GUERRA IN UCRAINA. Incurante delle sanzioni americane ed europee contro Putin, l'Egitto conferma la costruzione del suo primo impianto atomico con i finanziamenti e l'aiuto di Mosca.
di Michele Giorgio *Joe Biden lavora a nuove sanzioni contro
la Russia e ne chiede il rispetto. Ma non riesce ad ottenere l’isolamento
totale di Mosca, anche da parte di paesi stretti alleati di Washington. A
cominciare da quelli del Medio Oriente e del Nordafrica. Uno di questi è
l’Egitto di Abdel Fattah el Sisi – che non ha mai digerito la linea nella
regione dell’Amministrazione Usa in carica – che mantiene ben saldi i rapporti
con il Cremlino. Il 17 aprile una delegazione russa ad alto livello ha visitato
la centrale nucleare in costruzione di Dabaa in Egitto. Ne facevano parte
dirigenti e tecnici dell’impianto chimico di Novosibirsk e della TVEL Fuel
Company guidati da Alexander Lokshin, vicedirettore generale di Rosatom, la
compagnia statale russa dell’energia atomica.
Ad accompagnare i delegati russi c’era
Amjad al Wakil, capo dell’Autorità egiziana per le centrali nucleari. Al Wakil
ha confermato a giornali locali che la costruzione dell’impianto di Dabaa
procede senza intoppi in coordinamento con i russi e che l’Egitto avrà, nei
tempi programmati, la sua prima centrale atomica per la produzione di energia
elettrica. Lokshin da parte sua ha assicurato che saranno fatti «i passi
necessari per portare a termine i compiti prefissati». L’accordo per la
costruzione della centrale a Dabaa nel governatorato di Marsa Matrouh – quattro
reattori con una capacità di 4.800 megawatt – risale al 2015. Sono già state
scavate le basi di contenimento del primo reattore e non appena arriverà il via
libera della commissione egiziana per la sicurezza nucleare, i lavori
riprenderanno a pieno ritmo.
L’attacco russo all’Ucraina è stato un fulmine
a ciel sereno in Africa e Medio Oriente dove la penetrazione russa, a tutti i
livelli, è stata intensa negli ultimi dieci anni. Nelle capitali di non pochi
paesi poveri o in via di sviluppo, è salita l’ansia per la possibile
interruzione di progetti, spesso di infrastrutture civili, avviati con Mosca.
La recente visita della delegazione russa in Egitto ha avuto lo scopo anche di
smentire chi aveva paventato la sospensione della costruzione della centrale di
Dabaa a causa delle sanzioni occidentali contro il governo russo, che è il
principale finanziatore del progetto. Aderire alle sanzioni Usa ed europee
contro la Russia per l’Egitto significherebbe rinunciare a un’opportunità molto
favorevole. Il costo totale della centrale è di 30 miliardi di dollari e il
Cairo godrà di un prestito agevolato garantito dalla Federazione Russa di 25
miliardi, che comincerà a restituire solo a partire dal 2029. Il completamento
dell’impianto ora è diventato più importante per il Cairo che già deve fare i
conti con la diminuzione di forniture di grano russo e ucraino a basso costo e
lo stop all’arrivo di turisti russi, da anni i principali frequentatori dei
resort del Sinai. Ogni giorno di ritardo nella realizzazione della centrale
significheranno per l’Egitto la perdita di due milioni di dollari per la
mancata vendita di energia all’estero. La telefonata del 9 marzo tra Abdel
Fattah el Sisi e Vladimir Putin è perciò servita a confermare che a Dabaa le
cose andranno come previsto.
Altrettanto rilevanti sono le relazioni
tra i due paesi per l’istruzione superiore. L’ambasciatore russo al Cairo,
Georgy Borisenko, il 23 marzo ha assicurato che le porte delle università russe
resteranno aperte per i giovani egiziani. Americani ed europei non capiscono
quanto sia importante per africani e arabi avere accesso alle università russe,
buone e a basso costo, in alternativa a quelle occidentali raggiungibili solo
da una élite.
* da il manifesto - 29 aprile 2022
leggi anche: Egitto, critica il governo: arrestata una giornalista
È stata arrestata giovedì la giornalista egiziana
Safaa al-Korbigi e di lei non si sa più nulla. La denuncia arriva dall’Egyptian
Network for Human Rights e dai tanti che sui social chiedono conto della sua
sparizione. Al-Korbigi lavora per Radio and Television Magazine, di proprietà
statale, ed è nota per le sue critiche al governo per le pessime condizioni
socio-economiche della popolazione. Intanto, pochi giorni fa è stata condannata
a tre anni di prigione in appello (erano dieci in primo grado) e una multa di
quasi 11mila dollari l’influencer di TikTok Haneen Hossam per «traffico di
esseri umani»: aveva postato un video in cui spiegava come guadagnare soldi con
video online. Per le autorità un invito al sesso online a pagamento.
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