Il fatto
della settimana. 200 miliardi di locuste stanno devastando i paesi dell’Africa
orientale che già soffrono la fame. Gli uccelli predatori sono migrati in
anticipo e gli insetticidi non sono risolutivi
di Francesco Bilotta *
Dagli albori
dell’agricoltura l’uomo ha sempre dovuto fare i conti con le locuste,
cavallette migratrici che distruggono i raccolti portando fame e miseria. La
più devastante invasione degli ultimi decenni sta colpendo l’Africa orientale.
Nubi di locuste si sono impadronite dei cieli del Corno d’Africa, abbattendosi
sotto forma di tempeste sulla vegetazione di vaste aree. Un insieme di eventi
meteorologici anomali, dovuti al cambiamento climatico, ha favorito la
riproduzione esplosiva nella penisola arabica della Schistocerca gregaria
(locusta del deserto) e la successiva diffusione in Somalia, Eritrea, Etiopia,
Kenya, Sudan del Sud, Uganda. Sono tutti paesi che vivono una situazione di
emergenza umanitaria a causa della carenza di cibo e delle guerre che si sono
succedute negli ultimi anni.
LA SICCITÀ,
CHE NEGLI ULTIMI ANNI HA COLPITO i paesi
dell’Africa orientale, ha determinato una crisi alimentare che con l’arrivo
delle locuste può diventare drammatica. «L’invasione delle locuste minaccia la
sicurezza alimentare di una intera regione, con 20 milioni di persone che
rischiano di aggravare irrimediabilmente la loro condizione», ha dichiarato il
direttore generale della Fao. Il fenomeno sta assumendo dimensioni
incontrollabili per la velocità con cui gli insetti si spostano, per il ritardo
e gli strumenti inadeguati con cui si sta affrontando il problema. In autunno
gli osservatori della Fao avevano già espresso la loro preoccupazione per le
intense piogge cadute nelle aree semidesertiche dove le cavallette vivono e si
riproducono. Il suolo, per l’elevato grado di umidità, ha favorito una
riproduzione di dimensioni straordinarie degli insetti che, raggiunto lo stadio
adulto, si sono organizzati formando sciami di milioni di individui che si sono
mossi alla ricerca di cibo. I cereali (mais, grano, sorgo) risultano i più
colpiti. La distruzione del sorgo, in particolare, è una tragedia per le
popolazioni delle regioni aride, perché si tratta dell’unica pianta che si
sviluppa in condizioni di scarse precipitazioni e che resiste alle carenze
idriche, rappresentando il principale alimento. Il ciclo vitale delle locuste è
stato oggetto di numerose ricerche negli ultimi anni, consentendo di
comprendere il loro comportamento.
QUESTI
INSETTI, CHE APPARTENGONO all’ordine
degli Ortotteri (dal greco «ali dritte»), vivono due fasi: una sedentaria, che
è solitaria, e una migratoria, che è gregaria. Le condizioni meteorologiche e
la disponibilità di cibo svolgono un ruolo fondamentale nel favorire questo
passaggio. I ricercatori delle università di Oxford e Cambridge hanno dimostrato
che è la serotonina a modificare il comportamento delle locuste. Questo
neurotrasmettitore, che nell’uomo regola la temperatura corporea, il sonno,
l’umore, l’appetito, la sessualità, è presente anche nel sistema nervoso
centrale delle locuste ed è in grado di modificare la loro percezione,
attivando i segnali chimici (feromoni) utilizzati per comunicare. Gli insetti,
dopo la riproduzione e lo sviluppo, continuano la loro vita solitaria se si
trovano in una condizione di bassa densità abitativa, mentre, in caso di
sovraffollamento, la serotonina produce modificazioni metaboliche e
comportamentali che portano alla formazione di sciami devastanti che fanno
terra bruciata. Avere compreso il meccanismo che controlla il processo di
aggregazione delle locuste può consentire di intervenire sul loro comportamento
per limitare i danni. I tre cicli riproduttivi, che si sono susseguiti a
partire dall’autunno, hanno portato a un rapido aumento della popolazione di
locuste, arrivando a superare i 200 miliardi di individui nei territori del
Corno d’Africa. Le migrazioni dipendono da vari fattori: disponibilità di cibo,
direzione e intensità dei venti, umidità, pressione atmosferica. Trasportati
dai venti, che ne determinano la direzione e la velocità di spostamento, gli
sciami possono percorrere in un giorno distanze superiori a 100 km. Uno sciame
di media grandezza, formato da 30-40 milioni di individui, è in grado di
divorare in un giorno tre mila tonnellate di vegetazione.
