di Massimo Marino
Apparentemente l’iniziativa
romana dei sostenitori italiani del negazionismo climatico qui sotto raccontata
dall’allegato articolo del quotidiano il manifesto del 18 ottobre fa
pensare con eccessiva superficialità ad un “appello degli idioti”. Quando si
afferma che non c’è nessuna crisi climatica o addirittura che l’aumento
della CO2 è vantaggioso per l’agricoltura e altre genialità del genere per
giunta con il contributo in prima linea di un genietto come Gasparri, l’epiteto
di “idioti” viene facile.
Ma non è affatto così:
Gasparri non è affatto un idiota visto che fa politica (ben pagato) da quasi 50
anni. Ha avuto decine di incarichi e ruoli: da capo del FUAN (gli universitari
della destra dagli anni ’50 a fine secolo) poi a salire ai vertici di più partiti,
parlamentare, sottosegretario e ministro e a lato numerosi altri ruoli e
incarichi (tutti ben pagati), oggi fedele senatore forzaitalico berlusconiano.
Non sono affatto idioti
scienziati come Zichichi, fisico novantenne esperto di particelle, forse
scarsamente preoccupato del destino delle future generazioni ma divulgatore
scientifico sul clima ( “Studia Greta, il
95% dell’evoluzione del clima è dovuto
al sole e il solo 5% è dovuto all’uomo” ). Non sono idioti numerosi esponenti di
punta di aziende del settore energetico (spesso pubbliche) tipo Enel, Eni,
Agip, Sogin. Tutti in campo da anni o decenni (tutti ben pagati). Ricordo
ancora alcuni di costoro che più di 30 anni fa dileggiavano come sciocchi
nemici del progresso gli ambientalisti antinucleari sostenendo che il nucleare era
perfetto, la fonte più sicura, più pulita e più economica e le rinnovabili
erano una favola. Hanno continuato e proseguono tutti, senza alcuna vergogna,
una radiosa carriera. Altro che idioti.
Non capendo che questi
rappresentano e difendono segmenti della società che con il mantenimento
di una società immobile si garantiscono il proprio status, nel mondo
della sinistra e degli ambientalisti green e radical, anche del grillismo
ecosostenuto, li liquidiamo facilmente come idioti o contaballe o
semplicemente come venduti alle multinazionali. Il che in certi casi potrebbe anche
essere vero ma non è questo il problema.
Così ci viene facile sguainare
la spada immaginando di combattere il nemico e contestare con veemenza le poco
affascinanti ragioni dei negazionisti. Che si tratti del tuo barista, del
parlamentare leghista, piddino o forzaitalico in un’aula parlamentare, o
dell’ingegnere parastatale nel talk show della sera, quasi sdegnati condanniamo
il negazionista rivendicando con impegno e qualche superficialità di troppo le
ragioni dell’ambiente. Oggi di moda va il Green new deal che ieri si
chiamava Green Economy, l’altro ieri Conversione ecologica, e più
lontano nel passato Alternativa ecologica o altro.
Solo negli ultimi giorni ho
orecchiato in vari canali della tv italiota accesi confronti fra nega e filo
azionisti dell’ambiente: promotori la Gruber a Ottoemezzo, la Panella a Tagadà.
In aggiunta i soliti servizi superficiali, con una minima dignità culturale in
più di Report, dei vari canali RAI. Il risultato? Quasi sempre una montagna di
chiacchiere da cui gli antinegazionisti escono vincitori (di chiacchiere) alla
grande.
Come in genere ne escono
decentemente quando si chiacchiera di Greta Thumberg. È sincera? è manipolata?
è malata? Ma insomma! è una ragazzina di quasi 16 anni che ha prodotto
culturalmente forse più di 10 partitini ambientalisti o di sinistra degli
ultimi 10 anni. Che cosa pretendiamo di più da lei? Ma davvero è di lei che
dobbiamo discutere in quei suburbi del dibattito culturale che albergano nei
Talk show o su Facebook?
