Nel
frattempo, le acque in casa M5S non si placano ed è Gianluca Ferrara,
capogruppo M5S in Commissione Esteri a dirsi stupito delle dichiarazioni di
conferma dell’intero programma. «Il M5s – ricorda- ha sempre criticato questo
programma militare. Un progetto insostenibile che molti Paesi, Usa compresi,
hanno già tagliato. Una rinegoziazione è doverosa anche da parte dell’Italia.
Confidiamo – conclude – che il nostro premier farà la scelta giusta». Era
stato, due giorni fa sempre dalle colonne del Corriere della Sera, il senatore Stefano
Lucidi, tra l’altro anche tesoriere dei 5 Stelle, a far presente di essere
ancora su quelle posizioni di contrarietà tout
court e a insistere come sulle clausole e penali del programma dei
caccia multiruolo della Lockheed Martin quanto meno bisognerebbe “vedere le
carte, aprire i cassetti” per capire se e quanto il programma sia
effettivamente rinegoziabile.
In
casa Leu l’argomento è di quelli incandescenti, di cui non fa piacere parlare,
anche perché non c’è nessuno a seguire i giochi nella commissione Difesa. E
poi perché, se è vero che l’imperativo è non mettere a rischio ulteriormente
questa fragile maggioranza, non si può dimenticare che per anni
dall’opposizione la sinistra ha sempre appoggiato la pluridecennale campagna
per l’azzeramento del costoso programma varato da Romano Prodi nel 1998 per la
sostituzione dei vecchi Tornado con i nuovi cacciabombardieri a controllo Usa.
Tant’è che Giulio Marcon, ex capogruppo alla Camera di Sinistra ecologia e
liberà nella passata legislatura, è ora portavoce della campagna «Stop F-35 –
Taglia le Ali alle Armi» promossa da Sbilanciamoci, Rete della pace e Rete
Disarmo, e non si fa problemi a tornare a esprimere una «forte preoccupazione
per le notizie di queste ore» relative alle rivelazioni sull’impegno preso da
Conte con Pompeo. E a chiedere un’audizione parlamentare urgente per spiegare
le molte criticità dell’incauto acquisto chiavi in mano. A confermare
l’impegno politico a favore dell’azzeramento dei contratti per l’acquisto dei
cacciabombardieri, in conformità con ciò che prescrive l’articolo 11 della
Costituzione è anche Nicola Fratoianni di Sinistra italiana/Leu. “Fermo
restando la nostra posizione per la cancellazione totale di questa spesa, è
necessario sapere quali impegni siano stati assunti, quali possono essere
disdetti senza penali e soprattutto sarebbe fondamentale che non se ne
assumesse di nuovi, cercando quanto meno di rinegoziare al massimo quelli
passati”, dice Fratoianni.
Nettamente
di altro segno è la posizione del Pd, da sempre sponsor dell’operazione F35 –
iniziata da Prodi e proseguita da D’Alema e alla fine da Gentiloni, oltre che
da Berlusconi – affidata alle parole di Lia Quartapelle, capogruppo in
commissione Esteri, che da Kiev ricorda come “in passato siamo riusciti a non
ridurre il numero degli F35 sotto i 90 e restiamo sulla posizione che non si
torna indietro sugli impegni presi tra alleati e questo però deve valere sia
per noi sia per gli Stati uniti riguardo ai contratti”. Insomma, niente
acquisti a scatola chiusa. Neanche in cambio di dazi più leggeri su parmigiano
e olio: i cacciabombardieri alla fine non sono pomodori pelati.
* da il manifesto 8 ottobre 2019
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