di Giovanni Pivetta *
Il PIL
mondiale del petrolio, non conosce crisi, e si attesta ogni anno sui 3.000
bilioni di $, il che supera il PIL di oltre 131 Stati su 196 del Pianeta e il
tutto senza contare i bilioni di barili di petrolio stoccati quali riserve
auree, ininterrottamente integrate, in ogni Paese del mondo.
“Per produrre gli alimenti di cui ci
nutriamo ricorriamo a concimi e pesticidi derivati dal petrolio; quasi tutti i
materiali da costruzione che usiamo – cemento, plastiche eccetera – sono
derivati dai combustibili fossili, così come la stragrande maggioranza dei
farmaci con cui ci curiamo; gli abiti che indossiamo sono, in massima parte,
realizzati con fibre sintetiche petrolchimiche; trasporti, riscaldamento,
energia elettrica e illuminazione dipendono quasi totalmente dai combustibili
fossili. Abbiamo costruito un’intera civiltà sulla riesumazione dei depositi
del Carbonifero.”
Jeremy Rifkin
Jeremy Rifkin
Quanti Stati
ci sono nel mondo?
Gli Stati del mondo sono 206, di cui
196 riconosciuti sovrani. Sono considerati solo gli Stati indipendenti e non
quelli membri di federazioni. Gli Stati riconosciuti sovrani a livello
internazionale sono 196 di cui 193 sono Stati membri dell’Organizzazione delle
Nazioni Unite (ONU).
« Possono diventare Membri delle
Nazioni Unite tutti gli altri Stati amanti della pace che accettino gli
obblighi dello Statuto delle Nazioni Unite e che, a giudizio
dell’Organizzazione, siano capaci di adempiere tali obblighi e disposti a
farlo. […] »
Osservatori permanenti all’ONU
– la Città del Vaticano (intrattiene relazioni bilaterali con 180 paesi attraverso la Santa Sede) e lo Stato di Palestina (riconosciuto da 120 paesi attraverso l’Autorità Nazionale Palestinese).
– la Città del Vaticano (intrattiene relazioni bilaterali con 180 paesi attraverso la Santa Sede) e lo Stato di Palestina (riconosciuto da 120 paesi attraverso l’Autorità Nazionale Palestinese).
Stati riconosciuti parzialmente
dagli Stati membri dell’ONU
– Abcasia (riconosciuta da 6 stati membri ONU: la Russia, il Nicaragua, il Venezuela, Nauru, Vanuatu e Tuvalu); Cipro del Nord (riconosciuto solo dalla Turchia); Kosovo (riconosciuto da 115 stati membri ONU più Taiwan e il Sovrano Militare Ordine di Malta); Ossezia del Sud (riconosciuta da 5 stati membri ONU: la Russia, il Nicaragua, il Venezuela, Nauru e Tuvalu); Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi (riconosciuta da 84 stati membri ONU).
– Abcasia (riconosciuta da 6 stati membri ONU: la Russia, il Nicaragua, il Venezuela, Nauru, Vanuatu e Tuvalu); Cipro del Nord (riconosciuto solo dalla Turchia); Kosovo (riconosciuto da 115 stati membri ONU più Taiwan e il Sovrano Militare Ordine di Malta); Ossezia del Sud (riconosciuta da 5 stati membri ONU: la Russia, il Nicaragua, il Venezuela, Nauru e Tuvalu); Repubblica Democratica Araba dei Sahrawi (riconosciuta da 84 stati membri ONU).
Stati senza nessun riconoscimento
degli Stati membri dell’ONU
– Repubblica Popolare di Doneck (riconosciuta solo dall’Ossezia del Sud); Repubblica Popolare di Lugansk (riconosciuta solo dall’Ossezia del Sud); Nagorno Karabakh (riconosciuto solo da Abcasia, Ossezia del Sud e Transnistria); Somaliland; Transnistria (riconosciuta solo da Abcasia ed Ossezia del Sud).
