28 aprile 2024

Elettori: segnali di fumo dalla Basilicata

di Massimo Marino

Se c’è un aspetto positivo nella trafila di continue elezioni locali ogni due mesi, è che si comprende sempre meglio il pensiero degli elettori, travisato dalla litania di chiacchiere, sondaggi, previsioni pre e post voto che ci sommerge. I risultati di Sardegna, Abruzzo e adesso Basilicata risultano incomprensibili se ci fermiamo solo ai commenti dei media.

Dunque vediamo dai numeri veri cosa emerge dai risultati della Basilicata, che sono particolarmente significativi.

1)           Incredibilmente con la Basilicata le astensioni continuano ad aumentare: rispetto alle regionali  del 2019 sono ancora aumentate di ben 4 punti. Per i Presidenti i votanti non sono il 49,8% ( che comprende anche bianche e nulle ) ma 47,60% contro 51,49 del 2019 (-3,9%) cioè 282mila nel 2024 vs 296mila del 2019. Quindi altri 20mila votanti in meno considerato che allora c’erano 5mila votanti totali in più. Per le Liste sono il 46,50% contro 50,40 (13 liste vs 14 nel 2019 ). Cioè 53 elettori su 100 (contro 49 del 2019), non hanno votato per nessuno. Un dato davvero impressionante, che sovrasta tutte le chiacchiere su chi ha vinto e chi ha perso.

2)           Vi do una notizia: il CDX ( o se preferite il destra-centro dei soliti tre + listarelle di contorno ) ha perso voti, più di 10 mila (112mila nel 2024 contro 122mila del 2019 ). Grazie solo al sistema elettorale, non agli elettori, ha vinto quindi il “campo largo di CDX “ con i nuovi alleati di Calenda (Azione con 19 mila voti) e Renzi (Orgoglio Lucano con 18mila voti ). Da notare che i due da soli in Sardegna con Soru, altro diversamente PD, non avevano eletto nessuno e “ il campo giusto”, come lo ha chiamato Conte, ha vinto.

In Basilicata è rilevante in Azione il successo personale di Marcello Pittella (7200 preferenze oggi, 8800 nel 2019 ) fino a 5 anni fa Presidente della Regione come esponente di punta del PD, ( partito che fino ad allora aveva sempre governato la Basilicata negli ultimi decenni ), messo un po' di lato per qualche problema con la Giustizia.

Così il neo vincitore Bardi II ha vinto con 153mila voti contro 114mila voti del piddino Marrese  (CSX + 5stelle). Il Bardi I del 2019 aveva vinto con 125mila voti. In pratica con 283mila votanti e 286mila a casa i 38mila voti di Calenda/Renzi ( su 568mila elettori totali sono il 6 % ) grazie al sistema elettorale  sono risultati determinanti per dare al vincitore il 60% dei 20 seggi.

3)           La conclusione apparente che sembra  ovvia ma è sbagliata, è quindi quella che gli orfani di un PD “ piglia tutto e combina nulla” si ostinano a riproporre sulle varie reti dei media con crescente difficoltà di ragionamento: con questi sistemi elettorali ( quello delle Regioni, a turno unico, è il più aberrante)  chi fa il campo più largo  vincerebbe ( e chi se ne frega di cambiare qualcosa di serio). Peccato che non è così e la Sardegna lo smentisce: chi decide davvero sono le sterminate divisioni dell’astensionismo, in particolare di “ astensionisti militanti ” che a mio parere in Italia sono almeno un quarto del totale degli astensionisti ( cioè 5-6 milioni di elettori).

