di
Massimo Marino
Già
nel settembre passato indicavo il rischio che anche nella migliore delle
ipotesi ( vittoria dei NO e demolizione dell’Italicum da parte della Consulta)
“ i “vincitori “non avrebbero alcuna
proposta ne’ su le norme costituzionali né sulle regole elettorali o, diciamo
meglio, ne avrebbero una decina, perché in nessuna sede, in nessun tavolo di promotori minimamente
significativo si è mai discusso che proposte di modifica costituzionale ed elettorale con chiarezza sosteniamo.”
Abbiamo
clamorosamente perso l’occasione della “primavera dei referendum” anche per il
settarismo e il narcisismo di questo o quel gruppo, malattie endemiche nelle esigue
élite partitiche e dei movimenti del nostro paese. Ma per fortuna abbiamo
salvato, sull’orlo del baratro, la democrazia residua che ci è rimasta, grazie
alla virtuosa “accozzaglia” di elettori. Nella quale lascio ad altri valutare
quanto abbiano pesato il ruolo degli esperti, i coraggiosi pronunciamenti
dell’Anpi, l’apporto timido ma alla fine pesante del M5S, le crisi mistiche di
Bersani e D’alema, ma anche semplicemente l’incazzatura diffusa di milioni di
precari, la delusione dei rottamatori creduloni della prima ora, le tattiche di
breve respiro di berlusconiani e salviniani.
E’
un fatto che se accade, come per i 4 referendum del 2011, che una serie di opportunità
diverse ( ricercate o impreviste, tipo
l’ostilità verso Berlusconi e Fukushima )
uniscano virtuosamente insieme per
necessità temi, movimenti e settori
sociali diversi disponibili al cambiamento, si scopre che esiste nel paese una
possibile maggioranza che non si fa bere né dai twitter, ne dalle favole dei
media, ne dal bonus o dalla recita dell’ultimo truman show.
Se l’unione virtuosa non
avviene la sconfitta è certa, se accade che la fortuna ci assista, o il Renzi
di turno alzi troppo il gomito delle balle, si vince. Malgrado noi. Si può
continuare così?
I
risultati dell’unico referendum che abbiamo fatto (perché dovuto) e vinto, lasciano
irrisolti grandi problemi: quale sistema elettorale (in realtà quale sistema
democratico) scegliamo? lo strumento del referendum e le sue attuali modalità vanno
bene così o come si cambiano? Ci teniamo l’attuale Parlamento di 1000 membri,
le attuali 20 Regioni, le attuali 100 Provincie annichilite dagli eletti di
seconda fila? E questi 10 rottami vaganti chiamate Città Metropolitane? Abbiamo
chiaro cosa dobbiamo salvare e difendere e cosa dobbiamo demolire di quel
federalismo regionale malriuscito che regola rapporti e competenze fra Stato e Regioni?
E’ ancora tollerabile, visto il fallimento delle logiche maggioritarie e delle
minoranze sempre miracolate a diventare maggioranze dappertutto, tenere 10
diversi sistemi elettorali nei 10 diversi livelli elettivi esistenti nel nostro
ordinamento, praticamente tutti a vocazione maggioritaria? Non è ora di porsi
il problema dell’Election Day istituzionalizzato visto che ogni 6-12 mesi si
vota qualcosa, aggregando a questo sempre le consultazioni referendarie come
espressione matura del ruolo anche diretto dei cittadini nelle scelte più
rilevanti ?
Non
sarebbe tempo, invece di organizzare solo centinaia di tavoli di raccolta firme
per altre petizioni su questo e quello, trovare anche un po’ di energie per
organizzare centinaia di tavoli locali, regionali e nazionali di raccolta di
idee e costruzione di proposte nelle quali si intraveda un minimo di disegno esplicito
e razionale di cambiamento comprensibile a tutti ?
Possiamo
costruire comitati di pensatori invece che di generali, colonnelli e sergenti
lontani dalle truppe ( sparute) solo armate di moduli e di biro ? Qualche seminario
di lavoro in più e qualche serata di vetrina dalle 21 alle 23 in meno?
Più
in generale: restiamo nell’era della Seconda Repubblica, alimentiamo le
vocazioni nascoste di ritorno alla Prima o proviamo a costruire qualche mattone
per una Terza e più virtuosa Repubblica dei Cittadini ?
Su
questi temi ho già tentato di esprimere qualche proposta ( qui e qui ) ma sul tema del proporzionale è urgente tornare.
