22 ottobre 2019

Clima: I negazionisti non sono idioti


di Massimo Marino

Apparentemente l’iniziativa romana dei sostenitori italiani del negazionismo climatico qui sotto raccontata dall’allegato articolo del quotidiano il manifesto del 18 ottobre fa pensare con eccessiva superficialità ad un “appello degli idioti”. Quando si afferma che non c’è nessuna crisi climatica o addirittura che l’aumento della CO2 è vantaggioso per l’agricoltura e altre genialità del genere per giunta con il contributo in prima linea di un genietto come Gasparri, l’epiteto di “idioti” viene facile. 

Ma non è affatto così: Gasparri non è affatto un idiota visto che fa politica (ben pagato) da quasi 50 anni. Ha avuto decine di incarichi e ruoli: da capo del FUAN (gli universitari della destra dagli anni ’50 a fine secolo) poi a salire ai vertici di più partiti, parlamentare, sottosegretario e ministro e a lato numerosi altri ruoli e incarichi (tutti ben pagati), oggi fedele senatore forzaitalico berlusconiano. 

Non sono affatto idioti scienziati come Zichichi, fisico novantenne esperto di particelle, forse scarsamente preoccupato del destino delle future generazioni ma divulgatore scientifico sul clima ( “Studia Greta,  il 95% dell’evoluzione del  clima è dovuto al sole e il solo 5% è dovuto all’uomo” ). Non sono idioti numerosi esponenti di punta di aziende del settore energetico (spesso pubbliche) tipo Enel, Eni, Agip, Sogin. Tutti in campo da anni o decenni (tutti ben pagati). Ricordo ancora alcuni di costoro che più di 30 anni fa dileggiavano come sciocchi nemici del progresso gli ambientalisti antinucleari sostenendo che il nucleare era perfetto, la fonte più sicura, più pulita e più economica e le rinnovabili erano una favola. Hanno continuato e proseguono tutti, senza alcuna vergogna, una radiosa carriera. Altro che idioti.

Non capendo che questi rappresentano e difendono segmenti della società che con il mantenimento di una società immobile si garantiscono il proprio status, nel mondo della sinistra e degli ambientalisti green e radical, anche del grillismo ecosostenuto, li liquidiamo facilmente come idioti o contaballe o semplicemente come venduti alle multinazionali. Il che in certi casi potrebbe anche essere vero ma non è questo il problema.
Così ci viene facile sguainare la spada immaginando di combattere il nemico e contestare con veemenza le poco affascinanti ragioni dei negazionisti. Che si tratti del tuo barista, del parlamentare leghista, piddino o forzaitalico in un’aula parlamentare, o dell’ingegnere parastatale nel talk show della sera, quasi sdegnati condanniamo il negazionista rivendicando con impegno e qualche superficialità di troppo le ragioni dell’ambiente. Oggi di moda va il Green new deal che ieri si chiamava Green Economy, l’altro ieri Conversione ecologica, e più lontano nel passato Alternativa ecologica o altro. 

Solo negli ultimi giorni ho orecchiato in vari canali della tv italiota accesi confronti fra nega e filo azionisti dell’ambiente: promotori la Gruber a Ottoemezzo, la Panella a Tagadà. In aggiunta i soliti servizi superficiali, con una minima dignità culturale in più di Report, dei vari canali RAI. Il risultato? Quasi sempre una montagna di chiacchiere da cui gli antinegazionisti escono vincitori (di chiacchiere) alla grande.
Come in genere ne escono decentemente quando si chiacchiera di Greta Thumberg. È sincera? è manipolata? è malata? Ma insomma! è una ragazzina di quasi 16 anni che ha prodotto culturalmente forse più di 10 partitini ambientalisti o di sinistra degli ultimi 10 anni. Che cosa pretendiamo di più da lei? Ma davvero è di lei che dobbiamo discutere in quei suburbi del dibattito culturale che albergano nei Talk show o su Facebook?

Le cose invece diventano un po’ più difficili e un po’ più serie  quando concretamente si prova a discutere del cosiddetto Decreto-clima ( già legge ), della Legge di Bilancio ( da approvare entro l’1 gennaio 2020) con il Collegato ambientale, la legge Salvamare e Cantiere ambiente. Qui tutto improvvisamente si contorna di una coltre di nebbia. I toni degli ambientalisti alla Zingaretti diventano improvvisamente vaghi, sfumati, generici, cauti ... perfino gli ambientalisti grillini più seri evaporano nelle retrovie e si coglie che l’ecologismo di Di Maio e Conte è un pochino troppo sui generis. 

