13 marzo 2017

Vivere a emissioni zero, ecco perché non ci compreremo un’auto elettrica



 di Linda Maggiori *

Viviamo felicemente senz’auto da vari anni e spesso mi chiedono: “Perché non vi comprate un’auto elettrica? Avreste tutte le comodità a zero emissioni“. E noi rispondiamo: e a che ci serve un’auto privata, anche se elettrica? Come scrive Alberto Bellini nel suo libro: è chiaro che l’uso di autoveicoli privati deve subire un drastico ripensamento: immaginare di convertire l’attuale parco mezzi in veicoli a emissioni zero non rappresenta una soluzione …la mobilità privata (anche a emissioni zero) rappresenta un grande spreco di risorse; si utilizzano grandi quantità di materia e energia per una funzione limitata nel tempo e largamente sovradimensionata rispetto alle necessità, poiché spesso i mezzi sono utilizzati per poche ore al giorno e per una sola persona”.

Le auto elettriche sono un progresso solo se sono alimentate con energia rinnovabile e solo se vengono condivise tra più famiglie.
Altrimenti si rischia il paradosso: per alimentare un numero sempre crescente di auto elettriche si aprono nuove centrali a carbone (come a Rotterdam) spostando solo la fonte dell’inquinamento. Ogni auto, che sia elettrica o a benzina, che sia ferma o in moto, consuma suolo, materie prime e energia. Il suo “zaino ecologico” è pesantissimo: per costruire un’auto di una tonnellata (che sia elettrica o ibrida o a benzina) occorrono grosso modo 25 tonnellate di materiali, 200 tonnellate di acqua e 1,5 tonnellate di petrolio sotto forma di materie plastiche; e tutto questo, alla fine, si trasforma in 4 tonnellate di CO2.
Elettriche, ibride o alimentate mediante carburanti fossili non importa: le auto intasano, uccidono, sprecano risorse, tempo e spazio. Circa 3500 morti in Italia, provocati dalle auto in incidenti stradali, in un anno. Più delle armi da fuoco. Eppure basterebbe poco per fermare questa strage: è stato calcolato che ad ogni punto percentuale di aumento degli spostamenti in bicicletta in ambito urbano corrisponde una diminuzione del 2-5% degli incidenti fra tutti gli utenti della strada (Safety in numbers, Jacobsen 2003-2009).

Le città, se lo vogliono, possono fare a meno delle auto, così come dimostra Oslo. Dopo l’accordo tra i principali partiti politici per impedire la vendita delle vetture a benzina e gasolio entro il 2025, la giunta della città ha un nuovo obiettivo: entro il 2019, vietare tutte le auto nel centro città. Anche quelle ibride o elettriche. Eh, ma loro sono norvegesi… tanti dicono. Da noi è diverso. E perché? I norvegesi hanno forse un territorio particolare, un’intelligenza superiore? Non c’è niente di immodificabile, a livello di cultura, di comportamenti appresi. Con un po’ di buona volontà anche le peggiori abitudini si possono sradicare. La concentrazione di auto per abitante che c’è oggi in Italia è sopra la media europea: 61 ogni 100 abitanti, contro le 46 auto ogni 100 abitanti di media europea. Si tratta di una reale necessità o di una pessima abitudine?
Ma come faranno a Oslo? Isole pedonali e ciclabili sempre più estese, e rimozione di tutti i parcheggi e stalli per la sosta, fatta eccezione per i posti riservati ai disabili. Se facessero la metà di questo, in qualsiasi città italiana, ci sarebbero la rivolta e le barricate, peggio che se togliessero il diritto di voto.

C’è chi, ipocritamente, in Italia protesta: “Una città senz’auto è impossibile! Come farebbero gli anziani, i disabili senza auto?”. E’ vero il contrario: io lavoro con giovani adulti disabili, la maggior parte di loro sono autonomi nello spostamento, non guidano auto, ma vanno in bici o coi mezzi pubblici. Il traffico è un ostacolo che aumenta il loro svantaggio, la loro disabilità. Anche i disabili più gravi e gli anziani, che non riescono a spostarsi autonomamente e necessitano di essere accompagnati in auto, beneficerebbero di una città car free, con parcheggi solo per loro.

E’ proprio vero, come diceva E. J. Mishan, “L’invenzione dell’auto privata è una delle più grandi sciagure abbattutesi sul genere umano” E. J. Mishan-Evalutation of Life and Limb, 1971. E forse solo amministrazioni lungimiranti, con scelte drastiche, e magari impopolari, possono salvarci da questa sciagura.

 * Mamma e scrittrice impegnata nella difesa dell'ambiente (da ilfattoquotidiano,12 marzo 2017)

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