Il movimento Fridays for Future Italia, nella seconda assemblea nazionale,
convocata a Napoli (5-6 ottobre) da oltre 80 assemblee locali, ha condiviso le
posizioni esposte in questo report per rilanciare la lotta per la giustizia
climatica.
Per noi la giustizia climatica è la necessità che a pagare il prezzo della
riconversione ecologica e sistemica sia chi fino ad oggi ha speculato
sull’inquinamento della terra, sulle devastazioni ambientali, causando
l’accelerazione del cambiamento climatico. I costi della riconversione non devono
ricadere sui popoli che abitano nei Paesi del Sud del mondo. Siamo solidali con
i e le migranti e con tutti i popoli indigeni.
Siamo i/le giovani, e
non solo, contro gli attuali potenti della terra, contro le multinazionali e
contro chi detiene il potere economico e politico, che non stanno facendo nulla
in proposito.
La giustizia climatica è per noi strettamente connessa alla giustizia
sociale, la transizione ecologica dev’essere quindi accompagnata dalla
redistribuzione delle ricchezze, vogliamo un mondo in cui i ricchi siano meno
ricchi e i poveri meno poveri. Cambiare sistema e non il clima non è per noi
uno slogan. Il cambio di sistema economico e di sviluppo è per noi un tema
centrale e necessariamente connesso alla transizione verso un modello
ecologico.
Cambiare il sistema vuol dire anche non analizzare la questione ecologica
come questione settoriale, ma riconoscere le forti connessioni che esistono con
le lotte transfemministe, antirazziste e sociali legate ai temi del lavoro,
della sanità e dell’istruzione e metterle in connessione. I criteri che
chiediamo di rispettare a livello globale riguardo la parità di genere sono assunti
anche nelle pratiche e nelle metodologie del nostro movimento.
L’intersezionalità è una modalità di lettura che permette di leggere in termini
analitici la società sistematizzando le diverse lotte e la molteplicità di
oppressioni che caratterizzano il nostro sistema patriarcale, sessista,
razzista, colonialista, machista e basato sulla logica dell’accumulazione e del
profitto.
Le nostre rivendicazioni come studenti si devono porre l’obiettivo di
entrare in sintonia, e non in contraddizione, con i bisogni di lavoratrici e
lavoratori, delle abitanti e degli abitanti delle nostre città, delle nostre
province e di tutti i nostri territori. Ci lasciamo con la volontà di
approfondire relazioni con la comunità scientifica, essendo consapevoli che i
dati sono scientifici, ma le scelte sono politiche.
Dobbiamo essere in grado di ripensare il sistema, nella sua totalità, senza
lasciare indietro nessuna persona. La nostra casa è in fiamme, e noi stiamo
spegnendo l’incendio consapevoli che una volta spento l’incendio la casa non
potrà essere più la stessa. Vogliamo una casa che metta al centro il processo
democratico e partecipativo ribaltando le logiche di potere che caratterizzano
il nostro sistema. Non vogliamo più sussidi sui combustibili fossili, vogliamo
una tassazione che colpisca i profitti della produzione e non solo il consumo.
Pretendiamo l’obiettivo emissioni zero entro il 2030 per l’Italia.
Vogliamo la decarbonizzazione totale entro il 2025 passando alla produzione energetica
totalmente rinnovabile e organizzata democraticamente con le realtà
territoriali. Siamo fermamente contrari a ogni infrastruttura legata ai
combustibili fossili, come il metanodotto in Sardegna, la TAP. Chiediamo la
dismissione nei tempi più rapidi possibili di ogni impianto inquinante
attualmente operativo, come l’ILVA. Tutte le fonti inquinanti devono essere
chiuse attivando tutte quelle bonifiche, sotto controllo popolare e pagate da
chi fino ad oggi ha inquinato. Il nostro futuro è più importante del PIL. Le
aziende inquinanti devono chiudere, ma devono essere garantiti posti di lavoro
e tutele a tutte quelle persone coinvolte nella transizione. Non accettiamo il
ricatto tra lavoro, salute e tutela dell’ambiente.
Vogliamo un investimento nazionale su un trasporto pubblico sostenibile, accessibile a tutti e di qualità.
Vogliamo dei trasporti a emissioni zero e necessariamente gratuiti. Un
trasporto nazionale e territoriale che rispecchia i bisogni dei più,
organizzato e pianificato secondo un processo di coinvolgimento democratico di
tutte le abitanti e di tutti gli abitanti.