IN KENYA, IN
QUESTI GIORNI, È STATO SEGNALATO uno sciame
largo 40 km e lungo 60 km. Anche nell’Asia meridionale (Iran, Pakistan e India)
si segnala la presenza di sciami provenienti dalla penisola arabica. Nel 2013
era stato il Madagascar a subire una invasione di locuste di proporzioni
incontrollabili che avevano creato gravi problemi alimentari al 60% della
popolazione. In un periodo in cui tutta l’attenzione è rivolta al coronavirus,
si sta producendo un altro fenomeno legato ai cambiamenti climatici, una
proliferazione abnorme di locuste del deserto che porta alla scomparsa di
decine di migliaia di ettari di vegetazione in una delle aree più povere del
pianeta.
DAVID PHIRI,
COORDINATORE DELLA FAO IN AFRICA orientale,
che ha quantificato in 70 milioni di dollari gli aiuti necessari a contenere
l’invasione, ha lanciato un appello: «Bisogna agire al più presto per impedire
un nuovo ciclo riproduttivo che porterebbe alla formazione di nuove larve che
moltiplicherebbero di 500 volte il numero di insetti». Ma solo una piccola
parte degli aiuti richiesti è arrivata e i singoli paesi non sono in grado di
affrontare l’emergenza. L’intervento aereo per spargere insetticidi sulle aree
di invasione viene vista come una scelta obbligata. Le operazioni avvengono
durante la notte, quando gli insetti si posano a terra. Il problema è che gli
insetticidi, anche quando vengono usati su larga scala, mostrano una efficacia
parziale sugli insetti adulti, riducono il loro numero, ma a costo di un
elevato impatto ambientale. Si spera nel clima più secco, che arriva a fine giugno,
per limitare il numero e l’espansione delle locuste. Negli ultimi anni si è
lavorato molto per cercare di prevenire la formazione degli sciami.
QUESTO
OBIETTIVO SI RAGGIUNGE SOLAMENTE se si
individuano le zone di deposizione delle uova e si interrompe il ciclo vitale
degli insetti. Si cerca di monitorare in maniera permanente le condizioni
ambientali delle aree di riproduzione e l’evoluzione delle popolazioni,
intervenendo prima che gli insetti acquisiscano un comportamento gregario e si
organizzino in sciami. Quest’anno l’operazione non è riuscita e le conseguenze
sono gravi. Sono gli uccelli gli antagonisti naturali delle locuste. Ma gli
uccelli hanno modificato il loro comportamento. A causa del riscaldamento del
pianeta, che ha determinato un aumento della temperatura nelle zone temperate,
anticipano la loro migrazione verso l’Europa. Quando gli sciami di locuste si
sono diffusi nei territori dell’Africa orientale, molte specie di uccelli si
erano già messe in viaggio verso nord e non potevano più svolgere una opera di
contenimento degli insetti. La crisi climatica produce i suoi effetti anche
nelle relazioni tra specie animali, alterandone il rapporto e modificando
equilibri che sono il risultato di un lungo processo evolutivo. La presenza di
locuste si registra anche in Italia, in particolare in Sicilia, Sardegna e
regioni tirreniche. I lunghi periodi di siccità alternati a periodi di intensa
piovosità, l’aumento delle terre incolte, dove le locuste trovano l’ambiente
ideale per depositare le uova, favoriscono l’arrivo, la riproduzione e la
diffusione nel nostro paese di questi insetti migratori. Nei mesi di giugno e
luglio del 2019 diversi comuni della provincia di Nuoro hanno dovuto
fronteggiare una invasione di cavallette crociate (Locusta del Marocco) che
hanno distrutto più di due mila ettari di vegetazione. Il fenomeno è destinato
a ripetersi e ad estendersi a causa dei processi di desertificazione che
investono il 30% del territorio italiano.
* da il manifesto - 5 marzo 2020
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