I
Comitati per il NO usciti dal successo del 4 dicembre sono sulla graticola nel
chiedersi che fare. Per il momento stanno cambiando nome in Comitati per la
Costituzione (semplice ed ottima scelta) ma la domanda vagante è: fino a dove
possiamo spingerci nelle proposte di aggiornamento costituzionale, di nuova
legge elettorale, di nuove regole dove servono? Non sarebbe compito dei
partiti, dei “nostri” partiti, invece che dei Comitati o Movimenti ? Io non
vedo nei nostri ( di solito si sottointende “di sinistra”) particolare
interesse se non all’unico punto di programma che li dis-unisce: “ io speriamo
che me la cavo” . Anche il M5S, che qualche idea e qualche coraggio in più sul
tema ha mostrato, ondeggia paurosamente come una barca nella tempesta ( arrivando
in qualche momento addirittura a votare una mozione per quella pena chiamata mattarellum, ultima speranza oggi di Renzi-Berlusconi per fermare i grillini stessi
) . Al famoso detto di Mao: “grande è la confusione nei cieli, la situazione è
eccellente” aggiungerei: “ok, ma qualche
idea di fondo teniamola ferma “.
Come afferma con semplicità Aldo Giannuli [1] o manteniamo le lusinghe della governabilità con il
maggioritario o approdiamo alle coalizioni postvoto del proporzionale.
Dunque
teniamo fermo che se i sistemi maggioritari in Europa e nel Mondo, con il loro
sottoprodotto del bipolarismo tendente al bipartitismo ed all’ oligarchismo
autoritario stanno clamorosamente fallendo (e hanno prodotto fra gli ultimi
disastri Mr. Trump) il ritorno a logiche proporzionali, che porta con sé la cancellazione
dei premi, dei doppi turni a due, delle coalizioni e le basse soglie opportuniste
prevoto, va fatto con prudenza.
La
petizione dei Comitati, meglio del Comitato Nazionale [2] con scarsi contributi dai territori, propone giustamente
il proporzionale e accenna timidamente al sistema tedesco (che notoriamente usa
una soglia dappertutto del 5% ) . Un accenno troppo timido ad un sistema che
condivido da tempo, che ha diffusi e silenziosi oppositori non solo nei
partitini del “io speriamo che me la cavo” ( ..alleandomi con chi e su cosa .. si vede all’ultimo momento a seconda della
convenienza) ma anche nei soliti partiti del bipolarismo perpetuo nel quale, se
non si può fare altro, aggregare o inventare qualche cespuglietto a destra e a
sinistra dell’1-2 %, magari lanciando all’ultimo momento una soglia premio un
po’ più contenuta del 40%, dà pur sempre l’illusione
ottica del voto utile contro il pericolo del populismo. Insomma, come
ultima carta se si disfa la logica dell’Italicum, risuscitare la versione 2.0
dell’ulivismo , che ha prima illuso e
poi divorato sinistra, verdi, radicali e dipietristi ( e se vogliamo anche la
versione 2.0 del popolodellelibertà
di berlusconiana memoria).
La
riproposizione del proporzionale puro
o a bassa soglia ( fino al 2-3%) è devastante in ogni caso.
Se accolto (non
probabile) ci riporterebbe dritti ai 20 partitini di ieri e di oggi che
nell’attuale sistema tripolare è facile capire a chi gioverebbero. Se respinto
come impraticabile ( la governabilità... !) aprirebbe una autostrada al mattarellum ed alla sua ovvia
conclusione, il peggio che possa capitare all’Italia: un probabile governo di zombie
Renzi-Berlusconi ( o loro figuranti e successori).
Non
condivido l’idea che una soglia troppo alta (si sottintende il 4-5% almeno) “potrà impedire la nascita di partiti che
potenzialmente potrebbero avere un seguito sufficientemente vasto da esercitare
una salutare concorrenza” come sostiene Guido Ortona [3] in un interessante intervento recente (qui)
Al
contrario, specie nella situazione italiana, una soglia al 5% almeno, che
permette tranquillamente l’esistenza anche di una decina di partiti (di cui non
si sente il bisogno per la verità ) favorirebbe, magari non al primo
colpo, il costruirsi di partiti solidi,
non inventati come cartelli elettorali dell’ultima ora. Si avrebbe finalmente
un partito di sinistra meno malato forse di trasformismo e più fondato su un
progetto di alternativa. In prospettiva si avrebbe forse anche un partito di
vocazione ecologista ( di cui si sente invece il bisogno) , radicale,
trasversale, non ideologico; qualcosa di simile ad un movimento grillino ( la
cui sopravvivenza e vittoria senza alleati nel prossimo giro mi sembra molto
improbabile ) con qualche vocazione maggiore alla democrazia interna ed alla
conoscenza del territorio e dei temi ambientali che i grillini non hanno.
