Il piano alternativo di Legambiente: "assurdo pensare di riaprire le centrali a carbone".
di Redazione QualEnergia.itLa guerra scoppiata tra Russia e
Ucraina ha portato ancor di più in primo piano anche il grande tema
energetico: l’Europa e l’Italia dipendono dalle fonti fossili,
eppure esiste già una strada da percorrere, totalmente green e sostenibile.
Eolico offshore
e a terra, fotovoltaico sui tetti, agrivoltaico, biometano, accumuli,
pompaggi, reti, efficienza in edilizia e per le industrie, pompe di
calore e poi la creazione di un fondo di garanzia per le famiglie per
incentivare l’efficientamento energetico e la diffusione delle comunità
energetiche rinnovabili.
Sono questi per Legambiente i
pilastri da mettere al centro di un piano e un pacchetto energia serio e
concreto, green e sostenibile, se davvero si vuole frenare la dipendenza
dal gas, ridurre i costi in bolletta di famiglie e imprese e soprattutto
accelerare la transizione energetica senza dare il via ad una nuova e insensata corsa al carbone e
approvvigionamenti di gas da altri paesi, come sta emergendo in queste ultime
ore.
Si apre così una nota stampa diffusa dall’associazione
ambientalista che ha lanciato ieri – 28 febbraio – un appello al
Presidente del Consiglio Mario Draghi, ma anche alla Commissione Ue che in
queste ore sta affrontando la possibile “crisi energetica”.
“È evidente – per Stefano Ciafani, presidente
nazionale di Legambiente – che questo conflitto Russia-Ucraina sia legato
alla dipendenza dalle fonti fossili, che non solo continua ad
alimentare guerre ma non ci permette di esercitare in maniera indipendente il
ruolo di mediazione e dialogo che l’Europa e l’Italia avrebbero dovuto
esercitare per la pace. Di fronte a quanto sta dunque accadendo, torniamo
a ribadire che è ora di dire basta a questa insensata e inutile corsa al gas”.
“Il Governo – prosegue Ciafani – abbia il coraggio di
prendere la decisione giusta che serve al Paese, ossia quella di puntare davvero su rinnovabili, efficienza e
autoproduzione, varando le necessarie semplificazioni e
definendo una strategia energetica che vada nella direzione di quanto proposto da Elettricità Futura
di Confindustria sull’autorizzazione entro l’estate di nuovi 60 GW di rinnovabili da
realizzare nei prossimi 3 anni. È assurdo pensare di riaprire le
centrali a carbone, e su nuove forniture di gas provenienti dall’estero”.
Come anticipato, alla base della strategia energetica proposta da
Legambiente ci sono:
Rinnovabili
Oggi,
gli oltre 1,1 milioni di impianti da fonti rinnovabili presenti in
Italia sono in grado di soddisfare il 37,6% dei consumi elettrici totali
del Paese e il 19% dei consumi energetici complessivi, attraverso un mix di
tecnologie finalizzate alla produzione di energia elettrica e/o termica
presente in tutti i Comuni italiani. Si tratta
di 7.832 Comuni in cui è presente almeno un impianto
fotovoltaico, 7.549 Comuni con impianti solari termici, 1.874 Comuni
in cui è presente almeno un impianto mini idroelettrico, concentrati
soprattutto nel centro-nord e 1.056 Comuni in cui è presente almeno un
impianto eolico (soprattutto al centro-sud).
A questi si aggiungono i 7.662 Comuni delle bioenergie (con
una forte incidenza dei piccoli impianti a biomassa solida finalizzati alla
sola produzione di energia termica) e i 601 della geotermia (tra alta
e bassa entalpia). Sono inoltre 3.493 Comuni 100% elettrici e 40 Comuni
100% rinnovabili.
Numeri importanti, anche se non mancano le difficoltà.
Ad oggi infatti le rinnovabili faticano a decollare, ostacolate il più
delle volte da una burocrazia farraginosa, ma anche da
blocchi da parte di amministrazioni locali e regionali, da comitati Nimby (non
nel mio giardino) e Nimto (non nel mio mandato) senza dimenticare il ruolo del
Ministero della Cultura e delle Sovrintendenze.