– Repubblica Popolare di Doneck (riconosciuta solo dall’Ossezia del Sud); Repubblica Popolare di Lugansk (riconosciuta solo dall’Ossezia del Sud); Nagorno Karabakh (riconosciuto solo da Abcasia, Ossezia del Sud e Transnistria); Somaliland; Transnistria (riconosciuta solo da Abcasia ed Ossezia del Sud).
Gli Stati al
mondo per PIL (nominale) in Bilioni di $
Per PIL – Prodotto interno
lordo si intende il valore di tutti i prodotti finiti e servizi prodotti in
uno stato in un dato anno. Per PIL nominale si intende che le stime si basano
sui valori di mercato correnti, convertiti al dollaro statunitense al tasso di
cambio ufficiale. Si veda il confronto tra PIL nominale e PIL (PPA) la
valutazione in base al potere di acquisto per ogni
stato del mondo.
Wikipedia, aggrega i dati
provenienti da 3 fonti come il Fondo Monetario Internazionale la Banca
Mondiale e la CIA cioè la Central Intelligence Agency statunitense –
in dati sono espressi in bilioni di $ (un bilione è comunemente letto come
“mille miliardi” mentre negli Negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone, come
in altri dove è in uso la scala corta, lo si definisce trillion).
L’economia
mondiale in mano a 10 Stati (65%) al mondo
I dati stimati si riferiscono all’anno
2013-14 e la fonte più aggiornata presa in esame è il Fondo Monetario
Internazionale:
Il PIL mondiale è 77.301 bilioni di $.
Il PIL di 131 Stati su 196 (dal 66 al 196 posto) è di 2.172 bilioni di $.
Il PIL dei primi 10 Stati al mondo è di 50.598 bilioni di $.
Il PIL mondiale è 77.301 bilioni di $.
Il PIL di 131 Stati su 196 (dal 66 al 196 posto) è di 2.172 bilioni di $.
Il PIL dei primi 10 Stati al mondo è di 50.598 bilioni di $.
Il PIL
mondiale del petrolio
La produzione petrolifera è in
aumento in quasi tutto il mondo e per i prossimi anni la situazione non sembra
destinata a cambiare.
La produzione mondiale di petrolio
Nel 2014 la produzione mondiale era di 93.097.000 barili al giorno, in crescita rispetto ai 90.904.000 barili del 2013 ed oggi sempre in crescita andrà a sfiorare i 100.000.000.
I primi 10 produttori di petrolio al mondo:
1) Stati Uniti – 2) Russia – 3) Arabia Saudita – 4) Canada – 5) Cina
6) Emirati Arabi Uniti – 7) Iran – 8) Iraq – 9) Brasile – 10) Messico.
Nel 2014 la produzione mondiale era di 93.097.000 barili al giorno, in crescita rispetto ai 90.904.000 barili del 2013 ed oggi sempre in crescita andrà a sfiorare i 100.000.000.
I primi 10 produttori di petrolio al mondo:
1) Stati Uniti – 2) Russia – 3) Arabia Saudita – 4) Canada – 5) Cina
6) Emirati Arabi Uniti – 7) Iran – 8) Iraq – 9) Brasile – 10) Messico.
Bisogna osservare che i primi 5
Paesi fanno quasi il 40% della produzione mondiale di petrolio. E che Gli Stati
Uniti, dal 2014, hanno sorpassato l’Arabia Saudita e la Russia diventando il
primo produttore di petrolio al mondo, con una crescita record dovuta al petrolio
non convenzionale estratto con la tecnica del fracking.
Migliaia le fuoriuscite da ‘fracking’
gas e petrolio in Usa:
uno Studio della Duke University rileva oltre 6.600 perdite in 10 anni in 4 Stati e smentisce i dati dell’Environmental Protection Agency (Epa), l’equivalente del nostro ministero dell’Ambiente, che indicava per lo stesso periodo non più di 457 perdite.
uno Studio della Duke University rileva oltre 6.600 perdite in 10 anni in 4 Stati e smentisce i dati dell’Environmental Protection Agency (Epa), l’equivalente del nostro ministero dell’Ambiente, che indicava per lo stesso periodo non più di 457 perdite.