Vogliamo un cambio di rotta sostanziale per quanto riguarda il sistema
d’istruzione e il mondo della ricerca. Esigiamo un ripensamento della didattica in ottica ecologista e che si
investa sulla ricerca riconoscendo il valore dei saperi nei processi
trasformativi della realtà. Riconosciamo la centralità di scuole e università
nel processo di cambio di sistema per il quale stiamo lottando. Non vogliamo
che il MIUR faccia operazioni di greenwashing, ma che sospenda
immediatamente ogni accordo con le multinazionali e con le aziende inquinanti.
Ci dichiariamo contrari a ogni grande opera inutile e dannosa, intesa come infrastruttura, industria
e progetto che devasta ambientalmente, economicamente e politicamente i territori
senza coinvolgere gli abitanti nella propria autodeterminazione. Sosteniamo
ogni battaglia territoriale portata avanti dai tanti comitati locali, come No
TAV per Val di Susa, No Grandi navi per Venezia, No Muos per Catania e
Siracusa, No TAP per Lecce e Stop-biocidio per Napoli e la terra dei fuochi,
Bagnoli libera contro il commissariamento, la lotta all’ENEL per Civitavecchia,
la SNAM per l’Abruzzo, il Terzo Valico per Alessandria. Rifiutiamo ogni
speculazione sullo smaltimento dei rifiuti, sul consumo del suolo e quelle
infrastrutture che causano dissesto idrogeologico. Pretendiamo che l’unica
grande opera da portare avanti sia la bonifica e la messa in sicurezza dei
territori.
Non possiamo inoltre ignorare che l’agricoltura industriale svolga un grande
ruolo nei cambiamenti climatici, nella devastazione ambientale e nello
sfruttamento delle persone: le monocolture e anche l’allevamento intensivo sono
modelli del tutto insostenibili che vanno fermate nel più breve tempo
possibile.
Vogliamo che venga dichiarata l’emergenza climatica ed ecologica nazionale, consapevoli che non può essere
solamente un’opera di greenwashing della politica. La dichiarazione di
emergenza climatica dev’essere fin da subito uno strumento trasformativo del
presente. Un passo che dà forza al nostro movimento, senza però mai dimenticare
che la vera alternativa è quella che tutti i giorni pratichiamo nei nostri
territori e quella che narriamo nelle nostre iniziative. Dobbiamo rendere
complementari le pratiche di autogestione ecologista con le forti richieste che
facciamo alla politica.
Non siamo disposti a scendere a compromessi, non vogliamo contrattare,
vogliamo l’attuazione di ogni nostra rivendicazione per garantirci un futuro,
ma siamo consapevoli che lo vogliamo ora, nel presente perché non c’è più
tempo.
Fridays for Future è un movimento orizzontale, inclusivo e democratico.
Ripudiamo il fascismo in quanto ideologia antidemocratica e violenta.
Rivendichiamo l’autonomia e sovranità delle assemblee locali, in quanto linfa vitale
del nostro movimento e di cui le assemblee locali sono gli spazi decisionali.
Crediamo infatti che la forma assembleare garantisca un modello decisionale
partecipativo, aperto e orizzontale. Dalle assemblee locali infatti devono
emergere le esigenze di mobilitazione, di organizzazione e di approfondimento.
L’altro spazio decisionale collettivamente riconosciuto è l’assemblea
nazionale, riconosciuto come spazio decisionale dove prendere decisioni
specifiche di interesse nazionale e che serva per dare le linee guida da
seguire.
Lanciamo il quarto sciopero globale per il 29 novembre, proponendolo a livello
internazionale sotto lo slogan «block the planet».
Quella giornata di mobilitazione ci permetterà di sperimentare le tante
pratiche discusse in questi giorni, come le pratiche di blocco e di
disobbedienza civile caratterizzate dalla partecipazione pacifica e di massa.
Sosteniamo e saremo presenti alle mobilitazioni che lanceranno le realtà
locali a Napoli a dicembre in concomitanza con la Cop Mediterranea,
incontro interministeriale sul tema dei cambiamenti climatici dei Paesi che si
affacciano sul Mediterraneo.
Usciamo da questa assemblea nazionale con la consapevolezza di essere in
grado, insieme, di cambiare il sistema. Non siamo disposti ad arrenderci, noi
siamo la resistenza.
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