Bruxelles.
Senza vincoli nazionali e certezza dei tempi per raggiungere la neutralità
climatica nel 2050, il regolamento non convince gli ambientalisti. L’attivista
svedese, invitata dalla commissione ambiente: «Così l’Europa ammette la sua
sconfitta»
di Anna Maria Merlo *
È purtroppo
la peggiore settimana che si potesse immaginare, tra la tragedia greca dei
migranti alla frontiera turca e la crisi del Coronavirus, per la presentazione
della legge sul clima, la “locomotiva” del Patto Verde: ieri, la Commissione ha
illustrato il progetto di arsenale giuridico che dovrebbe inquadrare il Green
New Deal e la strada da percorrere per raggiungere la neutralità climatica
nel 2050. E oggi si riunisce il Consiglio Ambiente.
La
presidente Ursula von der Leyen ha sottolineato che «la legge sul clima è la
traduzione giuridica della nostra volontà politica e ci impegna definitivamente»,
lo scopo resta soprattutto di dare «prevedibilità e trasparenza all’industria e
agli investitori europei» per definire «la strategia di crescita verde» e
garantire che «la transizione sarà progressiva e equa». L’attivista Greta
Thunberg, invitata dalla commissione ambiente (tra le polemiche, perché in
linea di principio gli estranei non possono più entrare all’Europarlamento per
il Covid-19), in un discorso di 8 minuti ha denunciato l’ipocrisia Ue, che dopo
aver «dichiarato l’emergenza climatica» (ed era «una notizia eccellente»), ora
che «la casa brucia voi siete andati a dormire senza nemmeno chiamare i
pompieri».
Greta ha
parlato di «capitolazione», perché la legge sul clima «manda un segnale che
un’azione reale e sufficiente è in corso e invece non è così». Questo giudizio
è condiviso anche dalle organizzazioni ambientaliste, a cominciare da
Greenpeace: la Commissione sta prendendo tempo per decidere sui tempi della
transizione – cosa fare e come entro il 2030 e poi nella traiettoria 2030-50 –
perché non c’è maggioranza al Consiglio sugli obiettivi intermedi. I gruppi
S&D, Gue e persino Renew vogliono accelerare e stabilire una riduzione del
55% del Co2 entro il 2030 (oggi è 40%), mentre la Commissione adesso aspetta i
risultati dell’analisi di impatto, per decidere sui meccanismi di aggiustamento
delle emissioni di Co2 alle frontiere, sulla revisione della direttiva sulla
tassa dell’energia, per valutare al più tardi dal 2023 e ogni 5 anni la
coerenza delle misure nazionali. La Commissione sta rimandando le proposte a
settembre, per poter fissare nel 2021 gli sforzi che dovranno essere fatti e
come distribuire i 7,5 miliardi della Giusta transizione (alla Polonia
dovrebbero andare 2 miliardi, sempre che accetti il Patto).
La prudenza
è tale che l’obiettivo della neutralità carbone per il 2050 è stato fissato a
livello Ue e non stato per stato, cioè è data la possibilità ad alcuni (la
Polonia non lo ha accettato, per esempio) di frenare e andare al di là di
questo limite, se altri compenseranno (Austria, Finlandia, Svezia dovrebbero
raggiungerlo prima). Dodici ministri dell’Ambiente (Francia, Spagna, Austria,
Danimarca, Finlandia, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Olanda, Portogallo,
Slovenia, Svezia) hanno chiesto alla Commissione di avanzare le proposte per la
riduzione entro il 2030 del 50% o del 55% delle emissioni di Co2 non più tardi
di giugno, in modo da poter presentare questo piano al vertice Ue-Cina di
settembre a Leipzig e fare pressioni su Pechino perché si allinei e anche per
arrivare alla Cop26 di Glasgow, a novembre, con qualcosa di concreto.
Ma la
Germania, che avrà la presidenza del Consiglio da luglio, resta molto prudente,
mentre l’est, Cipro, Grecia e Malta rifiutano. E poi ha ricordato il
vice-presidente della Commissione incaricato del Patto verde, Frans Timmermans,
«senza soldi non si può fare niente» e la Ue non è ancora riuscita a mettersi
d’accordo sul bilancio 2021-2027. Timmermans vuole credere che la legge clima
«traduce le parole in atti» e manda un segnale ai «partner internazionali che è
arrivato il momento per rivedere al rialzo le ambizioni nell’attuazione degli
obiettivi comuni del Patto di Parigi».
Per
coinvolgere i cittadini, la Commissione ha aperto ieri una “consultazione
pubblica” per il futuro Patto europeo sul clima, a cui ogni europeo può
partecipare, con proposte e iniziative. E ha dichiarato il 2121 «anno europeo
del treno», per favorire un trasporto sostenibile.
Nella
foto: La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e Greta
Thunberg a Bruxelles
Da
il manifesto - 5 marzo 2020
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