Le cose invece diventano un
po’ più difficili e un po’ più serie quando concretamente si prova a discutere del cosiddetto
Decreto-clima ( già legge ), della Legge di Bilancio ( da approvare entro l’1 gennaio 2020) con il
Collegato ambientale, la legge Salvamare e Cantiere ambiente. Qui tutto
improvvisamente si contorna di una coltre di nebbia. I toni degli ambientalisti
alla Zingaretti diventano improvvisamente vaghi, sfumati, generici, cauti ...
perfino gli ambientalisti grillini più seri evaporano nelle retrovie e si
coglie che l’ecologismo di Di Maio e Conte è un pochino troppo sui generis.
Perché il vero ruolo e il vero
danno dei negazionisti e degli affabulatori di regime dei media è quello di
parlare d’altro: cioè di evitare accuratamente di discutere cosa è esattamente un
Green New Deal, una Conversione ecologica o come volete chiamarla. Da cosa si
comincia, cosa si fa, quanto costa, chi lo fa, con che scadenze, con quali
soldi, quali settori dell’economia vanno ridotti o chiusi, quali vanno aperti, come
dobbiamo cambiare la mobilità, l’urbanistica, l’agricoltura e l’alimentazione, quali
settori sociali avremo contro e quali a favore, etc. Questo dibattito nel
merito è praticamente assente almeno nelle sedi pubbliche...
L’idea invece suggerita è che ci
diamo tutti una pennellata green senza cambiare nulla di quanto abbiamo
sbagliato da decenni. Spalmiamo un po’ di green e soprattutto un
bel po’ di soldi da dare a quelli che dovrebbero restituircene e a quello che
dovremmo convertire, o chiudere o cacciare. E intanto, per simulare una par
condition e per non entrare nel merito, dibattiamo di nega e filo azionisti del
clima. Tutti, perfino Trump, sanno perfettamente da anni che andiamo
incontro ad una crescente crisi climatica. Mica sono idioti.
Una affascinante e spiritosa
parlamentare USA neoeletta dai democratici nel voto di mid-term ha
dichiarato che se governerà proporrà un piano di Green New deal di 1000
miliardi di dollari. Ho subito pensato che io con 2000 miliardi di dollari ne
proporrei uno sicuramente più bello del suo. Che però sarebbe più bello se vari parlamentari democratici, come vari repubblicani smettessero di farsi
pagare la campagna elettorale da varie e note multinazionali.
Per essere un po’ seri, facciamoci
invece qualche domanda:
- avete mai sentito qualcuno
dire in tv che l’auto è un mezzo tecnologico del secolo scorso ed oggi superato
e che la flessione nelle vendite di auto in Europa non è necessariamente
una pessima notizia?
- che le auto elettriche sono
tecnicamente una alternativa modesta e che cambiare anche solo un terzo delle
auto nel pianeta in 10 anni (2030) è praticamente impossibile, a meno che le 10
nazioni principali del mondo sovvenzionino le multinazionali dell’automotive
con parecchie migliaia di miliardi nei prossimi 10 anni?
- infatti: qualcuno vi ha informato che
il 95% almeno degli abitanti del pianeta (compreso io) non ha i soldi per
permettersi nei prossimi 10 anni una auto elettrica da 30-100 mila euro a meno
che le multinazionali dell’auto ne ricevano la metà dal governo locale?
- vi hanno detto che nel 2018
le elettriche vendute in Italia sono state seimila? Qualcuno vi ha fatto delle ipotesi
su cosa faremmo comunque di alcune centinaia di milioni di batterie al litio
esaurite nel pianeta dopo 20 anni, ammesso che ci sia ancora litio per
sostituirle?
