1 giugno 2020

Epidemiologi, giuristi e avvocati alla prova della pandemia


(una risposta ai critici del lockdown)


La lettera sottoscritta da un gruppo di giuristi e avvocati e rivolta al Presidente del Consiglio solleva ancora una volta alcuni temi che sono stati ripetutamente discussi nelle ultime settimane, e cioè presunte gravi violazioni dei diritti costituzionali da parte del governo. Pensiamo che sia importante replicare per evitare che anche questa polemica si trasformi in un “sentire comune” di parte dell’opinione pubblica e che vanifichi le indispensabili iniziative volte a contenere l’epidemia.  
A rispondere sono un epidemiologo coinvolto nella organizzazione della fase 2 nella Regione Piemonte, e un costituzionalista che ha già avuto occasione di esprimersi sugli stessi temi. 

Dagli estensori della lettera vengono sollevati gravi dubbi di costituzionalità nella risposta all’epidemia COVID-19, poiché verrebbero violati diritti fondamentali della persona e il principio di proporzionalità. I provvedimenti del governo, secondo i firmatari, ledono tra le altre la libertà di associazione (art 17 della Costituzione), di professione della fede (art 19), il diritto allo studio (33-34), il diritto di espressione del pensiero (art. 21), e i diritti inalienabili della persona (art 2).

Una situazione epidemiologia eccezionale

Dal punto di vista epidemiologico il lockdown si è rivelato un grande esperimento sociale che ha ottenuto quello cui mirava, e cioè una inversione della curva epidemica. Quanto attuato in Italia è poi stato messo in pratica – con differenze e eccezioni – in quasi tutti i paesi. 

* da scienzainrete.it – 28 maggio 2020

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