Stiamo parlando – come riporta in
un’agenzia del 22 febbraio l’Ansa – del “fracking” (o fratturazione
idraulica) consiste nell'”iniezione” di enormi volumi di acqua, sabbia e
sostanze chimiche nel sottosuolo per fratturare le rocce – per effetto della
pressione – ed estrarre così petrolio e gas. Un metodo che ha sollevato timori,
ad esempio nei confronti delle sostanze chimiche, che possono inquinare le
falde acquifere.
L’oro si chiama shale oil – dal 2011 al 2013, gli Stati Uniti (sotto la
presidenza Obama) hanno investito circa duemila miliardi di dollari per
sviluppare nuova capacità produttiva di petrolio e gas. È stato il ciclo
d’investimenti più massiccio della storia.
La “bolla”
galleggiante del prezzo del petrolio
La quotazione del barile di petrolio
(159 litri o 42 galloni):
Tra il 2007 e il 2014, i prezzi del petrolio si sono attestati in media sopra i 100 dollari a causa di tensioni geopolitiche. Questo prezzo elevato del petrolio ha creato enormi incentivi per investire in nuove tecniche di produzione che, a loro volta, hanno favorito il diffondersi di tecniche di perforazione più efficaci, che hanno aumentato la produzione.
Tra il 2007 e il 2014, i prezzi del petrolio si sono attestati in media sopra i 100 dollari a causa di tensioni geopolitiche. Questo prezzo elevato del petrolio ha creato enormi incentivi per investire in nuove tecniche di produzione che, a loro volta, hanno favorito il diffondersi di tecniche di perforazione più efficaci, che hanno aumentato la produzione.
Dal luglio 2014, con il rientro in gioco dell’Iran, (accordo sul
nucleare e allentamento delle sanzioni economiche) e con il boom della
produzione mondiale sospinto dalla strategia dell’OPEC (il cartello controlla
circa l’80% delle riserve mondiali di greggio e quasi metà di quelle di gas
naturale), il prezzo è stato fatto “precipitare fino ai 27 dollari al barile
per mettere fuori mercato i produttori non-Opec e lo shale oil
americano.
Dal gennaio del 2016 ad oggi il prezzo al barile del petrolio è oscillato
tra i 50 e i 60 dollari.
Il petrolio
mondiale è il PIL del 70% degli Stati al mondo
La crescita della domanda globale di
petrolio non subisce rallentamenti, per quanto riguarda il settore della
raffinazione, negli ultimi quattro anni la capacità di raffinazione mondiale è
cresciuta a dismisura e il costo per l’estrazione è sceso anche nel caso dello
shale oil.
Il PIL mondiale del petrolio
si attesta sui 3.000 bilioni di $, il che supera ampiamente il PIL di
oltre 131 Stati su 196 del Pianeta e il tutto senza contare i bilioni di
barili di petrolio stoccati quali riserve auree in ogni Paese del mondo,
che ogni anno vengono integrate.
Come affermò il ministro del
petrolio saudita dal 1962 al 1986, Ahmed Zaki Yamani “L’età della pietra non è
finita per mancanze di pietre e l’età del petrolio non finirà per il
prosciugamento dei pozzi” e la geopolitica del petrolio cambia l’ordine
mondiale.
“La Terza rivoluzione industriale ci
offre la speranza di poter raggiungere una nuova era sostenibile post carbonio,
evitando la catastrofe del cambiamento climatico. Disponiamo delle conoscenze
scientifiche e tecnologiche, e delle linee guida per renderlo possibile. Ora la
questione è essere disposti a riconoscere le opportunità economiche che ci
attendono e trovare la determinazione per coglierle in tempo.”
* da www.habitami.it 27 febbraio 2017
Nessun commento:
Posta un commento