Semplificazioni
Per l’associazione ambientalista se anche solo il 50%
delle rinnovabili oggi sulla carta venisse realizzato, l’Italia avrebbe anche
già raggiunto gli obiettivi climatici europei.
Per questo è urgente snellire le procedure per
i nuovi progetti di eolico a terra e a mare, per l’ammodernamento degli
impianti esistenti, per la realizzazione dell’agrivoltaico che produce elettricità come
integrazione e non sostituzione della coltivazione agricola, in ambito
urbano e per le comunità energetiche che usano localmente energia prodotta da
fonte rinnovabile. Il
ministro della Cultura Franceschini deve fissare regole chiare sulla
semplificazione delle autorizzazioni del fotovoltaico integrato sui tetti nei
centri storici, perché altrimenti le Soprintendenze continueranno a dire sempre
no, a beneficio di chi vuole fare fotovoltaico a terra e nuove centrali a gas.
Infine è importante spingere in sistemi di accumulo, valorizzando quelli
esistenti, e sui pompaggi (associati alle fonti rinnovabili) per rispondere
alle necessità di flessibilità e sicurezza della rete.
Biometano
La produzione del biometano è una grande opportunità
per l’economia circolare e per la lotta alla crisi climatica nel
nostro Paese. Lo sviluppo degli impianti a biometano è fondamentale e comporta
notevoli vantaggi ambientali su diversi fronti: chiusura del ciclo dei rifiuti
organici, degli scarti agricoli, dei sottoprodotti dell’agroalimentare e dei
fanghi di depurazione; restituzione al suolo del carbonio per fermare i
processi di desertificazione; produzione di energia da fonte rinnovabile;
decarbonizzazione del settore della mobilità e dei trasporti; lotta
all’inquinamento atmosferico.
L’Italia con i suoi 2mila impianti (l’80%
dei quali è in ambito agricolo) è il secondo produttore di biogas in Europa e
il quarto al mondo ma il potenziale produttivo di biometano potrebbe essere
ancora più elevato. Infatti si stima che al 2030 il contributo del biometano
potrebbe essere di 10 miliardi di metri cubi all’anno (di cui almeno 8 da
matrici agricole), pari a circa il 15% dell’attuale fabbisogno annuo di gas
naturale e ai due terzi della potenzialità di stoccaggio della rete nazionale.
Eolico offshore
L’eolico offshore, soprattutto per effetto delle
nuove tecnologie flottanti, può dare un importante contributo per
la decarbonizzazione del Paese, con una ricaduta occupazionale non indifferente
nelle attività portuali di assemblaggio, manutenzione ordinaria e
straordinaria. Le nuove piattaforme galleggianti ampliano notevolmente le
potenzialità di utilizzo dell’energia eolica in Italia.
Efficienza in edilizia e per le industrie
Efficienza energetica per le imprese e le famiglie. Il
modo più semplice per tagliare le importazioni di gas sta nel ridurre i
consumi a partire dai due principali settori di consumo: le imprese e
il riscaldamento degli edifici. Il problema è che le politiche in vigore sono
del tutto inefficaci, troppo complicate e slegate da qualsiasi obiettivo di
riduzione dei consumi di gas.
Il Governo deve presentare quanto prima una nuova e
ambiziosa strategia per l’efficienza energetica che metta mano ai certificati
bianchi per l’industria, ai bonus per l’edilizia, al conto termico per
l’edilizia pubblica per premiare e semplificare tutti gli interventi che
riducono i consumi di gas attraverso interventi di efficienza energetica e di
autoconsumo con le fonti rinnovabili.
Creare un fondo di garanzia per le comunità
energetiche
Istituire un fondo di garanzia per consentire ad un
numero maggiore di soggetti di accedere a finanziamenti per la realizzazione di
Comunità energetiche. Secondo uno studio condotto da Elemens per Legambiente già
entro il 2030 si stima che il contributo delle Energy Community possa arrivare
a 17,2 GW di nuova capacità rinnovabile permettendo di
incrementare, sempre al 2030, la produzione elettrica di rinnovabili di circa
22,8TWh, coprendo il 30% circa dell’incremento di energia verde prevista dal
PNIEC per centrare i nuovi target di decarbonizzazione individuati a livello
europeo.
1 marzo 2022
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