(una risposta ai critici del
lockdown)
La lettera sottoscritta da un gruppo di giuristi e avvocati e
rivolta al Presidente del Consiglio solleva ancora una volta
alcuni temi che sono stati ripetutamente discussi nelle ultime settimane, e
cioè presunte gravi violazioni dei diritti costituzionali da parte del governo.
Pensiamo che sia importante replicare per evitare che anche questa polemica si
trasformi in un “sentire comune” di parte dell’opinione pubblica e che
vanifichi le indispensabili iniziative volte a contenere l’epidemia.
A
rispondere sono un epidemiologo coinvolto nella organizzazione della fase 2
nella Regione Piemonte, e un costituzionalista che ha già avuto occasione di
esprimersi sugli stessi temi.
Dagli estensori della lettera vengono sollevati
gravi dubbi di costituzionalità nella risposta all’epidemia COVID-19, poiché
verrebbero violati diritti fondamentali della persona e il principio di
proporzionalità. I provvedimenti del governo, secondo i firmatari, ledono tra
le altre la libertà di associazione (art 17 della Costituzione), di professione
della fede (art 19), il diritto allo studio (33-34), il diritto di espressione
del pensiero (art. 21), e i diritti inalienabili della persona (art 2).
Una situazione epidemiologia eccezionale
Dal punto di
vista epidemiologico il lockdown si è rivelato un grande esperimento sociale
che ha ottenuto quello cui mirava, e cioè una inversione della curva epidemica.
Quanto attuato in Italia è poi stato messo in pratica – con differenze e
eccezioni – in quasi tutti i paesi.
* da scienzainrete.it
– 28 maggio 2020
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