Naturalmente
anche nel campo moderato di destracentrosinistra non vanno esclusi possibili
partiti stabili meno condizionati dai “cambiatori di casacca” il cui ruolo si
esaurirebbe rapidamente.
In
questa logica non vedo nemmeno la necessità di complicare le cose, ad esempio
con la variante che sembra suggerire Alfiero Grandi [4]
introducendo i collegi
uninominali proporzionali a meno che non si intendano dimensioni almeno
provinciali. L’idea del parlamentare legato al suo territorio, inteso a volte
addirittura come quartiere della metropoli è una delle tante stramberie della
Seconda Repubblica. Perché ad oggi in Parlamento si discutono e si votano leggi
che riguardano per lo più la Nazione non il singolo pezzetto di territorio. E per
quello come tramiti ci sono già i consiglieri comunali, provinciali, regionali
oltre a gruppi e associazioni locali.
Ci
sono quindi due diversi approcci al proporzionale che verrebbero molto
diversamente compresi e accolti dagli elettori perché vanno in direzioni
opposte. Non
si può mantenere l’attuale ambiguità.
Abbiamo
bisogno di partiti seri, solidi, stabili, che facciano proposte chiare, che dopo il voto si confrontino sui programmi, facciano coalizioni e trovino il necessario compromesso. Nessuno degli attuali tre poli elettorali, che io vedo
oggi in quello della destra populista, quello del centro piddino e quello del
movimento grillino (con una sinistra spappolata che non sa bene dove collocarsi), sarà
in grado di vincere e governare da solo. Serve uno schema un po’ più articolato
nelle nostre teste, nell’offerta elettorale, così come è nella società reale,
che contempli nuovi attori e inedite e virtuose convergenze.
Questa è la nostra
Terza Repubblica altrimenti sono guai...
“.. se
il sistema funziona normalmente con governi di coalizioni costituiti dopo il
voto, allora il maggioritario non ha senso e l’unico sistema elettorale
omogeneo a quello costituzionale è quello proporzionale...”
“. prima che si giunga
allo scioglimento delle Camere è indispensabile che siano approvate profonde
modifiche alla normativa elettorale vigente. CHIEDIAMO che la riforma delle
leggi elettorali in discussione nel Parlamento sia informata ai seguenti
principi: Il sistema elettorale deve ripristinare la rappresentanza, garantire
l’eguaglianza dei cittadini nell’esercizio del diritto di voto, restituire ai
rappresentati il diritto di scegliere i propri rappresentanti, ricondurre i
partiti alla loro funzione costituzionale di canali di collegamento fra la società e le istituzioni, piuttosto che di
strutture di potere autoreferenziali. Questi risultati possono essere ottenuti
con modelli diversi, a condizione che venga garantita l'elezione
proporzionale sulla base dei voti di lista. Per questo chiediamo fermamente: –
che si rinunci ad ogni forma di premio maggioritario; – che si rinunci ai
capilista bloccati; – che si rinunci alle candidature multiple. Non esistono
formule magiche, ed è possibile valutare sistemi misti (come quello tedesco,
per esempio): quello che conta è che sia raggiunto l’obiettivo di rendere il
Parlamento realmente rappresentativo…” Primi firmatari: Alessandro Pace, Massimo
Villone... e altri
“.. le correzioni da molti
invocate per correggere le (presunte) inefficienze del sistema proporzionale in
termini di governabilità possono avere effetti deleteri in termini di
concorrenza. La correzione più usata è la soglia di sbarramento. Se essa è
troppo alta potrà impedire la nascita di partiti che potenzialmente potrebbero
avere un seguito sufficientemente vasto da esercitare una salutare concorrenza
sugli altri. Non esistono dati sufficienti a consentire un’analisi comparativa
sul livello sensato di soglia, che potrebbe benissimo essere zero.... Il mio
suggerimento è che in Italia la soglia non dovrebbe essere superiore al 2%,
pari a un milione di elettori circa...”
“.Il proporzionale oggi è un correttivo
inevitabile dopo un maggioritario pasticciato e impresentabile, prima con il
porcellum poi con l’Italicum. Il proporzionale può avere gradi diversi di
correzione del maggioritario, ad esempio con le soglie di accesso, pur diverse,
previste dalle sentenze della Corte... La combinazione del proporzionale con i
collegi uninominali è del tutto possibile, come è già avvenuto in passato. La
via più semplice è che i candidati collegati ad una lista entrino in
proporzione ai voti oppure alla percentuale ottenuta, nella misura dei voti
ottenuti dalla lista..”
Nessun commento:
Posta un commento