di Andrea Marinelli *
La leader del
movimento: attenti al «greenwashing»
Alla fine, secondo Greta Thunberg, non è stato altro che un grande,
deludente «bla bla bla». Poche ora prima che gli inviati di quasi 200
Paesi annunciassero il raggiungimento di
un accordo, per quanto vago, sulla lotta al cambiamento climatico,
la giovane attivista svedese aveva già messo in guardia i suoi 5 milioni di
follower su Twitter, ma anche i 100 mila compagni che hanno manifestato insieme
a lei a Glasgow e tutti gli altri — i giovani del Fridays for Future e gli
adulti — che hanno sostenuto la battaglia a distanza. «Ora che la Cop26 sta
volgendo al termine — ha scritto in serata su Twitter la leader delle proteste —
fate attenzione allo tsunami di greenwashing e alle giravolte
dei media per definire in qualche modo il risultato come “buono”, “un
progresso”, “ottimista” o come “un passo nella giusta direzione”».
Non vi fidate, insomma, delle dichiarazioni dei politici e di ciò che
leggerete sui media, ha avvertito Greta, che già nei giorni scorsi aveva
definito la conferenza sul clima «un fallimento», nient’altro che una
campagna di pubbliche relazioni per imprese e politici. «Siamo così lontani da
ciò di cui abbiamo bisogno», aveva spiegato a Glasgow, «che potremmo
considerare la Cop un successo soltanto se la gente capisse che è stata un
fallimento». Mercoledì, insieme ad altri giovani attivisti, la 18enne di
Stoccolma ha anche promosso una petizione per chiedere al
segretario generale dell’Onu Antonio Guterres di dichiarare formalmente il
surriscaldamento globale una «emergenza di livello 3», la più alta delle
Nazioni Unite, la stessa usata per la pandemia e che permetterebbe di inviare
risorse ai Paesi più a rischio nell’emergenza climatica.
«Anche se i leader manterranno le promesse che hanno fatto qua a Glasgow, non
basterà a prevenire la distruzione di comunità come la mia», ha confermato
l’attivista ugandese Vanessa Nakate, 24 anni. «Al momento, con il
riscaldamento a 1,2°, la siccità e le alluvioni stanno uccidendo
persone in Uganda. Solo un drastico e immediato taglio delle emissioni ci
può dare speranza, ma i leader mondiali hanno fallito. Le persone si stanno
però unendo al nostro movimento, e sta montando la pressione».
Questa Cop, ha chiarito Luisa Neubauer, 25 anni, della sezione tedesca dei
Fridays for Future, «ha fallito nell’introdurre i cambiamenti sistemici di cui
avevamo un bisogno disperato. I capi di Stato non hanno raggiunto
l’obiettivo, ma il nostro movimento per il clima sta crescendo».
* corriere della sera - 14 novembre 2021
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