Il governo
Gentiloni ha capovolto il voto del governo Renzi all’Onu, votando a favore
dell’avvio di negoziati per il disarmo nucleare! La sensazionale notizia si è
rapidamente diffusa, portando alcuni disarmisti a gioire per il risultato
ottenuto. Per avere chiarimenti in proposito, il senatore Manlio Di Stefano
(Movimento 5 Stelle) e altri hanno presentato una interrogazione, a cui il
governo ha dato risposta scritta nel bollettino della Commissione Esteri. Essa
chiarisce come sono andate le cose.
Il 27
ottobre 2016, durante il governo Renzi, l’Italia (accodandosi agli Stati uniti)
ha votato «No», nella prima commissione dell’Assemblea generale, alla
risoluzione che proponeva di avviare nel 2017 negoziati per un Trattato
internazionale volto a vietare le armi nucleari, risoluzione approvata in
commissione a grande maggioranza.
Successivamente,
il 23 dicembre 2016 durante il governo Gentiloni, quando la stessa risoluzione
è stata votata all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, l’Italia ha invece
votato «Sì» insieme alla maggioranza.
Capovolgimento
della posizione italiana? No, solo un errore tecnico. «Tale errore – spiega il
governo nella risposta scritta – sembra essere dipeso dalle circostanze in cui
è avvenuta la votazione, a tarda ora della notte». In altre parole il rappresentante
italiano, probabilmente per un colpo di sonno, ha premuto il pulsante
sbagliato. «L’erronea indicazione di voto favorevole – spiega sempre il governo
– è stata successivamente rettificata dalla nostra Rappresentanza permanente
presso le Nazioni Unite, che ha confermato il voto negativo espresso in prima
commissione».
Il governo
Gentiloni, come quello Renzi, ritiene che «la convocazione, nel 2017, di una
Conferenza delle Nazioni Unite per negoziare uno strumento giuridicamente
vincolante sulla proibizione delle armi nucleari, costituisca un elemento
fortemente divisivo che rischia di compromettere i nostri sforzi a favore del
disarmo nucleare». Insieme ai paesi militarmente non-nucleari dell’Alleanza
Atlantica, «l’Italia è tradizionalmente fautrice di un approccio progressivo al
disarmo, che riafferma la centralità del Trattato di non-proliferazione».
Il governo
ribadisce in tal modo la centralità del Trattato di non-proliferazione delle
armi nucleari, ratificato nel 1975, in base al quale l’Italia «si impegna a non
ricevere da chicchessia armi nucleari né il controllo su tali armi,
direttamente o indirettamente». Mentre in realtà viola il Trattato, poiché
mantiene sul proprio territorio, ad Aviano e Ghedi-Torre, almeno 70 bombe
nucleari Usa B-61, al cui uso vengono addestrati anche piloti italiani.
Quale sia
l’«approccio progressivo al disarmo nucleare» perseguito dall’Italia lo
dimostra il fatto che tra circa due anni essa riceverà dagli Usa, per
rimpiazzare quelle attuali, le nuove bombe nucleari B61-12, sganciabili a
distanza e con capacità penetranti anti-bunker. Armi nucleari da first
strike dirette soprattutto contro la Russia, che, rendendo più probabile il
lancio di un attacco nucleare dal nostro paese, lo esporranno ancora di più al
pericolo di rappresaglia nucleare.
Il modo
concreto attraverso cui possiamo contribuire all’eliminazione delle armi
nucleari, che minacciano la sopravvivenza dell’umanità, è chiedere che l’Italia
cessi di violare il Trattato di non-proliferazione e chieda di conseguenza agli
Stati uniti di rimuovere immediatamente qualsiasi arma nucleare dal territorio
italiano e rinunciare a installarvi le nuove bombe B61-12. Battaglia politica
fondamentale se anche l’opposizione non fosse stata contagiata dal colpo di
sonno, che assopisce perfino l’istinto di sopravvivenza.
* da il manifesto, 28 febbraio 2017
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