Ma la proposta della Commissione è timida su vari
aspetti.
La
Commissione europea ha presentato oggi l’attesa Climate Law, la legge
per rendere giuridicamente vincolante il target Ue di zero emissioni nette
entro il 2050. Novità principale della nuova legge sul clima rispetto alla
bozza: è stato rimosso l’obiettivo di conseguire “rimozioni” nette di gas a
effetto serra dopo tale data, mentre l’obiettivo per il 2030 è di
tagliare la CO2 del 50-55% al 2030, anche se il target per quell’anno
sarà essere definito a valle di una valutazione d’impatto.
La legge,
che ora deve ottenere l’approvazione del Parlamento europeo e degli Stati
membri, impegnerebbe l’UE a 27 nazioni a ridurre le proprie emissioni nette di
gas serra a zero entro il 2050 e la deadline è considerata a livello europeo,
per cui gli Stati membri potranno agire con velocità diverse. Si tratta
di una legge quadro che per la prima volta inserisce nella legislazione
comunitaria l’obiettivo della climate neutrality al 2050. A tal fine, tutte
le politiche europee dovranno essere riviste per contribuire al
raggiungimento della neutralità climatica, in modo che tutti i settori
dell’economia europea facciano la loro parte.
Come detto,
il testo, per il 2030 parla di una riduzione dei gas serra del 50-55%
rispetto ai livelli del 1990, ma “sulla base di una valutazione d’impatto
esaustiva”, la Commissione proporrà in seguito l’obiettivo unionale per
quell’anno e la Climate Law sarà rivista di conseguenza.
Entro giugno
2021 l’esecutivo europeo esaminerà e, se del caso, proporrà di
rivedere tutti gli strumenti politici necessari per conseguire le riduzioni
supplementari previste per il 2030.
Per il
periodo 2030-2050 la Commissione propone poi di predisporre una traiettoria
unionale di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, in modo da poter
misurare i progressi compiuti e garantire prevedibilità alle autorità
pubbliche, alle imprese e ai cittadini.
Entro
settembre 2023, e successivamente ogni cinque anni, Bruxelles valuterà la
coerenza delle misure nazionali e dell’UE rispetto all’obiettivo della
neutralità climatica e alla traiettoria per il periodo 2030-2050 e sarà
autorizzata a formulare raccomandazioni destinate agli Stati membri i cui
interventi non sono compatibili con l’obiettivo della neutralità climatica; gli
Stati membri dovranno tenere conto delle raccomandazioni o spiegare le loro
motivazioni se omettono di farlo. La Commissione potrà inoltre riesaminare
l’adeguatezza della traiettoria e le misure adottate a livello di Unione.
Assieme alla
Climate Law si vara una consultazione pubblica su un nuovo “patto
europeo per il clima”, per dare voce ai cittadini e ai portatori di interessi
nella progettazione di nuove azioni; la consultazione pubblica (link nei
documenti in basso) resterà aperta per 12 settimane e i contributi saranno
utilizzati per definire il patto per il clima che sarà varato prima della
conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in programma a Glasgow
nel novembre 2020, la COP26.
Tra i primi
commenti alla nuova legge, quello deluso di Greta Thunberg: “Emissioni
nette pari a zero entro il 2050 per l’UE equivale alla resa. Significa
arrendersi ”, ha dichiarato assieme ad altri 33 giovani. “Non abbiamo bisogno
di obiettivi solo per il 2030 o il 2050. Soprattutto, ne abbiamo bisogno per il
2020 e ogni mese e anno a venire.”
Come detto,
si conferma l’intenzione della Commissione di proporre, entro settembre
prossimo, l’aumento dell’attuale obiettivo di riduzione delle emissioni di
gas-serra per il 2030 al 50-55% rispetto ai livelli del 1990. “Proposta poco
ambiziosa e non in linea con l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di
contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1,5°C”,
ricorda Legambiente. Per fronteggiare l’emergenza climatica, sottolinea
l’associazione, si deve andare oltre il 55% già proposto da diversi governi
europei e dall’Europarlamento. L’Europa può e deve ridurre le sue emissioni di almeno
il 65% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990, in coerenza con le
indicazioni dell’Emissions Gap Report delle Nazioni Unite. Secondo il rapporto,
per contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1,5°C,
dal 2020 al 2030 le emissioni dovranno essere ridotte del 7,6% all’anno.
Si tratta di un drastico cambio di passo se paragonato al trend attuale. In
Europa, infatti, negli ultimi cinque anni le emissioni sono diminuite appena
dello 0,25% annuo.
“I
prossimi mesi saranno cruciali – dichiara Stefano Ciafani, presidente di
Legambiente -. L’emergenza climatica non consente ulteriori rinvii. Un primo
segnale chiaro e forte deve già venire dal Consiglio Ambiente che si
riunisce domani a Bruxelles e che ha in agenda sia la Legge sul Clima che il
Green Deal Europeo. L’Italia deve sostenere con forza la necessità di avviare
da subito il processo di revisione degli attuali impegni di riduzione al 2030.
Non è possibile attendere fino a settembre. La Commissione deve presentare una
proposta di aumento dell’obiettivo al 2030, ambiziosa e in linea con la soglia
critica di 1,5°C, in tempo utile affinché i governi possano raggiungere un
accordo non oltre il Consiglio Europeo di giugno. Solo così l’Europa può
arrivare al Vertice Ue-Cina, in programma il prossimo settembre a Lipsia
e per la prima volta a livello di capi di stato e di governo, con una proposta
in grado di spingere la Cina a sottoscrivere un accordo ambizioso in vista
della COP26 di Glasgow”. L’Europa – spiega Legambiente in una nota – potrà così
non solo contribuire al successo di Glasgow, ma soprattutto creare le
necessarie condizioni politiche per accelerare la decarbonizzazione della
nostra economia e dare gambe a un vero Green New Deal Europeo. In questo
modo sarà possibile affrontare con determinazione l’emergenza climatica,
accrescere la competitività della nostra economia, creare nuovi posti di lavoro
e mettere in campo un’Europa leader nella transizione verso un’economia globale
libera da fonti fossili, circolare e a zero emissioni.
4
marzo 2020
Nessun commento:
Posta un commento