Repubblica
ceca, 1989-2019. Anniversario divisivo nel trentennale della Rivoluzione. Anche
tra giovani e non. I vertici governativi preferiscono celebrarlo a Bratislava
di
Jakub Hornacek *
La
Repubblica Ceca e la Slovacchia ricordano il trentesimo anniversario della
Rivoluzione di Velluto, il crollo del regime del partito unico comunista in
Cecoslovacchia. Simbolo di una riacquistata libertà, l’anniversario, celebrato
ieri e oggi, è divenuto un terreno di scontro politico e di protesta contro il
premier Andrej Babiš e il presidente Miloš Zeman.
Puntando
sulla forza d’attrazione dell’anniversario, il comitato di studenti e cittadini
«Un milione di attimi per la democrazia» ha convocato sulla piana di Letná a
Praga una nuova manifestazione contro il premier Babiš. Come a giugno scorso
all’appello hanno risposto in circa duecentomila.
A SCENDERE
IN PIAZZA sono state soprattutto le
generazioni della Rivoluzione di Velluto. Si tratta di quaranta-cinquantenni
delle classi medie, tendenzialmente liberali e di centro-destra, che vedono in
Babiš non solo un premier in pieno conflitto d’interessi ma soprattutto l’ex
funzionario comunista (e forse agente della polizia segreta), che ha
riconquistato il potere grazie alla sinistra e ai comunisti. Quest’ultimi
infatti esprimono un appoggio esterno al governo Babiš rientrando di fatto nel
recinto della maggioranza governativa.
I giovani
organizzatori del comitato «Un milione di attimi per la democrazia» hanno
lanciato un ultimatum al premier. «Entro la fine dell’anno revochi il mandato
alla guardasigilli Benešová e venda la sua holding Agrofert o lasci la
poltrona» ha lanciato dal palco uno dei volti del movimento, Mikuláš Minár.
Un elemento
particolarmente critico è il fatto che il premier, secondo o terzo uomo più
ricco del paese, possieda tramite la Agrofert una parte rilevante della carta
stampata. Babiš per altro non è il solo oligarca ad essere proprietario di
media. Negli ultimi anni praticamente tutta la stampa ceca è passata dalle mani
di grandi gruppi editoriali esteri, che erano editori puri, a miliardari
locali. Finiscono invece in secondo piano le vicende giudiziarie del premier,
dato che i pubblici ministeri hanno archiviato la posizione del premier in un
affaire di malversazioni dei fondi europei.
Un altro
punto di scontro tra il governo e l’opposizione di piazza è il rapporto di
alleanza e subordinazione tra il premier e il presidente della repubblica Miloš
Zeman. «Il presidente non rispetta la Costituzione», attacca Minár che critica
la condotta di Zeman. Il presidente è entrato diverse volte nelle prerogative
del premier rifiutandosi di nominare alcuni ministri in pectore. Ma oltre a
questi sgarbi istituzionali, Zeman è malvisto, se non odiato, da una parte
della popolazione per la sua politica estera aperta alla Russia e alla Cina. In
realtà, la permanenza della Repubblica Ceca nell’alveo della Nato non è minimamente
messa in discussione, tuttavia una parte del mondo liberale ceco è insofferente
a ogni dubbio espresso sulla politica estera e sull’appoggio incondizionato a
Nato, Usa e Israele.
PER EVITARE
SCONTRI e contestazioni diretti, i vertici
del potere governativo ceco hanno optato per festeggiare l’importante
anniversario della Rivoluzione di Velluto a Bratislava. Questo esilio
celebrativo mostra come l’anniversario stia diventando sempre più una “data di
parte”, cui fa riferimento esclusivamente il variegato mondo liberale.
Oltre a
queste diatribe, che interessano soprattutto le persone dai quarant’anni in su
(e i giovani vecchi), tra le giovani generazioni sta emergendo un approccio del
tutto diverso. Ne è esempio l’occupazione della Facoltà di Filosofia dal 12 al
14 novembre, che ha ripreso un certo spirito della rivoluzione studentesca
senza farne però un santino da venerare o dissacrare. Le attività nei tre
giorni sono state fortemente incentrate sui temi dell’ecologia, della
democrazia e sulla difesa delle università dalle indebite influenze delle
imprese e del capitale privato.
«PER I
GIOVANI sotto i trent’anni la Rivoluzione
di Velluto è un fatto storico compiuto» sottolinea il sociologo Martin Buchtík.
Da ciò deriva anche una differente percezione delle priorità: mentre la
generazione dei padri si crogiola nei vecchi fantasmi di espansionismo russo e
di ritorno al potere dei comunisti, le giovani generazioni hanno tutt’altri
problemi, come l’accesso alla casa o la consapevolezza dei rischi globali. Pure
gli orientamenti di valore sembrano molto diversi. Mentre le generazioni che
hanno beneficiato direttamente della spinta della Rivoluzione di Velluto
venerano le libertà economiche, la proprietà privata e la possibilità di fare
quel che si vuole, le generazioni più giovani hanno un approccio molto più
critico. Non sorprende quindi che negli ultimi mesi si siano moltiplicati i
sospiri dei vecchi leader studenteschi, che non si riconoscono più nell’odierna
gioventù diventata più di sinistra, verde, perfino comunista. Il tempo sembra
cominciare a riequilibrare lo spostamento a destra, che aveva caratterizzato le
generazioni della Rivoluzione di Velluto.
Nella
foto: La manifestazione alla piana di Letná a Praga
*
da il manifesto – 17 novembre 2019
Nessun commento:
Posta un commento