11 settembre 2022

Sicurezza batte welfare, c’era una volta la Svezia

Oggi al voto nell’incertezza. Gli ultimi sondaggi danno i socialdemocratici al 30%, mentre il partito di estrema destra dei “democratici svedesi” con il 21% potrebbe sorpassare per la prima volta i conservatori. La premier uscente, Magdalena Andersson, prova a giocarsi una proposta di “unità nazionale”

di Roberto Pietrobon *

C’erano una volta la socialdemocrazia svedese, Olof Palme, il welfare state più avanzato al mondo e la piena occupazione. Lontani ricordi di una Svezia che oggi al voto si presenta con molti problemi e con poche soluzioni. L’immagine del paese continua a poggiare su un equilibrio imperfetto dove lo Stato chiede, in termini di tasse e contributi ma restituisce anche, in termini di servizi e protezione sociale. In verità le diseguaglianze aumentano, mano a mano che ci si sposta, dai centri delle grandi città alle periferie o alle vaste contee della penisola.

LA MULTIETNICA e accogliente Stoccolma lascia il passo a quella dei sobborghi dove si registrano quotidiani episodi di criminalità che hanno portato a registrare nel 2021: 335 sparatorie, 112 feriti e 46 morti su una popolazione complessiva di 10 milioni di persone. Una media di 4 cittadini uccisi da arma da fuoco ogni milione di abitanti. La percentuale più alta di tutta l’Ue. Di fronte a questi dati, amplificati dai mass media e dalla politica, la vera polarizzazione nella campagna elettorale è stata tra chi proponeva la ricetta più convincente per contrastare questi fenomeni che coinvolgono, sempre di più, giovani e giovanissimi.

LA RISPOSTA di Sverigedemokraterna (democratici svedesi) è stata nel solco dell’estrema destra europea e americana indicando nei migranti le uniche cause della recrudescenza della criminalità (soprattutto giovanile) alla quale i socialdemocratici rispondono promettendo l’assunzione di 50 mila nuovi poliziotti entro il 2034 e norme più severe contro l’abbandono scolastico. I temi legati alla sicurezza hanno, quindi, dominato buona parte del dibattito politico tanto da polarizzare l’opinione pubblica sui due partiti: i socialdemocratici al 30% e i “democratici svedesi” al 21%. Dati registrati venerdì che, se confermati, rappresenterebbero un evento storico con il sorpasso dell’estrema destra sui conservatori, dati al 17%. L’ultimo sondaggio vede i due blocchi di centro sinistra e centro destra sostanzialmente alla pari con un vantaggio di qualche decimale e un solo deputato a favore di socialdemocratici, Partito della sinistra (8%), centristi (7,1%) e Verdi (4,5%) mentre, dall’altra parte, oltre ai conservatori e all’estrema destra i democristiani sarebbero al 5,9% e i liberali a 5,2%.

Lunedì la premier uscente, Magdalena Andersson, ha provato a giocarsi una proposta di “unità nazionale” con stanziamenti straordinari a favore delle imprese per fare fronte ai rincari delle bollette, determinati dagli aumenti sul mercato dell’energia più che dall’interruzione del gas russo. La Svezia importa da Mosca circa il 2% del fabbisogno nazionale, avendo tre centrali nucleari attive e molteplici impianti di produzione da energie rinnovabili oltre a quella proveniente dalla vicina Norvegia. La mossa della leader socialdemocratica le ha permesso un piccolo recupero senza, però, nessun indebolimento dell’estrema destra.

A SPOSTARE il dibattito sulle cause dell’aumento della criminalità giovanile ci ha provato, invece, il Vänsterpartiet (partito della sinistra) guidato dalla giovane e radicale Nooshi Dadgostar. Nooshi da quando ha assunto la leadership di V ha deciso di abbandonare lo storico atteggiamento subalterno alla socialdemocrazia incalzando, da sinistra, il governo a partire dal tema degli affitti sociali che, lo scorso anno, gli diedero molta visibilità e consenso. Consenso che la giovane leader di origine curdo iraniane ha giocato in campagna elettorale focalizzandosi sul superamento della “scuola di mercato” indicata come causa della divisione di classe tra le giovani generazioni e anche dei fenomeni di criminalità giovanile.

Anche i socialdemocratici hanno deciso, dopo anni di adesione acritica a quell’impianto, di promettere una revisione della legge del ’92. Scelta dettata, però, più dagli scandali finanziari che hanno interessato le scuole private piuttosto che dal modello educativo che hanno prodotto. Gli scenari ad oggi potrebbero quindi essere diversi: da una vittoria risicata di uno dei due schieramenti a una grande coalizione tra socialdemocratici e moderati. Tutte ipotesi che dovranno fare i conti con le urne che chiuderanno questa sera.

nella foto: Stoccolma, poliziotti davanti ai manifesti di Ulf Kristersson (Partito dei moderati) e Magdalena Andersson (socialdemocratici)

* da il manifesto – 11 settembre 2022

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