Non fanno abbastanza per
l’ambiente”
Giovani e
arrabbiati, gli adolescenti americani denunciano le politiche del governo. A
Washington l'iniziativa è stata presa da ragazzi tra i 10 e i 15 anni.
"Siamo noi quelli che dovranno vivere con gli oceani acidi, la temperatura
della terra sempre più calda e i ghiacci che si sciolgono". Sarà la loro
la generazione che più subirà gli effetti disastrosi dei cambiamenti del clima:
così i teenager americani portano in tribunale gli Stati Uniti e il governo
federale, accusati di distruggere il pianeta. ( da ilfattoquotidiano.it ) leggi
Il clima (e non solo) a Parigi
Il mondo
arriva decisamente impreparato al prossimo vertice di Parigi (Cop21). Se i ripetuti allarmi di tanti scienziati, e non solo
di quelli Ipcc (Intergovernmental Panel for Climate Change), ha fatto
breccia sulla parte più avvertita, ma non certo sulla maggioranza,
dell’opinione pubblica, inconsapevolezza
e irresponsabilità dominano a livello planetario l’establishment
politico. Il quale è stato sì edotto del problema e non può più far finta
di ignorarlo (anche se al suo interno le lobby negazioniste continuano a
esercitare una massiccia influenza); ma continua per lo più a trattare i
cambiamenti climatici, che sono già in corso, come tutti possono constatare, e
non riguardano solo un remoto futuro, come una “grana” di cui ci si deve
occupare quando viene messo all’ordine del giorno, e che richiede tutt’al più
qualche misura e qualche investimento ad hoc; non un cambiamento radicale, e in
tempi brevi, di tutto l’assetto non solo economico produttivo ma anche
sociale. ( Guido Viale da comune-info.net
) leggi
Energie rinnovabili: chi ne sminuisce la crescita?
L’Agenzia
internazionale per l’energia (Iea) creata nel 1974 è
diventata una fonte ampiamente rispettata di dati energetici e analisi di
scenari futuri. Ha una copertura mediatica enorme ed è come una bibbia per i
governi di tutto il mondo. Stupisce allora che quasi dormisse quando si
diffondevano inaspettatamente sul pianeta l’eolico e il solare.
La IEA da proiezioni sottostimate rinnovabili vs. realtà. Se ne è
scandalizzato un recente rapporto della Energy Watch Group (Ewg), un think tank indipendente con sede a Berlino.
Con estremo dettaglio sono state riportate le installazioni effettive e il
contributo alla produzione delle nuove fonti, che sono stati confrontati con le
proiezioni al ribasso dell’Agenzia. Come si può vedere, l’Iea continua ad
aggiustare le sue proiezioni di anno in anno, ma mai abbastanza da catturare la
realtà. Addirittura, Weo 2010 prevedeva 180 Gw di capacità installata in solare
fotovoltaico entro il 2024, senonché tale obiettivo è stato raggiunto nel mese
di gennaio del 2015. ( Mario Agostinelli
da ilfattoquotidiano ) leggi
Svezia, primo paese libero dal
petrolio
La Svezia
vuole diventare la prima nazione del mondo a diventare totalmente fossil-free.
L’ha annunciato il primo ministro Stefan Löfven alle Nazioni Unite. In concomitanza con gli imminenti incontri sul clima
di Parigi (Cop21), la Svezia ha annunciato di voler accelerare il suo
cammino verso le rinnovabili e contro i cambiamenti climatici. Per il 2016 hanno stanziato ben 546 milioni di
dollari solo per incentivare fonti non fossili nel paese. In questo momento le fonti fossili generano
il venti per cento dell’elettricità del paese, il resto viene da un mix di
fonti rinnovabili, in particolare dall’idroelettrico, e dal nucleare. Ma le
centrali nucleari chiudono perché ormai obsolete e gli svedesi hanno
deciso di non costruirne più di nuove. Non solo: in Svezia hanno già chiuso centrali a carbone. Si investirà di più in solare ed eolico,
ricerca di base ed infrastrutture, in aumento dei servizi di trasporto
pubblico, miglioramento dello stoccaggio di energia, di sistemi di isolamento
termico nelle costruzioni ed una rete elettrica più efficiente. Già nel
2016 gli stanziamenti per il solare aumentano del 800 per cento. ( Maria Rita D’Orsogna da comune-info.net ) leggi
Ecco quanto ci costano i rifiuti non differenziati
L’Italia non differenzia i suoi rifiuti e perde oltre un miliardo di euro.
