Greenpeace, Legambiente e Wwf al governo: "Quali
sono i suoi piani e le strategie dopo l’Accordo di Parigi?"
«La questione ambientale, legata alla
sostenibilità e alla green economy, è sempre più centrale nel mondo. Durante i
mille giorni abbiamo fatto molto per questo settore ma ne abbiamo parlato poco».
Mentre Matteo Renzi è volato fino in California
per tornare a parlare di green economy è l’associazione Italia solare – che
riunisce operatori e possessori di impianti fotovoltaici in Italia – a
ricordare in cosa consiste quel «molto» rivendicato dall’ex premier.
«Con il
governo Renzi – osservano da Italia solare – il fotovoltaico ha toccato i
minimi storici degli ultimi anni e non solo per immobilismo o indifferenza ma
per una serie di interventi che appaiono deliberatamente contro il
fotovoltaico, le altre rinnovabili e l’efficienza energetica. Appena insediato,
nel 2014, è stato emanato il Decreto Spalmaincentivi, che ha tagliato
retroattivamente gli incentivi agli impianti di potenza superiore ai 200 kWp.
Moltissime aziende, a causa delle impreviste minori entrate, si sono trovate in
grande difficoltà, soprattutto coi pagamenti delle rate dei finanziamenti. Nel
2015 ha preso forma un altro provvedimento scandalosamente contro il
fotovoltaico e l’efficienza energetica: la riforma delle tariffe elettriche
che, come risulta dagli stessi documenti dell’Autorità per l’Energia, causa
aumenti delle bollette del 10-30% per 17 milioni di famiglie, in particolare
per le meno abbienti. Una riforma che incentiva lo spreco energetico, contro
ogni principio di buon senso e pure in antitesi con le raccomandazioni
comunitarie. Nel 2016 sono stati tolti gli impianti fotovoltaici dalla lista
degli interventi che possono beneficiare dei certificati bianchi, che
rappresentavano gli unici aiuti per chi non poteva usufruire, a causa di un
basso reddito, della detrazione fiscale. Inoltre durante il governo Renzi più
volte i Sistemi di Distribuzione Chiusi (SDC), che permettono di sfruttare al
meglio gli impianti fotovoltaici rendendoli utilizzabili da più utenti, sono
stati bocciati. Dire che il governo Renzi ha aiutato il fotovoltaico è falso.
In ogni caso si può sempre cambiare idea e ne saremmo tutti felici».
Nel
frattempo, a chiamare in causa l’operato dell’attuale governo guidato da Paolo
Gentiloni sono tre delle principali associazioni ambientaliste presenti in
Italia – Greenpeace, Legambiente e Wwf –, che rivolgono oggi una lettera aperta
al presidente del Consiglio, ai ministri dello Sviluppo economico e
dell’Ambiente, nonché ai governatori delle regioni.
Gli
ambientalisti chiedono come mai «il governo italiano, violando gli
impegni assunti con il recepimento della Direttiva comunitaria Offshore (con il
Dlgs n. 145/2016), si rifiuti ancora oggi di prevedere una programmazione delle
attività di ricerca e coltivazione di idrocarburi da sottoporre a Valutazione
Ambientale Strategica, mentre procede ad aprire Valutazione di
Impatto Ambientale sulle singole istanze per permessi di ricerca offshore, che
rappresentano la categoria più numerosa tra le procedure oggi
aperte (37,5% con 6 istanze su 16; seguono 3 per autostrade, 2 per
impianti idroelettrici, 2 per reti ad alta tensione, 2 per porti, 1 per
aeroporti)».
Inoltre,
nella lettera aperta le tre associazioni ambientaliste chiedono al governo Gentiloni
di:
- riparare al danno fatto dal Governo Renzi, con la raffazzonata modifica contenuta nella Legge di Stabilità 2016 di una delle poche disposizioni positive del decreto Sblocca Italia, che all’articolo 38, comma 1 bis (cancellato improvvidamente per esigenze strumentali pre-referandarie) prevedeva la redazione di “Piani delle aree”, fortemente voluti dalle Regioni e dai Comuni, per le attività di estrazione degli idrocarburi;
- dare finalmente concreta attuazione a quanto previsto dall’articolo 5 del decreto legislativo n. 145/2016 di recepimento della Direttiva europea “Offshore”, che prevede sia garantita la partecipazione pubblica tramite alle procedure di valutazione ambientale strategica su piani e programmi, per valutare organicamente e cumulativamente i possibili effetti sull’ambiente delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi, nell’interesse delle popolazioni e degli enti locali;
- discutere pubblicamente, impostare e dare concreta attuazione al più presto a una nuova Strategia nazionale energetico/climatica richiesta dopo l’Accordo di Parigi che punti convintamente sulle fonti rinnovabili, sul risparmio e l’efficienza energetica, chiudendo al più presto il capitolo delle fonti non rinnovabili più inquinanti.
«L’Italia è
un Paese refrattario alla pianificazione degli interventi in campo energetico,
con un Governo – chiosano le associazioni – che rischia di porsi al
di fuori dall’Europa e degli impegni assunti su scala internazionale, e
continua a dare carta bianca alle aziende petrolifere (in primis Eni e Edison),
a interessi industriali ad alto rischio ambientale, senza un disegno unitario.
Greenpeace, Legambiente e Wwf chiedono, appoggiando le analoghe richieste della
rete dei comitati No Triv, un segnale positivo dal governo Gentiloni, un atto
concreto che dimostri che l’Italia vuole davvero essere uno dei Paesi più
avanzati al mondo».
da greenreport.it, 24 febbraio 2017
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