Redazione
QualEnergia.it (16 ottobre 2019)
Il consiglio d’amministrazione della
Banca europea per gli investimenti ha posticipato a novembre il voto sulla
nuova strategia per cessare i prestiti ai progetti nel gas, carbone e petrolio.
Diventa
sempre più sfuggente l’idea di trasformare la Banca europea per gli
investimenti (BEI) in una “banca del clima”, idea che era stata rilanciata da Ursula von
der Leyen prima ancora di essere nominata al
vertice della nuova Commissione Ue. Tutto è rinviato presumibilmente
alla metà di novembre, quando si riunirà di nuovo il consiglio
d’amministrazione della BEI, formato dai rappresentanti dei vari Stati membri e
della Commissione europea. Il voto sulla futura politica d’investimento
era previsto nella riunione di ieri, martedì 15 ottobre, ma alcuni paesi –
Germania e Polonia in prima linea – hanno spinto per posticipare la
decisione. Da diversi mesi la BEI sta valutando di adeguare le sue attività
finanziarie alla lotta globale contro il cambiamento climatico.
Lo scorso
luglio era circolata una bozza della nuova
strategia per gli investimenti nel settore
energetico (EIB Energy Lending Policy), che stabiliva di non prestare
più denaro dal 2020 a chi investe in progetti che riguardano i
combustibili fossili compreso il gas (con qualche eccezione, ad esempio per
il “green gas”), in modo da concentrare ogni sforzo economico della banca verso
le fonti rinnovabili. Ma qualche paese ha iniziato a storcere il naso, convinto
che il gas manterrà un ruolo determinante per diversi anni nel mix
elettrico europeo e che in definitiva sia necessario continuare a investire in
questa risorsa fossile per uscire dal carbone, e garantire allo stesso tempo la
stabilità e sicurezza delle forniture energetiche per il nostro
continente; qui un nostro
approfondimento sulla diatriba:
il gas è un “ponte” o un “muro” per le rinnovabili? Così quella bozza di luglio
è stata ritoccata in vari punti; in particolare, si è proposto di lasciare la possibilità
di finanziare progetti nelle fonti fossili con tecnologie per
“abbattere” le emissioni di CO2, quindi sostanzialmente tecnologie CCS (Carbon
Capture and Storage).
Insomma c’è
chi preme per annacquare la strategia del “no” alle fonti fossili. Che il gas
ci serva per sostituire il carbone è una posizione sostenuta anche
dall’Italia; secondo le ultime informazioni riportate dall’agenzia Reuters, il
nostro è tra i paesi contrari allo stop totale dei finanziamenti BEI al gas.
Intanto le associazioni
ambientaliste hanno criticato la decisione di rinviare il voto a
novembre. Secondo Oil Change International (traduzione nostra del post
in inglese su Twitter), “se la BEI prende sul serio il clima, deve smettere di
finanziare tutte le fonti fossili entro il 2020, incluso il gas. Qualunque
altra cosa è inaccettabile”. Mentre il WWF afferma che la Germania e gli altri
paesi contrari alla nuova strategia d’investimento “stanno sabotando l’impegno
della BEI di allinearsi agli accordi di Parigi”, si legge in una nota
(traduzione nostra dall’inglese). Anche il think-tank E3G ha definito
“deludente” il posticipo del voto.
Ricordiamo
che la BEI è l’istituto finanziario multilaterale più grande del mondo; il
prossimo novembre riuscirà infine a depennare le fonti fossili dal suo
portafoglio operativo?
leggi anche:
Nessun commento:
Posta un commento