- vi hanno detto che nel 2018 in
Italia non abbiamo costruito forse neanche 10 km di metropolitane mentre ci
servirebbero con urgenza 1000 km totali di rete entro il 2030? Vi hanno detto
che da anni non siamo in grado di rispettare minimamente qualunque data di
progetto per la linea C della metro di Roma, per motivi incomprensibili ad un
individuo di normale intelligenza? Che ad oggi il progetto della linea 2 della metro di Torino
è sospeso nel nulla perché nessuno ha
stanziato un solo euro, il bando di finanziamento dei trasporti urbani veloci del MIT è stato ancora spostato da settembre a
dicembre 2019 e le poche risorse sembrano già orientate su Palermo, mentre
l’avvio dei lavori a Torino è scivolato al 2023, i tempi di costruzione per 14
o 21 o 27 km (boh!) sono di 7/10 anni ( boh), forse il doppio rispetto ad altri
paesi europei e i costi previsti sono gradualmente saliti da 2/3 a più di 4
miliardi di euro? Per giunta ereditando dalle Giunte PD un’ipotesi di percorso gravemente
sbagliato. Che se non si promuove una adeguata mobilitazione popolare c’è poco altro
in campo, cioè che in Italia praticamente il sistema di mobilità pubblico complessivo,
tranne qualche autobus elettrico di sostituzione nuovo e carissimo, non
cambierà molto nei prossimi dieci anni?
- avete sentito qualcuno in tv
proporre che le nuove abitazioni in costruzione da domani per legge non debbano
basarsi sui sistemi tradizionali di riscaldamento da fossili (metano) ma essere
totalmente autosufficienti, come è ormai possibile, usando esclusivamente tetto
e pareti attrezzati per sistemi energetici basati sulle rinnovabili?
- avete sentito dibattere
proposte concrete e progetti per dimezzare i consumi di carne e gli allevamenti
intensivi nel mondo, che continuano invece ad aumentare, visto anche che forse fra 10-15
anni sarà quasi impossibile gestirli per mancanza di acqua e di idonea alimentazione?
- avete mai visto in tv
partecipare ad un dibattito sulla Tav della Val di Susa uno solo dei 10
principali tecnici o esperti di orientamento NoTav?
- avete mai sentito un inchiesta seria sul perché in Italia negli ultimi anni sono andati a fuoco 270
impianti di stoccaggio rifiuti e su quante volte sono stati trovati e resi noti
i nomi dei responsabili, su chi ci ha perso e chi ci ha guadagnato
dall’incendio?
- vi è noto che dal 2015, anno
della Conferenza COP 21 a Parigi sul clima, la produzione annua di petrolio,
carbone, gas è aumentata (nel mondo e in Europa)? Che le auto circolanti sono
aumentate (nel mondo e in Europa)? Che il segmento maggiore di auto in aumento
è quello dei SUV? Che il pessimo record mondiale di auto/abitante da
sempre detenuto dall’Italia, nel 2018 è incredibilmente ancora aumentato da 67
a 70 auto/abitante? Che in definitiva le
emissioni annue di CO2 sul pianeta invece di diminuire progressivamente hanno
continuato ad aumentare?
Potrei continuare ma può
bastare. Si evita accuratamente di mettere a fuoco il fatto che la conversione
ecologica richiede cambiamenti dell’economia e dei comportamenti
individuali, ma soprattutto della legislazione nazionale, comunitaria e
mondiale di rilevanza storica, epocale. Che trova inevitabilmente,
almeno all’inizio, l’ostilità di molti e richiede la comprensione e la
disponibilità di molti altri che devono diventare una consapevole
maggioranza agguerrita. Una nuova e maggioritaria alleanza sociale.
Che senza luoghi di dibattito nel merito e
di approfondimenti e di un conseguente progetto culturale, politico, istituzionale,
di cui non c’è traccia, si resta sommersi dalle chiacchiere acchiappavoti ma
non si fa un solo passo avanti. Da questo punto di vista il confronto con i
negazionisti è una perdita di tempo, uno dei vari modi per paralizzare le
scelte parlando d’altro, inchiodandoci a un dibattito vecchio di decenni.
