A tutto
golpe. Avvio di un dialogo tra tutte le forze del Pacto de Unidad, l’alleanza
nazionale dei movimenti di base a sostegno di Morales
IN BASE ALL’ACCORDO tra il Mas, la
Unidad Demócrata e il Partido Demócrata Cristiano, arrivato dopo diversi
giorni di negoziati, l’Assemblea legislativa plurinazionale eleggerà, entro il
termine di 20 giorni dall’approvazione del regolamento, i nuovi sette membri
del Tribunale supremo elettorale (Tse) – di cui almeno tre saranno donne e
almeno due di origine indigena o contadina -, i quali avranno poi 48 ore di
tempo per definire la data delle nuove elezioni. Non prima, comunque, di
quattro mesi, per consentire una revisione approfondita delle iscrizioni alle
liste elettorali. Tutte le organizzazioni politiche potranno prendervi parte,
presentando candidati che non siano stati già eletti in maniera continua per
due mandati. Una norma, questa, che esclude dunque ufficialmente dalla
prossima competizione elettorale Evo Morales e Álvaro García Linera.
«È PREVALSO IL BENE SUPERIORE: quello di
garantire nuove elezioni, con un nuovo Tse e una totale trasparenza», ha
dichiarato la presidente del Senato Eva Copa. Un accordo è stato raggiunto
anche tra il governo de facto e le organizzazioni sociali, per l’avvio di un
dialogo che vedrà impegnate tutte le forze del cosiddetto Pacto de Unidad,
l’alleanza nazionale dei movimenti di base a sostegno di Morales, allo scopo
di promuovere la pacificazione del paese. E l’effetto si è subito fatto
sentire, con la rimozione di diversi blocchi stradali e la ripresa della
distribuzione di gas e benzina nella capitale. Sono invece ancora in corso i
negoziati sui temi delle violenze e degli abusi da parte delle forze di
sicurezza e delle garanzie richieste dal Mas riguardo alla persecuzione contro
i propri parlamentari e dirigenti. Ma se, al riguardo, è stata decisa la
creazione di una commissione speciale che dovrà analizzare la questione caso
per caso, al momento i segnali non sembrano molto buoni, considerando non solo
l’arresto del vicepresidente del Mas Gerardo García e il mandato di cattura
per l’ex ministra della Cultura Wilma Alanoca, ma anche la denuncia per
terrorismo e sedizione presentata dal governo dell’autoproclamata Jeanine Áñez
contro l’ex ministro della Presidenza Juan Ramón Quintana e contro Evo
Morales.
IL QUALE, DAL MESSICO, denuncia la
persecuzione giudiziaria nei confronti suoi e di altri dirigenti del Mas,
mentre «per i nostri 30 fratelli assassinati in Bolivia non vi sono né
indagini, né responsabilità, né arresti». E dopo il suo annuncio sulla
creazione di una Commissione della verità composta da «personalità
internazionali» con l’obiettivo di verificare se «davvero vi siano stati
brogli» durante le elezioni di 20 ottobre, scende in campo anche il Centro Estratégico
Latinoamericano de Geopolítica (Celag) chiedendo all’Organizzazione degli
stati americani di rendere finalmente pubblici i risultati definitivi della
sua verifica sul processo elettorale. Perché, dopo almeno tre diversi rapporti
tecnici – tra cui quello di Walter Mebane, uno dei principali esperti di frode
elettorale al mondo – che hanno attribuito a Morales un vantaggio realmente
superiore di 10 punti rispetto a Carlos Mesa, anche il Celag conclude che la
sintesi preliminare offerta dall’Osa «non presenta alcuna prova di brogli».
Nella foto: manifestazione in solidarietà con Morales
attaccata dalla polizia
* da il manifesto - 24 novembre 2019
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