Oggi (
domenica) elezioni legislative. Oggi sette milioni di tunisini eleggeranno il
nuovo Parlamento 15mila candidati (per 1.592 liste) concorrono per 217 seggi.
Ma il ballottaggio presidenziale polarizza la società civile
di
Matteo Garavoglia *
In Tunisia,
nel giorno delle elezioni legislative che devono disegnare il nuovo parlamento,
il vero arbitro delle sorti del Paese che rischia di presentarsi sfaccettato
per la formazione di un governo stabile, l’attenzione è già rivolta al secondo
turno delle elezioni presidenziali tra due candidati che hanno fatto della
lotta al vecchio sistema il loro cavallo di battaglia. L’appuntamento è fissato
per il 13 ottobre.
ESATTAMENTE
UN MESE prima, nella giornata della
chiusura della campagna elettorale per le presidenziali, i sostenitori di Nabil
Karoui si sono dovuti accontentare di acclamare il loro leader attraverso i
cartelli elettorali e i comizi dei rappresentanti del partito Au cœur de la
Tunisie su un palco posizionato di fronte alla stazione dei treni di Tunisi.
Karoui,
infatti, dal 23 agosto si trova in carcere con l’accusa di frode fiscale e
riciclaggio in un processo partito dall’inchiesta dell’organizzazione non
governativa I Watch nel 2016. 56 anni, aria rassicurante, capello bianco tirato
all’indietro e un viso riempito da piccoli occhiali rotondi, Karoui ha saputo
convincere i tunisini conquistando il secondo turno delle presidenziali con il
15,6% delle preferenze.
PROPRIETARIO
DEL CANALE televisivo privato più importante
del Nord Africa, Nessma TV, e fondatore di un’associazione di beneficenza con cui
si è fatto largo nelle sacche più povere del Paese, in Tunisia è conosciuto
anche come il «Berlusconi tunisino». Il 13 ottobre sfiderà Kais Saied,
professore universitario e costituzionalista, famoso per le sue posizioni
ultraconservatrici a favore della pena di morte e contro il mondo Lgbtqi. Si è
guadagnato il ballottaggio con il 18,4% dei voti grazie a un tour elettorale
sobrio e posato che gli è valso il soprannome di «Robocop».
Grazie alla
sua forte presenza mediatica e una campagna contro la vecchia classe politica
rappresentata dal partito islamista Ennahda e da Nidaa Tounes, partito dell’ex
presidente Beji Caid Essebsi, Karoui ha vinto il premio per il candidato più
populista di queste elezioni. Dalle dichiarazioni di uno dei suoi referenti
politici più vicini, Samy Achour, il nemico cui rivolgere la colpa è chiaro fin
da subito: «A imprigionarlo sono stati il capo di governo (Youssef Chahed, ndr)
ed Ennahda. Non vogliono lasciare il potere e non conoscono lo spirito della
democrazia. Hanno ancora un’ottica dittatoriale e non hanno capito nulla della
rivoluzione, è il popolo che decide».
LE AMBIZIONI
POLITICHE di Karoui non sono recenti ma
risalgono a quattro anni fa: «A partire del 2015 è stato chiaro che avesse in
mente un obiettivo politico e che voleva il potere – spiega Thameur Mekki,
caporedattore del giornale indipendente Nawaat Press – A oggi non è ancora
stato condannato ma io sono sicuro che le accuse siano fondate. Non ho alcun
dubbio sull’influenza diretta del capo di governo sull’inchiesta per farlo
arrestare esattamente prima dell’inizio della campagna elettorale». Karoui, ben
conscio della sua influenza nel Paese, ha spesso usato il suo canale televisivo
Nessma TV per diffamare chiunque potesse porre un ostacolo davanti a lui.
Come è successo
ad Al Bawsala, un osservatorio democratico nato nel 2011 che controlla
l’operato del parlamento e il processo di applicazione della costituzione: «Al
Bawsala con Karoui ha dei precedenti importanti a livello personale – afferma
Nesrine Jelalia, la presidente – Vorrebbe che noi avessimo paura di uscire di
casa la mattina. Ha detto che vorrebbe mandare delle persone nei bar, prendere
le fatture e mostrarle alla televisione per dimostrare che beviamo alcool con i
soldi dell’associazione. Questo è stato detto in una delle riunioni di
redazione di Nessma. Noi abbiamo deciso di non concedere più nessuna
dichiarazione alla sua televisione ma eravamo anche contrari all’emendamento
della legge elettorale mirata a escluderlo perché il timing era sospetto. Per noi
però resta un mafioso, un esperto di diffamazione e disinformazione».
«È UN UOMO
PRONTO A TUTTO per
eliminare i suoi nemici, so fino a che punto se ne frega della libertà
d’espressione, non solamente attraverso la sua televisione per lanciare una
campagna di linciaggio contro I Watch o per le tre denunce che ha depositato
contro di me», aggiunge Mekki. Nel corso delle settimane Karoui è stato anche
accusato di avere fatto un uso strumentale della sua associazione di
beneficienza per raccogliere voti.
Un’accusa,
questa, che Samy Achour rispedisce al mittente: «È falsa. Dopo la morte di suo
figlio in un incidente stradale ha deciso con la sua famiglia di aiutare il
popolo di Dio. Hanno voluto fare un gesto di bontà verso i più umili. Karoui ha
aiutato queste persone come neanche lo Stato ha mai fatto. Io l’ho visto coi
miei occhi, sono state loro a chiedergli di presentarsi alla presidenza della
Repubblica e lui rispondeva di no. E loro lo imploravano dicendo che era il
solo ad averli compresi».
«IN TUNISIA SIAMO
PASSATI direttamente dalla dittatura
all’era dei populismi. Non siamo riusciti a costruire una vera identità
democratica», conclude Mekki.
Il popolo tunisino assisterà dunque a una vibrante sfida Robocop vs Berlusconi. Se dovesse vincere il secondo, Tunisi conoscerà il primo vero cortocircuito istituzionale della sua breve storia democratica: un presidente della Repubblica eletto in carcere.
Il popolo tunisino assisterà dunque a una vibrante sfida Robocop vs Berlusconi. Se dovesse vincere il secondo, Tunisi conoscerà il primo vero cortocircuito istituzionale della sua breve storia democratica: un presidente della Repubblica eletto in carcere.
* da il
manifesto 6 ottobre 2019
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elezioni in Tunisia
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