16 aprile 2022

Francia verso il ballottaggio, l’incognita studenti, ecologisti e insoumise

 PRESIDENZIALI. «Né con Le Pen, né con Macron»: occupate le università, Sorbona compresa. Oggi il risultato della consultazione online di Mélenchon

di Anna Maria Merlo *

Oggi, molte manifestazioni sono organizzate in Francia contro l’estrema destra, che è sulla soglia del potere (a Parigi, partirà nel primo pomeriggio un corteo da Place de la Nation). Mentre già dai giorni scorsi ci sono stati dei movimenti nelle università, trenta ore di occupazione alla Sorbonne, l’università di Censier è chiusa fino al 23 aprile, giorno della fine del secondo semestre e vigilia del ballottaggio. A Sciences Po, ci sono stati scontri con l’estrema destra, poi gli gli studenti che hanno bloccato il sito della rue Saint-Guillaume sono stati “sloggiati”. Ma non ci sarà una mobilitazione simile a vent’anni fa, quando Jean-Marie Le Pen era arrivato al secondo turno, suscitando sorpresa e un ampio rigetto (Jacques Chirac fu poi eletto con l’82%). La posizione «né Macron né Le Pen» è stata difesa nell’occupazione della Sorbonne, con l’equiparazione tra «la distruzione sistematica della gioventù» di Macron e la «politica razzista, xenofoba, anti-sociale» di Le Pen. Ma non tutti sono d’accordo, a cominciare dalla Fage, la principale organizzazione degli studenti.

OGGI ALLE ORE 20, la France Insoumise rivelerà il risultato della consultazione social, tra i 310mila militanti, per sapere cosa fare del 22% dei voti che Jean-Luc Mélenchon ha ottenuto al primo turno: astensione, voto Macron oppure voto Le Pen, anche se il leader ha chiesto «nessun voto per l’estrema destra»). Mélenchon, intanto, prepara le legislative di giugno: ieri, ha scritto a Pcf, Europa Ecologia e Npa, per invitarli a raggiungere le liste dell’Union populaire, in un programma di «avvenire in comune» redatto sulla base del suo al primo turno delle presidenziali. Nessuna lettera, invece, al Ps (e a Lutte Ouvriere), i socialisti, crollati sotto il 2% e che senza alleanze rischiano di sparire dall’Assemblée nationale, contestano a Mélenchon le posizioni sulla laicità, che trovano sia poco difesa, e sulla geopolitica, in particolare il rifiuto delle sanzioni alla Russia e l’invio di armi all’Ucraina in nome di una scelta di «non allineati».

La direzione dell’Union populaire cammina sulle uova, mentre il Pcf ieri ha invitato a «non confondere un avversario con una nemica» ed Europa Ecologia ha ripetuto l’indicazione per un voto Macron. Clémentine Autain, deputata insoumise afferma che non c’è «eguaglianza tra il progetto di estrema destra e quello della macronia, che peraltro abbiamo combattuto con determinazione, Marine Le Pen è molto liberista, ma si dà arie sociali, con la preferenza nazionale molte famiglie cadranno nella povertà». Mentre Manuel Bompard, che è stato direttore di campagna di Mélenchon, è molto meno chiaro, ieri ha affermato che «effettivamente, il programma di Emmanuel Macron e il suo bilancio sono talmente insopportabili che capisco chi dice che forse bisogna usare la scheda Le Pen per batterlo, ma dico loro che non credo sia una buona decisione, perché il programma di Marine Le Pen sulle questioni sociali non è molto lontano da quello di Macron».

QUESTA ESTREMA prudenza segnala che sarà molto difficile ricostruire il “fronte repubblicano” contro l’estrema destra, del resto Macron stesso dice che non esiste più e che Le Pen deve essere contestata «proposta contro proposta». Adesso, è Le Pen che cerca un “fronte” comune “anti-Macron” e tende la mano ai voti dell’Unione populaire, parla di «voto popolare» nazionale contro «l’élite» europeista, insiste sul tasto che le ha dato il successo al primo turno – il potere d’acquisto delle classi popolari – ma ricomincia a parlare di immigrazione.

Oggi, ci sarà un chiarimento sul fronte di quella che viene considerata la prima preoccupazione dei francesi, e dei giovani in particolare: la lotta contro il riscaldamento climatico. È il tema del comizio di Macon a Marsiglia. Il presidente uscente ha già spiegato che non riprenderà le posizioni dei suoi avversari, il verde Jadot e Mélenchon, ma che alcune proposte potranno essere prese in considerazione, nel quadro di un’«ecologia di progresso», che comprende la «sobrietà» ma non la «decrescenza». Secondo il Reseau Action Climat, «nessuno è all’altezza» della sfida climatica, «ma il programma di Emmanuel Macron, impreciso e incompleto, ci fa stagnare, mentre quello di Marine Le Pen, vuoto e pericoloso, ci fa indietreggiare». Per Clément Sénéchal di Greenpeace France, la scelta è tra «un cinico e una scettica». Le Pen vuole uscire dal Green Deal della Ue.


nella foto: Parigi, centinaia di studenti occupano un’ala dell’Università della Sorbona

* da il manifesto - 16 aprile 2022

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