Il caso Sardegna, se ce ne era bisogno,  sembrerebbe proprio indicarci che non è così semplice. Il campo più largo o più stretto è solo un illusione ottica per gli allocchi. Milioni di elettori, delusi, incazzati o disperati, moderatamente ormai qualunquisti e a modo loro populisti non si concedono più a nessuno dei soliti noti. Non votano a destra (per fortuna), non votano a sinistra, se non sentono odore di novità vere non votano neppure 5stelle come hanno fatto in massa  fino al 2018. Da questo punto di vista “il campo giusto” di Conte mi è sembrato particolarmente azzeccato anche se non mi è chiaro quanti e quanto nel gruppo dirigente dei 5stelle hanno capito fino in fondo i segnali di fumo degli elettori e le conseguenze che ne derivano. L’idea che ci voglia una Alessandra Todde e il metodo sardo per vincere ad ogni appuntamento elettorale ( seppure oggi  per un pelo) fa impazzire tutti. Per primo l’intero CDX che ha ben chiaro di essere una minoranza di sbruffoni che sopravvive e vince  confidando sulla volontà prevalente nel PD di raggiungere l’obiettivo della eliminazione dei residui 5stelle, l’unica cosa che unisce tutte le sue componenti interne e i suoi fiancheggiatori nei media.

4) Invece di modificare gli indecenti sistemi elettorali del rosatellum e dei suoi fratellini nelle Regioni e nei Comuni, anche il PD e i suoi gregari ( verdi, sinistra, radicali ) dalla estinzione definitiva del grillismo immaginano di riprendere un po' di ossigeno per  respirare. Per governare quando e con chi non è dato sapere.

Penso da  tempo che la formuletta per produrre una alternativa nel nostro paese sia ormai quella del proporzionale con soglia alta che porti al 20/20/10 (20% al PD, 20% a 5stelle o suo successore, 10% ai rossoverdi o verdirossi  (che è quello che potenzialmente si esprime nella società italiana ma è soffocato da sistemi elettorali e leader sciagurati ).

Se continuiamo a stare invece dentro l’attuale schema di gioco, una visione miope ed autolesionista dei gruppi dirigenti ma drammatica per il paese,  a me sembra evidente che ci terremo la Meloni, e la schiera di suoi alleati vecchi e nuovi che compongono il CDX, per i prossimi 15-20 anni. Le imminenti elezioni europee sembrano confermare il mio lagnoso pessimismo visto che si rischia che ben 5 liste, nessuna di centrodestra, possano restare sotto il quorum del 4% (AVS di Fratoianni/Bonelli, Azione di Calenda, Stati uniti di Europa di Renzi/Bonino, Pace e Terra di Santoro, Libertà di Cateno De Luca e altri ).

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Non si può affidare a piccoli manipoli di portatori di voti i destini del paese, consegnarsi a piccoli gruppi rappresentanti di grandi interessi privati e a volte anche pubblici, simulando che tutto sia normale gioco democratico. Visto che ormai stabilmente questo schema lascia fuori più della metà degli elettori a gradi diversi estranei ad un gioco evidentemente truccato che esclude qualunque vero progetto di cambiamento. Per la verità ci sarebbe da chiedersi cosa sarebbe cambiato in Basilicata se invece di un CDX allargato avesse vinto un CSX annacquato dagli amici di Renzi e Calenda. Sarebbe davvero bastato l’eventuale cambio di faccia del Presidente per offrire (ad esempio sulla sanità, sull’assetto energetico, sulla mobilità, sulla precarietà ) una alternativa alla Regione ?

Confermo quanto ho più volte sostenuto: almeno al momento non c’è nessuna onda nera ne vento di destra nel nostro paese. Ci sono ovvi rimescolamenti interni ma continua a governare una minoranza che vince per mancanza di alternative convincenti che portano ad una anomala valanga di astensioni. Il CDX ha avuto il voto di 24 elettori su 100 alle Politiche del settembre 2022  e stragoverna solo grazie ai collegi uninominali inventati dal rosatellum piddino. Il Bardi II della Basilicata governerà con il voto di 22 elettori su 100 delle liste di CDX che diventano 27 su 100 con i voti del duo Renzi/Calenda.

