di
Francesco Erspamer *
Dario
Franceschini ha ribadito che “per il Pd non è tollerabile tenere un minuto di
più persone in mare”. Giustamente: i democratici pensano alle regionali in
Emilia e devono giocare il ruolo che li qualifica, quello del globalismo buono,
compassionevole, impegnato nella costruzione di un mondo omogeneizzato
dall’individualismo, senza Stati e confini, senza tradizioni (and no religion
too, alla John Lennon), solo virtualità e consumi. Di fronte a tale nobile
ideale tutto il resto diventa secondario, corruzione inclusa (non solo nel
senso di mazzette e favoritismi, soprattutto in quello di docilità nei
confronti delle lobby e della multinazionali); basti leggere le continue lodi
del New York Times, di CNN e della stampa internazionale in genere. Badate: si tratta
di un progetto legittimo, che non solo deve poter essere perseguito in quanto
condiviso da milioni di italiani ma che è anzi utile in quanto il dissenso è
l’essenza della democrazia. Per gli stessi motivi è legittima e utile la
posizione opposta, di chi rifiuta le migrazioni incontrollate.
Il
problema è che il M5S viene così a trovarsi in mezzo al guado, schiacciato fra
l’ideologia piddina dell’accoglienza e quella leghista del rifiuto. Tertium non
datur: quando il manicheismo impone le sue dicotomie (bene/male, vero/falso,
giusto/sbagliato), chi non ne sceglie una, perde sempre. A chi credete che
verranno attribuiti il merito e il biasimo per lo sbarco dei 104 della Ocean
Viking (di bandiera norvegese e gestita da una ONG con sede in Francia)? Non al
governo nel suo insieme: il merito al Pd e il biasimo al M5S. Per cui altri
voti compassionevoli si sposteranno dal M5S al Pd e altri voti intransigenti
dal M5S alla Lega. È un nodo che va sciolto o tagliato. Ecco dunque le
priorità:
1)
Uscire dall’ambiguità. Ripeto: in questo momento una posizione intermedia,
moderata e ragionevole, è impraticabile a livello retorico (a livello di azioni
concrete ci sono margini) per un partito populista; può funzionare solo per
partitini, come quello personale di Renzi, che non cerchino consensi di massa
ma facciano gli interessi di specifiche clientele. Alla richiesta di
Franceschini, Di Maio non avrebbe dovuto rispondere in maniera articolata, come
ha fatto (“dire che l’Italia non può farsi carico di tutti i migranti non può
diventare motivo di vergogna”); la gente non parla così. Avrebbe dovuto porre
un veto. Poi, Conte e il Viminale avrebbero potuto decidere altrimenti, ma fra
le veementi proteste dei pentastellati e le loro minacce di abbandonare il
governo (cosa da non fare ma da minacciare, sperando che sia il Pd a rompere).
Oppure il M5S passi la leadership a Roberto Fico e scelga un terzomondismo alla
Boldrini; a mio parere sarebbe un grave errore però meno dannoso, nel medio e
lungo termine, degli attuali tentennamenti.
2)
Diventare capace di comunicazione e propaganda. Tutto quanto detto nel punto
precedente non ha senso se il M5S continuerà a subire passivamente la
sistematica disinformazione liberista e non sarà in grado di far conoscere i
propri programmi e successi. Perché credete che ogni movimento rivoluzionario
del passato per prima cosa si dotasse di un giornale? Perché credete che tanti
militanti antifascisti rischiassero la vita per stampare e diffondere la stampa
clandestina? Perché l’obiettivo inziale di ogni insurrezione o golpe erano le
sedi dei quotidiani, le tipografie, i centri telefonici e radiofonici? Ben più
di allora la guerra politica oggi si combatte attraverso i media: chi non ne
controlla una parte non solo non potrà mai fare delle riforme significative e
profonde, per non dire una rivoluzione, ma neppure sopravvivere.
*
da www.controanalisi.wordpress.com - 30
ottobre 2019
( la pubblicazione dell’intervento
non comporta la totale condivisione )
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