Usciamo dalle trappole
mediatiche ed entriamo nel merito delle scelte radicali che vanno fatte ma
costruendo su queste una consapevole maggioranza. Non sostengo nulla di nuovo né
di originale. Già 25 anni fa Alex Langer, uno dei pochi leader
dell’ambientalismo storico europeo mi sembra avesse idee semplici ma chiare:” La
conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente
desiderabile.”
Sdegnamoci per loro ma lasciamo perdere i
negazionisti d’antan...
Da Il Manifesto: Il nodo italiano di un network
negazionista internazionale
Emergenza climatica. La destra presenta oggi in Senato
una proposta contro la riduzione delle emissioni di gas serra
(di Andrea
Capocci *)
Se non bastassero le battute sessiste di Silvio Berlusconi su Greta
Thunberg, oggi in Senato saranno i parlamentari del centrodestra a promuovere
ufficialmente il negazionismo climatico. Alle ore 10 Maurizio Gasparri (Forza Italia)
e Vito Comencini (Lega) presenteranno alla stampa la petizione «Sul
riscaldamento globale antropico». Si tratta di un appello contro «politiche di
riduzione acritica della immissione di anidride carbonica in atmosfera con
l’illusoria pretesa di governare il clima». La petizione nega l’impatto umano
sul riscaldamento climatico e rifiuta le proposte di annullamento delle
emissioni di gas serra entro il 2050. Non a caso, tra i firmatari vi sono molti
nomi di aziende del settore energetico fossile e nucleare come Agip, Enel,
Sogin. Il primo firmatario, ovviamente, è Antonino Zichichi.
AL SENATO interverranno anche i promotori della petizione, personaggi noti
della galassia negazionista. Dei geologi Uberto Crescenti e Alberto
Prestininzi, del chimico Franco Battaglia e del fisico Nicola Scafetta
raccontammo le gesta all’epoca di una famigerata conferenza sul clima ospitata dall’università «Sapienza»
di Roma. Nonostante nessuno sia climatologo, ottengono spesso spazio sui media
in base a un’interpretazione tutta italiana della «par condicio». C’è un motivo
se, tra i promotori e i firmatari, abbondano i geologi. Molti di loro lavorano
anche come consulenti di aziende petrolifere nella fase della ricerca dei
giacimenti. Il capo del comitato promotore Uberto Crescenti, ad esempio, lo ha
fatto per la Montecatini in gioventù e per conto dell’Eni ha sostenuto la
possibilità di estrarre petrolio della Maiella. Inoltre, rassegnarsi al
riscaldamento e puntare piuttosto sull’adattamento sposterebbe l’attenzione
dallo studio dell’atmosfera a quello del rischio idrogeologico: un mercato
delle consulenze che fa gola ai geologi.
L’INIZIATIVA ROMANA è parte di una strategia europea contro la riduzione
delle emissioni. Durante l’incontro al Senato i relatori si collegheranno in
diretta con la conferenza «Natural Variability and Tolerance» in programma a
Oslo. La conferenza norvegese punta a promuovere un appello internazionale
simile a quello italiano, ma con toni più perentori a partire dal titolo: «Non
c’è nessuna emergenza climatica». I firmatari della petizione italiana figurano
in blocco anche sotto l’appello europeo, non si sa con quanta consapevolezza.
Sanno, ad esempio, di aver sottoscritto affermazioni tendenziose come
«Immettere l’anidride carbonica in atmosfera è benefico» o «L’aumento della Co2 è vantaggioso per l’agricoltura perché
permette raccolti più ricchi»? Anche a Oslo non mancano i conflitti di interesse.
La conferenza è organizzata dal 79enne Guus Berkhout, professore
dell’università olandese di Delft e anche lui ex-dipendente della petrolifera
Shell e principale promotore della petizione internazionale. Berkhout presiede
la «Climate Intelligence Foundation», o Clintel, un gruppo di pressione fondato
dall’immobiliarista olandese Niek Sandmann.
* da Il Manifesto - 18 ottobre
2019
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