Francia,
elezioni municipali. Oggi il secondo turno, potrebbe essere l’ultimo voto prima
delle presidenziali del 2022. L’onda verde punta in alto, la République en
Marche sconta le alleanze con la destra dei Républicains
Oggi, in
4.922 comuni (su 34.970, che già hanno eletto il sindaco al primo turno), il
38% della popolazione francese, 16,5 milioni di elettori, si svolge il secondo
turno delle elezioni municipali, che riguarda tutte le principali città, da
Parigi a Marsiglia, Tolosa, Lione. Quindici settimane sono passate tra i due
turni, invece dei quindici giorni abituali, il mondo è stato stravolto dalla
crisi del Covid. Il primo turno aveva avuto luogo il 15 marzo, mentre già il
confinamento era stato decretato e stava per paralizzare il paese, il secondo
oggi segna simbolicamente un ritorno alla vita democratica “normale”. Ci sono
state polemiche, molti avrebbero preferito che tutto il processo elettorale
venisse annullato e rimandato a più tardi. Al primo turno c’era stata
un’astensione inabituale, il 55,3%, per paura del contagio, venti punti in più
rispetto alle precedenti municipali del 2014. Oggi, malgrado il
“deconfinamento”, i sondaggi prevedono un nuovo record di astensioni.
QUESTO VOTO, che potrebbe essere l’ultimo prima delle
presidenziali del 2022 (se verranno rimandate le regionali del 2021 a dopo le
presidenziali), darà una fotografia della Francia sfasata rispetto alla
composizione politica uscita dalle legislative del 2017. Un’onda verde ha
spinto Europa Ecologia, che moltiplica per 6 rispetto al 2014 la presenza al
secondo turno, e ha buone probabilità di conquistare grandi città: 44,6% a
Grenoble (città dove il sindaco uscente, Eric Piolle, è Verde), 36% a Bordeaux,
29% a Lione, 26% a Strasburgo, bene anche a Poitiers, Besançon, Tours, ma solo
l’11,6% a Parigi (dove però sono in alleanza con il Ps e resteranno alla
direzione del comune).
LA SINISTRA, dove ha ritrovato lo slancio dell’unità, è ben
lanciata per la vittoria: la città simbolo è Marsiglia, in mano a una destra
clientelare da un quarto di secolo e che sprofonda nel degrado abitativo,
potrebbe eleggere l’outsider Michèle Rubirola, del Printemps marseillais, una
coalizione di partiti (Ps, Pcf, parte di Lfi) e di collettivi cittadini
(candidatura accolta però con freddezza da Jean-Luc Mélenchon). La sinistra
potrebbe strappare anche Tolosa alla destra. A guida socialista dovrebbero
restare Rennes, Nantes, Le Mans, Digione, Rouen, Nancy. Ma a Lille, la
socialista Martine Aubry rischia per non aver concluso un’alleanza con i Verdi.
Il Pcf trema a Saint-Denis, sfidato dal Ps: la sconfitta di questo grande
comune della banlieue (più di 100mila abitanti) segnerebbe la fine del
“comunismo municipale”. Lfi scavalca le municipali, per concentrarsi sulla
politica nazionale.
IL PARTITO
DI MACRON, La République en Marche (Lrem),
che non ha radici locali, sarà praticamente assente tra i vincitori di stasera.
Peggio, Lrem
ha perso credibilità creando soprattutto alleanze con la destra dei
Républicains (Lr), in particolare a Lione, Strasburgo, Bordeaux, con il solo
scopo di sbarrare la strada della vittoria ai Verdi (una strategia «idiota» per
Daniel Cohn-Bendit). Al primo turno, sono stati eletti due ministri (Darmanin e
Riester, venuti dalla destra e dal centro), oggi l’alleato del MoDem, Bayrou,
sarà riconfermato a Pau, ma nessun candidato Lrem, salvo sorprese (a Strasburgo
o a Aix-en-Provence), conquisterà una città importante, persino i sindaci
uscenti Lr “Macron-compatibili”, come a Tolosa o Angers, non hanno usufruito di
un vantaggio per questa vicinanza.
AL NAUFRAGIO
DI PARIGI, si è aggiunto quello totale a
Lione, dove l’ex ministro degli Interni ed ex sindaco, Gérard Collomb, tra i
primi sostenitori di Macron (era Ps), è stato espulso dalla Lrem per aver
concluso un’alleanza con la destra Lr locale (molto a destra) per poter
piazzare il suo pupillo, in un gioco di scambio con la Métropole, altra entità
di amministrazione locale.
C’è il caso
del primo ministro, Edouard Philippe, candidato a Le Havre, dove era già
sindaco prima di Matignon. Ma Philippe non è nemmeno iscritto alla Lrem e gioca
la carta locale per posizionarsi rispetto all’imminente grande rimpasto
governativo: se perde a Le Havre, dove è sfidato da un comunista, perde anche
Matignon, se vince avrà la scelta (e potrà influire sull’orientamento del nuovo
governo, se resta a Parigi, e bloccare la possibile svolta ecologica di cui si
fantastica).
PARADOSSALMENTE, anche il partito della rivale di Macron, il
Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen, è costretto a scavalcare le
municipali e a pensare già alle presidenziali. Qualche vittoria locale di
piccoli centri, ma la sola conquista simbolica in un certo peso potrebbe essere
Perpignan, dove Louis Alliot è arrivato in testa al primo turno con più del
35%. Ma Alliot ha fatto una campagna molto locale, nascondendo il simbolo Rn.
*
da il manifesto del 28 giugno 2020
Nessun commento:
Posta un commento