13 novembre 2020

Elezioni Usa, non sempre il nemico del mio nemico è mio amico

 

di Carlo Formenti *

Le sinistre socialdemocratiche (e in parte anche quelle radicali) gongolano per la vittoria di Biden, le sinistre “sovraniste” (sia pure con eccezioni) sono in gramaglie per la sconfitta di Trump, ma entrambi gli stati d’animo appaiono infondati. Infatti, come hanno sottolineato un redattore americanista della rivista “Limes” in un’intervista a Radio Uno, e Giorgio Cesarale in un articolo apparso su queste pagine il cambio della guardia alla Casa Bianca rischia di incidere poco o nulla sia sulla politica estera sia su quella interna degli Stati Uniti.

Partiamo dalla politica estera. A dettarne le linee, notoriamente, non è il presidente di turno bensì il deep state americano (dove comanda la lobby bipartisan dei neocons). Quindi, ad eccezione del rientro degli Stati Uniti negli accordi internazionali sui cambiamenti climatici e di una probabile, ma tutt’altro scontata, ripresa delle trattative con l’Iran, niente cambierà. In particolare la guerra fredda con la Russia, ma soprattutto quella con la Cina, proseguirà se non si farà ancora più tesa (come confermano le gelide reazioni di Putin e Xi Jinping all’esito elettorale). Le ingerenze negli affari interni dei Paesi latinoamericani socialisti (o anche solo governati dalla sinistra) si intensificheranno in nome della “difesa della democrazia”, al pari dell’interventismo in Medio Oriente. Infine non è detto che i rapporti con la Ue (al netto dell’assunzione di toni più soft) migliorino, perché gli Stati Uniti non possono tollerare che un’Europa a guida tedesca si rafforzi troppo. Né meno illusorie sono le aspettative di un ritorno ai tempi “felici” della globalizzazione, Infatti, come osservava un paio d’anni fa l’ex vicepresidente boliviano Linera, non è stato Trump a decretarne la fine e il ritorno al protezionismo, che sono piuttosto l’esito di un processo in corso da tempo, frutto delle contraddizioni che lacerano da decenni il sistema economico mondiale.

Veniamo agli affari interni. Il senso di liberazione con cui ampi settori del popolo americano stanno celebrando la fine della presidenza Trump è comprensibile, ma anche in questo caso le speranze di cambiamento appaiono eccessive. L’unica vera novità sarà che finalmente si tenterà di prendere sul serio e combattere efficacemente la pandemia, ponendo fine ai deliri negazionisti.

Continua

* da micromega – 10 novembre 2020

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