Perché il vero ruolo e il vero danno dei negazionisti e degli affabulatori di regime dei media è quello di parlare d’altro: cioè di evitare accuratamente di discutere cosa è esattamente un Green New Deal, una Conversione ecologica o come volete chiamarla. Da cosa si comincia, cosa si fa, quanto costa, chi lo fa, con che scadenze, con quali soldi, quali settori dell’economia vanno ridotti o chiusi, quali vanno aperti, come dobbiamo cambiare la mobilità, l’urbanistica, l’agricoltura e l’alimentazione, quali settori sociali avremo contro e quali a favore, etc. Questo dibattito nel merito è praticamente assente almeno nelle sedi pubbliche...
L’idea invece suggerita è che ci diamo tutti una pennellata green senza cambiare nulla di quanto abbiamo sbagliato da decenni. Spalmiamo un po’ di green e soprattutto un bel po’ di soldi da dare a quelli che dovrebbero restituircene e a quello che dovremmo convertire, o chiudere o cacciare. E intanto, per simulare una par condition e per non entrare nel merito, dibattiamo di nega e filo azionisti del clima. Tutti, perfino Trump, sanno perfettamente da anni che andiamo incontro ad una crescente crisi climatica. Mica sono idioti.

Una affascinante e spiritosa parlamentare USA neoeletta dai democratici nel voto di mid-term ha dichiarato che se governerà proporrà un piano di Green New deal di 1000 miliardi di dollari. Ho subito pensato che io con 2000 miliardi di dollari ne proporrei uno sicuramente più bello del suo. Che però sarebbe più bello se vari parlamentari democratici, come vari repubblicani smettessero di farsi pagare la campagna elettorale da varie e note multinazionali. 

Per essere un po’ seri, facciamoci invece qualche domanda:

- avete mai sentito qualcuno dire in tv che l’auto è un mezzo tecnologico del secolo scorso ed oggi superato e che la flessione nelle vendite di auto in Europa non è necessariamente una pessima notizia?

- che le auto elettriche sono tecnicamente una alternativa modesta e che cambiare anche solo un terzo delle auto nel pianeta in 10 anni (2030) è praticamente impossibile, a meno che le 10 nazioni principali del mondo sovvenzionino le multinazionali dell’automotive con parecchie migliaia di miliardi nei prossimi 10 anni?

- infatti: qualcuno vi ha informato che il 95% almeno degli abitanti del pianeta (compreso io) non ha i soldi per permettersi nei prossimi 10 anni una auto elettrica da 30-100 mila euro a meno che le multinazionali dell’auto ne ricevano la metà dal governo locale? 

- vi hanno detto che nel 2018 le elettriche vendute in Italia sono state seimila? Qualcuno vi ha fatto delle ipotesi su cosa faremmo comunque di alcune centinaia di milioni di batterie al litio esaurite nel pianeta dopo 20 anni, ammesso che ci sia ancora litio per sostituirle?

- vi hanno detto che nel 2018 in Italia non abbiamo costruito forse neanche 10 km di metropolitane mentre ci servirebbero con urgenza 1000 km totali di rete entro il 2030? Vi hanno detto che da anni non siamo in grado di rispettare minimamente qualunque data di progetto per la linea C della metro di Roma, per motivi incomprensibili ad un individuo di normale intelligenza? Che ad oggi il progetto della linea 2 della metro di Torino è sospeso nel nulla  perché nessuno ha stanziato un solo euro, il bando di finanziamento dei trasporti urbani veloci  del MIT è stato ancora spostato da settembre a dicembre 2019 e le poche risorse sembrano già orientate su Palermo, mentre l’avvio dei lavori a Torino è scivolato al 2023, i tempi di costruzione per 14 o 21 o 27 km (boh!) sono di 7/10 anni ( boh), forse il doppio rispetto ad altri paesi europei e i costi previsti sono gradualmente saliti da 2/3 a più di 4 miliardi di euro? Per giunta ereditando dalle Giunte PD un’ipotesi di percorso gravemente sbagliato. Che se non si promuove una adeguata mobilitazione popolare c’è poco altro in campo, cioè che in Italia praticamente il sistema di mobilità pubblico complessivo, tranne qualche autobus elettrico di sostituzione nuovo e carissimo, non cambierà molto nei prossimi dieci anni? 

- avete sentito qualcuno in tv proporre che le nuove abitazioni in costruzione da domani per legge non debbano basarsi sui sistemi tradizionali di riscaldamento da fossili (metano) ma essere totalmente autosufficienti, come è ormai possibile, usando esclusivamente tetto e pareti attrezzati per sistemi energetici basati sulle rinnovabili? 

- avete sentito dibattere proposte concrete e progetti per dimezzare i consumi di carne e gli allevamenti intensivi nel mondo, che continuano invece ad aumentare, visto anche che forse fra 10-15 anni sarà quasi impossibile gestirli per mancanza di acqua e di idonea alimentazione?

- avete mai visto in tv partecipare ad un dibattito  sulla Tav della Val di Susa uno solo dei 10 principali tecnici o esperti di orientamento NoTav?

- avete mai sentito un inchiesta seria sul perché in Italia negli ultimi anni sono andati a fuoco 270 impianti di stoccaggio rifiuti e su quante volte sono stati trovati e resi noti i nomi dei responsabili, su chi ci ha perso e chi ci ha guadagnato dall’incendio?

