Negli ultimi giorni, è
venute all’attenzione dell’opinione pubblica la questione dell’incremento delle
spese per la Difesa verso il traguardo del 2 per cento del Prodotto
lnterno Lordo. Una decisione che non mette d’accordo tutti. Al
contrario, la questione ha provocato una spaccatura all’interno della
maggioranza con il M5S che ha sollevato perplessità circa la necessità e i
tempi per attuare questo incremento.
A quanto ammonta in termini assoluti
l’incremento
Tutto parte
dall’approvazione, lo scorso 16 marzo, alla Camera dei Deputati (391 voti
favorevoli su 421 presenti, 19 voti contrari),di un Ordine del giorno collegato
al cosiddetto “Decreto Ucraina” proposto dalla Lega Nord e sottoscritto da
deputati di Pd, Fi, Iv, M5S e FdI che impegna il Governo italiano ad
avviare un aumento delle spese militari . Nella parte dispositiva del testo
approvato si legge come tale risultato dovrebbe essere raggiunto “predisponendo
un sentiero di aumento stabile nel tempo, che garantisca al Paese una capacità
di deterrenza e protezione” mentre nell’immediato si debba agire per
“incrementare alla prima occasione utile il Fondo per le esigenze di difesa
nazionale”. Ciò significherebbe, secondo l’Osservatorio Milex, che cita le
cifre fornite dal Ministro della Difesa Guerini passare dai circa 25,8
miliardi l’anno attuali (68 milioni al giorno) ad almeno 38
miliardi l’anno (104 milioni al giorno).
Per quanto possa sembrare
una decisione figlia del recente scoppio delle guerra in Ucraina, l’indicazione
di spesa di almeno il 2% del PIL in ambito NATO deriva da
un accordo informale del 2006 dei Ministri della Difesa dei Paesi
membri dell’Alleanza poi confermato e rilanciato al vertice dei Capi
di Stato e di Governo del 2014 in Galles (obiettivo da raggiungere entro il
2024), in cui si è anche indicata una quota del 20% di tale spesa da destinarsi
ad investimenti in nuovi sistemi d’arma.
“Queste dichiarazioni di
intenti al momento non stono mai state ratificate formalmente dal Parlamento
italiano con un voto avente forza legislativa e quindi non costituiscono un
obbligo vincolante per il Bilancio dello Stato. Inoltre la quota
indicata del 2% rispetto al PIL non ha mai avuto una giustificazione specifica e
di natura militare (dettata da esigenze operative) ma è stata usata come spinta
alla crescita della spesa. Va infine notato che collegare preventivamente un
livello di spesa pubblica con un parametro che comprende anche la produzione di
ricchezza privata, ed è soggetto a fluttuazioni indipendenti dalle decisioni
fiscali, rende del tutto aleatoria e scollegata da reali esigenze la
definizione tecnica e concreta di tale spesa” spiegano dall’Osservatorio.
Spese militari: Italia a confronto con
gli altri paesi
Proviamo ora a comprendere
come l’Italia si inserisca a livello di spese militari in confronto agli altri
paesi europei e mondiali. Secondo il SIPRI di Stoccolma, ovvero uno dei
più prestigiosi istituti di studi sulla pace, le spese militari al mondo sono
stimate in 1.981 miliardi di dollari annui. Ad investire di più i sono
gli Stati Uniti, con una spesa annua di 766 miliardi di dollari,
ossia il 3,74% del PIL. La Cina dedica all’apparato
militare una quota in costante aumento: +76% nel decennio 2011-20. Anche India e Russia registrano
una crescita. Mosca è cresciuta costantemente fino al 2016, ha
investito molto negli ultimi tre anni, raggiungendo ad una spesa di 67
miliardi di dollari, il 4.26% del suo Pil. È il quarto paese mondiale
per spese militari nel 2020 La Nato spende complessivamente
circa 1.103 miliardi di dollari, pari al 56% della spesa
militare globale. Tra i primi 15 Paesi per spesa militare nel mondo, sei sono
membri della Nato: Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Italia
e Canada. Insieme questi Paesi raggiungono una cifra pari al 90% della
coalizione Nato e al 50% della spesa globale
E l’Italia? Il Paese si
piazza all’undicesimo posto in quanto a spese per armamenti ed nella top 5 europea:
negli ultimi anni gli investimenti italiani nella difesa sono stati in crescita
costante, specie dal 2019 in poi. Il SIPRI ha stimato, per il 2020, una spesa
di circa 28 miliardi, con un incremento notevole rispetto all’anno precedente:
l’1.57% del Pil.
* da wallstreetitalia.com
- 31 marzo 2022
Nessun commento:
Posta un commento