Per comprendere i segnali di fumo che il popolo delle astensioni invia è necessario comprendere la condizione ed il ruolo del M5Stelle. Sono convinto che oggi i sondaggi sovrastimino di molto, al contrario del passato, il voto attuale previsto per i 5stelle. La Basilicata conferma la mia convinzione. I 4 sondaggi ufficiali nella Regione davano ai 5stelle  il 9,8/16/15,9/11 %. Dopo mesi di controversie e l’accettazione alla fine per sfinimento del candidato proposto dal PD, i 5stelle hanno ottenuto il 7,7 % ( 20mila voti contro i 58mila delle regionali del 2019 e i 139mila delle Politiche del 2018 ). 

Al contrario degli altri partiti, che per lo più si presentano e vengono finanziati  come aggregati portatori di interessi ristretti ma ben rappresentati e sostenuti dai media e da storici apparati organizzati, garanti della sostanziale immobilità dei rapporti di forza nella società, il M5Stelle conserva ancora una potenziale enorme elasticità nella rappresentanza ( in particolare nelle periferie, nel precariato, fra i giovani elettori, fra le donne). Questa può variare facilmente dal 5 % al 30% a seconda del territorio, della credibilità delle figure, degli obiettivi, delle alleanze e del percorso preelettorale  che determinano il grado di partecipazione o astensione in ogni scadenza. Detto in sintesi un M5Stelle in funzione di gregario in più al PD come altri, senza garanzie sulle persone, i ruoli e gli impegni che si mettono in corsa, ha scarso interesse fra molti elettori. Questi non dimenticano facilmente il deludente approdo al governo Draghi, il trasformismo e la scissione Di Maio, il ruolo di guastatori di Renzi, Calenda e buona parte del PD. Hanno abbandonato in massa i 5stelle ma in gran parte non hanno cambiato voto e si rifugiano in un deluso spazio di astensionismo militante.

Se oggi non abbiamo il Salario minimo come nel resto di Europa, un decente Reddito di Cittadinanza rivisitato e controllato, l’avvio di una credibile ed accettabile Transizione ambientale, una Giustizia giusta ed efficiente, molti hanno chiaro che non dipende certo dalla Meloni che ha solo seguito e potenziato l’onda di ostilità di altri verso qualunque percorso riformatore di alternativa sociale e ambientale.     

Il M5Stelle nella versione 2.0 di Conte viene a volte accusato di trasformismo perché avrebbe governato prima con la Lega poi con il PD. Accecati dalla vetusta logica bipolare, dove due poli dovrebbero giustificare la propria esistenza simulando uno scontro per rappresentare in gran parte gli stessi interessi, sostenendo le stesse regole elettorali in un paese che è tutto tranne che bipolare, l’esistenza dei 5stelle spariglia le carte. Nessuno si sognerebbe in Germania di accusare di trasformismo i Verdi o i Socialdemocratici che governano normalmente  con interlocutori diversi il paese e i singoli  Lander a seconda dei rapporti di forza, indicati prima dagli elettori, proponendo dopo un programma vero di legislatura di compromesso con una perfetta rappresentanza proporzionale e fenomeni di trasformismo molto rari. 

Vivo in una Regione dove la Giunta regionale di cdx e quella del capoluogo di csx potrebbero senza grandi difficoltà unirsi, tanto è difficile percepirne le differenze sulle questioni decisive ( clima, sanità, trasporti, precarietà, trasparenza). Ne sanno qualcosa i tanti comitati e movimenti che trovano ben pochi  interlocutori nelle istituzioni locali. E che le istituzioni contino nella vita delle persone me lo ricorda anche una singolare notizia uscita pochi giorni dopo il voto della Basilicata: secondo l’ undicesima edizione del Rapporto sul Benessere equo e sostenibile di ISTAT (Bes)  l’ aspettativa di vita in buona salute è di 14 anni in meno in Basilicata ( e in Calabria)  rispetto a Bolzano.  

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