Stati Generali. Il sindacalista Usb si incatena a
Villa Pamphilj, poi è ricevuto e illustra il suo piano: filiera agricola,
lavoro regolare, migrazione. «Per il premier la "patente del cibo" è una
bella idea, ora rilanciamo: riuniremo a Roma tutti gli esclusi»
di Massimo Franchi *
Una lunga giornata di lotta e di attesa. Finita con un
incontro insperato con il presidente del Consiglio e con l’annuncio della
«convocazione degli Stati popolari» per dare voce a tutti coloro che sono
«invisibili». Aboubakar Soumohoro, il sindacalista dell’Usb che con il suo
impegno per migranti e braccianti è diventato un simbolo riconosciuto in tutto
il paese, ha portato la sua lotta a Villa Pamphilj, incatenandosi a pochi metri
dalla sede degli Stati generali convocati dal governo nel grande parco romano.
Accompagnato da alcuni altri attivisti dell’Usb e poi da un numero di persone
sempre più numeroso, Abou ha iniziato uno sciopero della fame e della sete,
chiedendo al presidente Conte di essere ascoltato.
LA SVOLTA ALLE 16: da villa Pamphilj l’entourage del governo chiama e
organizza l’incontro. Una mezz’ora di dialogo schietto e diretto, in pieno
stile Abou. «Siamo stati ricevuti dal presidente del Consiglio, dalla ministra
Catalfo e dal ministro Gualtieri. Abbiamo rappresentato le ragioni di questo
sciopero della fame e della sete partito questa (ieri, ndr) mattina. Ma le
ragioni partono da molto lontano, dalla morte di tanti invisibili nelle
campagne, africani e italiani, da Paola Clemente fino a Mohamed Ben Ali qualche
giorno fa a Borgo Mezzanone, dal grido di dolore di migliaia di lavoratori che
i vari governi che si sono succeduti in questi anni non hanno mai ascoltato»,
spiega Abou.
GIÀ DA QUALCHE GIORNO, Abou e l’Usb avevano definito la
loro piattaforma rivendicativa. «Abbiamo portato le nostre tre proposte: la
riforma della filiera agricola liberata dal giogo della grande distribuzione che
porta al caporalato e allo sfruttamento nelle campagne con la “patente del
cibo”; un piano nazionale di emergenza per il lavoro che tuteli tutti coloro
che rischiano di perderlo, giovani, precari, lavoratori dell’ex Ilva e della
Whirlpool di Napoli e di tutte le altre crisi; sulle politiche migratorie
chiediamo che la regolarizzazione non sia legata alla raccolta della frutta –
che non marcirà mai perché di lavoratori nelle campagne ce ne sono – ma va
legata alla crisi sanitaria – in quanto il lavoro agricolo ad inizio pandemia è
stato considerato essenziale – convertibile poi per attività lavorativa. A
questo si lega il tema della razzializzazione: in tanti in Italia si sono
indignati per le violenze della polizia contro gli afroamericani ma anche nel nostro
paese la situazione è la stessa per via della legge Bossi-Fini e dei decreti
sicurezza di Salvini che vietano alle persone il diritto di cittadinanza. Per
questo chiediamo al governo di ridare a tutte queste persone il diritto di
esistere, a partire dai bambini che sono nati in Italia».
Agli
indignati per le violenze contro gli afroamericani diciamo che qui la
situazione è la stessa: la legge Bossi-Fini e i decreti sicurezza di Salvini
vietano alle persone il diritto di cittadinanza
L’IDEA DELLA «PATENTE del cibo» – che «garantisca ai
cittadini di sapere dove è stato prodotto quello che mangiano e che sia stato
prodotto senza sfruttamento» – ha trovato grande riscontro nel governo: «il
presidente Conte ha detto che è un’idea bellissima, un’idea geniale e che si
attiverà per metterla in pratica», riporta Abou.
SUL «PIANO NAZIONALE di emergenza del lavoro» e sulle questioni migratorie
invece le risposte sono più interlocutorie e meno soddisfacenti. «Il presidente
Conte sul piano del lavoro ci ha chiesto “proposte articolate in merito” che
noi gli presenteremo al più presto», mentre «sulla regolarizzazione ha detto
che l’articolo 103 del decreto Rilancio prevede già il permesso di soggiorno ma
che interesserà il governo per approfondire il tema». La risposta più deludente
è stata sicuramente sui decreti Sicurezza: «ci ha detto che il programma di
governo prevede di riformarli, non ha mai parlato di cancellarli come noi
chiediamo», commenta il sindacalista dell’Usb.
Anche per questo arriva l’annuncio di una nuova sfida
al governo. «Prima di salutarci l’ho informato che lavoriamo alla convocazione
degli Stati popolari. Loro hanno fatto gli Stati generali, noi faremo gli Stati
popolari nelle prossime settimane a Roma: chiameremo a parlare giovani,
precari, disoccupati. Uno spazio aperto nel rispetto di principi e di valori.
Tutti coloro che non si riconoscono in uno stato che non rimuove gli ostacoli
di ordine economico e sociale, come prevede la nostra Costituzione, che
impediscono alle persone di poter condurre un’esistenza dignitosa», conclude
Abou.
nella foto: Aboubakar Soumahoro a villa Pamphilj
* da il manifesto -17 giugno2020
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