Agenda neoliberista. Il neo-presidente francese
sostiene di volere cambiare il diritto del lavoro a colpi di ordinanze
di Roberto Ciccarelli *
Una «Loi
Travail» numero 2. A luglio Emmanuel Macron intende adottare un «progetto di
legge per semplificare il diritto del lavoro e decentralizzare la
contrattazione». Sempre che il neo-presidente della repubblica francese
conquisti una maggioranza che lo sostenga alle legislative di giugno.
L’obiettivo
sostanziale è quello di portare a termine il rovesciamento della «gerarchia
delle norme» già iniziato dalla «Loi Travail» numero 1 delegando ai negoziati a
livello di impresa le decisioni sull’organizzazione del lavoro, sull’orario, la
retribuzione e la flessibilità. Le aziende potranno dunque rinegoziare gli
orari di lavoro al di là di quanto stabilito dal contratto nazionale modellandolo
in base ai picchi o ai ribassi congiunturali della loro produzione. Macron
vuole dare la possibilità alle imprese di organizzare referendum. Le intese
avranno un valore vincolante nel caso in cui ottengano il 30% dei voti degli
aderenti ai sindacati. Si vuole imporre tetti alle indennità di licenziamento,
diminuendo la libertà dei giudici del lavoro nel fissarli. Sollevando le
imprese da questo costo, Macron ritiene di agevolare la stipula dei contratti a
tempo indeterminato. La norma era stata inserita nella legge sulle
liberalizzazioni voluta dall’ex ministro dell’economia, oggi presidente, ma era
stata respinta dal Consiglio costituzionale. Confluita nella «Loi Travail», è
stata in seguito stralciata per l’opposizione del movimento. Più l’impresa è
libera di licenziare, più dovrebbe assumere. L’ipotesi è raramente confermata
dai fatti. In Italia, ad esempio, l’abolizione dell’articolo 18 e la fine degli
incentivi alle imprese ha portato a un aumento dei licenziamenti disciplinari
(+30%).
Preoccupa il
metodo legislativo che Macron intende seguire: le ordinanze. L’articolo 38
della Costituzione francese prevede che il parlamento le conceda per un periodo
limitato di tempo al consiglio dei ministri, sentito il consiglio di Stato. Una
volta ottenuto il via libera sotto forma di una «legge di abilitazione» il
governo può legiferare su una serie di materie: il diritto del lavoro è una di
queste. Le ordinanze possono decadere se il progetto di legge non viene
approvato dal parlamento entro una data stabilita. A sinistra si ritiene che
imporre una riforma con le ordinanze equivalga ad approvare una legge con
l’articolo 49.3 della Costituzione. La norma adottata da Valls per imporre la
«Loi travail» e evitare il confronto in parlamento dove il governo socialista
non aveva i voti per approvarla.
I sindacati
Cfdt, Fo, Cgt attendono. Macron dovrà consultarli, ma la negoziazione sociale
non durerà molto. Il presidente va di fretta perché in estate è difficile
mobilitare le piazze. Vuole battere sul tempo le opposizioni. La sfida sulla
precarizzazione del lavoro è decisiva al punto da avere spinto ad organizzare
un corteo a Parigi a 24 ore dalla sua elezione. La notte neoliberale avanza nel
regno di Macronia.
da il manifesto, 10 maggio 2017
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