In questi giorni tutti gli occhi sono puntati sulla guerra tra Russia e
Ucraina. È sicuramente giusto dare risalto a questi avvenimenti. Le guerre –
tutte le guerre – sono delle atrocità: prima di tutto per la perdita di vite
umane, spezzate o stravolte, poi per gli spaventosi costi economici e
ambientali, infine per gli strascichi di odio e risentimento che lasciano
dietro di sé. Tuttavia è preoccupante che sia passato quasi del tutto sotto
silenzio un altro avvenimento di fondamentale importanza che ha avuto luogo in
questi giorni: il 28 febbraio 2022 è uscito l’ultimo report
dell’IPCC, il Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico. Questo gruppo
di lavoro rappresenta dal 1988 il più importante ente internazionale per il
monitoraggio e lo studio del cambiamento climatico in atto e dei i suoi
effetti, nell’immediato e in prospettiva futura; quindi fornisce informazioni ai
decisori politici per orientare le loro scelte.
Il rapporto mostra che la portata degli impatti climatici va rapidamente
crescendo e produce effetti devastanti già oggi sul pianeta. È un grido di
allarme quello che ci arriva dalla comunità scientifica internazionale che non
dovrebbe assolutamente essere ignorato; ci invita ad accelerare il passo degli
interventi di mitigazione. Il report analizza gli impatti dei cambiamenti
climatici a scala sia globale che regionale e mostra come il successo dell’adeguamento
alle nuove condizioni sia strettamente legato alle opere di mitigazione. L’IPCC
evidenzia il ruolo della giustizia sociale e quello delle conoscenze indigene e
delle comunità locali nell’affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico.
All’interno del report vi sono sezioni dedicate alla situazione in Europa e
nel Mediterraneo. Sono tutt’altro che rassicuranti. L’IPCC identifica quattro
rischi chiave per l’Europa: rischi legati all’aumento di calore su popolazioni
(tra cui aumento dei numeri di decessi da caldo) ed ecosistemi; rischi per la
produzione agricola (perdite sostanziali in termini di produzione); rischio di
scarsità delle risorse idriche (si pensi alla siccità attuale in Piemonte);
rischi legati alla maggiore frequenza e intensità di inondazioni.
I rischi associati al cambiamento climatico sono particolarmente elevati
per gli abitanti e gli ecosistemi nel bacino del Mediterraneo: si tratta di
un’area che si è già riscaldata e che continuerà a riscaldarsi più della media
globale e dove saranno particolarmente sentite le conseguenze dell’aumento
delle temperature, della siccità, dell’innalzamento del livello dei mari.
Impattato sarà anche il settore del turismo estivo e invernale.
Di fronte a uno scenario simile crediamo che i decisori politici non
possano mettere in secondo piano l’urgenza di azioni volte alla mitigazione e
all’adattamento. Tra l’altro ci preoccupa che si parli di riaprire le centrali
al carbone o di aumentare le spese militari, utilizzando come giustificazione
la guerra in corso in Ucraina. Secondo gli esperti oggi non ci resta che un
decennio all’incirca per compiere scelte decisive per il futuro. Per questo
invitiamo i cittadini a fare ogni sforzo per ridurre il proprio impatto
ambientale e a sostenere solo politici e amministratori attenti a questi
problemi. Chiediamo altresì ai nostri amministratori di concentrare i loro
sforzi su questi temi e di informare i cittadini sul loro operato in merito.
* da volerelaluna.it
- 16 marzo 2022
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