- vi è noto che dal 2015, anno della Conferenza COP 21 a Parigi sul clima, la produzione annua di petrolio, carbone, gas è aumentata (nel mondo e in Europa)? Che le auto circolanti sono aumentate (nel mondo e in Europa)? Che il segmento maggiore di auto in aumento è quello dei SUV? Che il pessimo record mondiale di auto/abitante da sempre detenuto dall’Italia, nel 2018 è incredibilmente ancora aumentato da 67 a 70 auto/abitante?  Che in definitiva le emissioni annue di CO2 sul pianeta invece di diminuire progressivamente hanno continuato ad aumentare?

Potrei continuare ma può bastare. Si evita accuratamente di mettere a fuoco il fatto che la conversione ecologica richiede cambiamenti dell’economia e dei comportamenti individuali, ma soprattutto della legislazione nazionale, comunitaria e mondiale di rilevanza storica, epocale. Che trova inevitabilmente, almeno all’inizio, l’ostilità di molti e richiede la comprensione e la disponibilità di molti altri che devono diventare una consapevole maggioranza agguerrita. Una nuova e maggioritaria alleanza sociale.   
Che senza luoghi di dibattito nel merito e di approfondimenti e di un conseguente progetto culturale, politico, istituzionale, di cui non c’è traccia, si resta sommersi dalle chiacchiere acchiappavoti ma non si fa un solo passo avanti. Da questo punto di vista il confronto con i negazionisti è una perdita di tempo, uno dei vari modi per paralizzare le scelte parlando d’altro, inchiodandoci a un dibattito vecchio di decenni.

Usciamo dalle trappole mediatiche ed entriamo nel merito delle scelte radicali che vanno fatte ma costruendo su queste una consapevole maggioranza. Non sostengo nulla di nuovo né di originale. Già 25 anni fa Alex Langer, uno dei pochi leader dell’ambientalismo storico europeo mi sembra avesse idee semplici ma chiare:” La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile.”  
Sdegnamoci per loro ma lasciamo perdere i negazionisti d’antan...

 

Da Il Manifesto:  Il nodo italiano di un network negazionista internazionale
Emergenza climatica. La destra presenta oggi in Senato una proposta contro la riduzione delle emissioni di gas serra
Se non bastassero le battute sessiste di Silvio Berlusconi su Greta Thunberg, oggi in Senato saranno i parlamentari del centrodestra a promuovere ufficialmente il negazionismo climatico. Alle ore 10 Maurizio Gasparri (Forza Italia) e Vito Comencini (Lega) presenteranno alla stampa la petizione «Sul riscaldamento globale antropico». Si tratta di un appello contro «politiche di riduzione acritica della immissione di anidride carbonica in atmosfera con l’illusoria pretesa di governare il clima». La petizione nega l’impatto umano sul riscaldamento climatico e rifiuta le proposte di annullamento delle emissioni di gas serra entro il 2050. Non a caso, tra i firmatari vi sono molti nomi di aziende del settore energetico fossile e nucleare come Agip, Enel, Sogin. Il primo firmatario, ovviamente, è Antonino Zichichi.
AL SENATO interverranno anche i promotori della petizione, personaggi noti della galassia negazionista. Dei geologi Uberto Crescenti e Alberto Prestininzi, del chimico Franco Battaglia e del fisico Nicola Scafetta raccontammo le gesta all’epoca di una famigerata conferenza sul clima ospitata dall’università «Sapienza» di Roma. Nonostante nessuno sia climatologo, ottengono spesso spazio sui media in base a un’interpretazione tutta italiana della «par condicio». C’è un motivo se, tra i promotori e i firmatari, abbondano i geologi. Molti di loro lavorano anche come consulenti di aziende petrolifere nella fase della ricerca dei giacimenti. Il capo del comitato promotore Uberto Crescenti, ad esempio, lo ha fatto per la Montecatini in gioventù e per conto dell’Eni ha sostenuto la possibilità di estrarre petrolio della Maiella. Inoltre, rassegnarsi al riscaldamento e puntare piuttosto sull’adattamento sposterebbe l’attenzione dallo studio dell’atmosfera a quello del rischio idrogeologico: un mercato delle consulenze che fa gola ai geologi.
L’INIZIATIVA ROMANA è parte di una strategia europea contro la riduzione delle emissioni. Durante l’incontro al Senato i relatori si collegheranno in diretta con la conferenza «Natural Variability and Tolerance» in programma a Oslo. La conferenza norvegese punta a promuovere un appello internazionale simile a quello italiano, ma con toni più perentori a partire dal titolo: «Non c’è nessuna emergenza climatica». I firmatari della petizione italiana figurano in blocco anche sotto l’appello europeo, non si sa con quanta consapevolezza. Sanno, ad esempio, di aver sottoscritto affermazioni tendenziose come «Immettere l’anidride carbonica in atmosfera è benefico» o «L’aumento della Co2 è vantaggioso per l’agricoltura perché permette raccolti più ricchi»? Anche a Oslo non mancano i conflitti di interesse. La conferenza è organizzata dal 79enne Guus Berkhout, professore dell’università olandese di Delft e anche lui ex-dipendente della petrolifera Shell e principale promotore della petizione internazionale. Berkhout presiede la «Climate Intelligence Foundation», o Clintel, un gruppo di pressione fondato dall’immobiliarista olandese Niek Sandmann.
* da Il Manifesto - 18 ottobre 2019


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