A confermarlo l’analisi di Althesys sulle percentuali di raccolta differenziata
raggiunte dalle regioni italiane. Mentre la legge di stabilità del governo
Letta introduce nuove tasse sui rifiuti, uno studio di Althesys – società di
consulenza strategica che opera nel settore dell’ambiente – rivela che l’Italia
nel 2012 ha perso 1,2 miliardi di euro per i mancati benefici da raccolta
differenziata. Gli obiettivi di raccolta differenziata (Dlgs. 152/2006 “Norme
in materia ambientale”) prevedevano il raggiungimento del 65% di raccolta entro
il 31 Dicembre 2012. Le uniche due regioni ad aver raggiunto gli obiettivi
previsti sono Veneto e Trentino Alto Adige. Tutte le altre regioni hanno un
tasso di raccolta differenziata inferiore al 60%. Sicilia, Calabria, Puglia e
Molise sono le regioni con le percentuali di raccolta differenziata più basse.
Oltre alla perdita di 1,2 miliardi di euro si potrebbero sommare anche le
sanzioni previste dalla Commissione europea (28.090 euro da pagare ogni giorno
con il rischio di una ulteriore maxi multa da 256.819 euro per ogni giorno di
ritardo che il nostro paese accumulerà nel mettersi in regola). ( da ciaccimagazine.org ) leggi
L’agonia dei diritti umani in Messico
Il 26 settembre scorso si è celebrato l’anniversario
della scomparsa dei 43 studenti della scuola rural normal di Ayotzinapa un anno
fa, quando vennero attaccati i due autobus su cui viaggiavano gli studenti. In
occasione dell’anniversario, una moltitudine di manifestazioni sono state
organizzate in tutto il Messico ed in centinaia di città del mondo. La versione
ufficiale fornita dalla Procuraduría General de la República è stata infatti
seccamente smentita dall’inchiesta, durata sei mesi, del Grupo
Interdisciplinario de Expertos Independientes appartenenti alla Commissione
Interamericana per i Diritti Umani. Nel loro rapporto di 550 pagine presentato
lo scorso 6 settembre, hanno infatti sottolineato come non vi sia alcuna
evidenza scientifica della versione governativa che segnalava come gli studenti
fossero stati detenuti dalla polizia di Iguala e Cocula per poi essere consegnati
a sicari del gruppo di narcotrafficanti Guerreros Unidos. Questi avrebbero
condotto gli studenti alla discarica di Cocula dove li avrebbero assassinati
per poi darne alle fiamme i corpi. Le ossa sarebbero poi state sbriciolate e
gettate in un fiume. Nessuna traccia di ciò è però venuta alla luce. Il
rapporto degli esperti indipendenti sottolinea che per incenerire 43 corpi
sarebbero state necessarie 30 tonnellate di legna, con un rogo che sarebbe
dovuto durare per almeno 60 ore. La colonna di fumo si sarebbe levata fino a
300 metri di altezza, attirando l’attenzione delle località vicine. Niente di
tutto questo è invece accaduto ed il rapporto sottolinea come siano state fatte
sparire prove e gravi errori siano stati commessi nell’interpretazione dei fatti.
Quanto accaduto ad Iguala testimonia lo stato di agonia in cui versano i
diritti umani in Messico ( Michela Giovannini da unimondo.org ) leggi
L’Europa non finanzierà più la corrida
Il Parlamento europeo
ha deciso di eliminare i fondi destinati agli allevamenti di tori per la
corrida. Purghe e droghe, colpi sui reni con sacchi di sabbia, limatura delle corna
per amplificarne la sensibilità al dolore, trementina sulle zampe, vasellina negli
occhi e sulle mucose del naso, spilli infilzati nei testicoli. Queste sono solo
alcune delle torture cui vengono
sottoposti i tori prima di entrare nell’arena per partecipare a quello
che viene definito uno “spettacolo folkloristico e di interesse culturale”, la
corrida. Fino ad oggi queste torture, inflitte ad animali erbivori dall’indole
gentile e mansueta, venivano finanziate
con i contributi dei cittadini europei. Ogni anno infatti la Comunità
Europea stanziava ben 129,6 milioni di euro per gli allevamenti di tori da
corrida in Spagna, Francia e Portogallo. Mercoledì 28 ottobre, finalmente, è
arrivata la svolta. Con 438 voti a favore e 199 contrari, il Parlamento europeo ha approvato un emendamento che cancella i sussidi per
gli allevatori di tori da combattimento. (Lorenzo Brenna da lifegate.it ) leggi
VIDEO ARCHIVIO
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al festival:
Human – Dopo Home il nuovo, grande capolavoro di Yann Arthus Bertrand per 3 ore presenta in decine di interviste
commoventi le storie di persone nelle più diverse parti del mondo ed il loro
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10 Billion - Whats'on
Your Plate?
Nel 2050 la popolazione mondiale sarà di 10 miliardi di persone. Il
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cibo per tutti con uno sguardo analitico che spazia dalla produzione alimentare
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I custodi dell'acqua Nella
Carnia, remota area delle Alpi Orientali, l'intervento sulle risorse idriche
locali, dettato da interessi economici esterni, smuove il senso di attaccamento
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Il punto di vista del Gruppo
Cinque Terre:
ECOLETTERA del Gruppo Cinque Terre vi segnala ogni 15
giorni interventi, documenti, appuntamenti, rimandando ai siti del gruppo o ad
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