di Dario Tamburrano *
Questo dato
e quelli seguenti, salvo se diversamente indicato, sono tratti da "The
world nuclear industry status report" redatto nel 2015 da esperti indipendenti.
Valgono le considerazioni che faceva Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace
ed ex ricercatore dell'Enea, all'indomani di Fukushima: più un reattore
nucleare è vecchio, più è distante dagli standard di sicurezza attuali.
E a proposito di Fukushima: le migliaia e migliaia di crepe nei reattori
nucleari del Belgio sono state scoperte durante i controlli effettuati in
seguito all'incidente nucleare in Giappone. Eppure quei reattori (insieme ad
altri decisamente stagionati) sono stati recentemente riaccesi. E'
proprio il caso di dire che da Fukushima l'UE non ha imparato nulla, per
parafrasare il titolo del convegno cui abbiamo partecipato la scorsa settimana
a Bruxelles e contemporaneamente riassumere tutti i discorsi.
Il grafico qui mostra l'età dei 128 reattori
nucleari in funzione nell'UE. Come quelli seguenti, fotografa la situazione
al mese di luglio del 2015.
I 128
reattori accesi nell'UE costituiscono circa un terzo di quelli attivi in
tutto il mondo. Qui la loro distribuzione per classi di
età.
Il picco del
nucleare UE è stato toccato nel 1989, quando erano accesi 177 reattori: circa
un quarto in più di quelli attuali. Qui
il grafico.
Ci sono
state tre "ondate" di costruzione di centrali nucleari: due piccole
negli anni '60 e '70 ed una grande negli anni '80, che ha interessato soprattutto
la Francia. Attorno al 1990, oltre al picco dei reattori, si è registrata la
svolta: i reattori sono stati più spesso spenti che inaugurati. Ecco
il grafico.
L'85% dei
reattori nucleari europei è concentrato in otto Paesi dell'Europa occidentale;
solo 19 reattori sono distribuiti fra gli Stati che facevano parte dei
satelliti URSS e che recentemente sono entrati nell'UE. La cartina che mostra la loro distribuzione
nello spazio è stata pubblicata dall'European Nuclear Society.
Sarebbe
saggio spegnere i 128 catorci atomici dell'UE. Ma l'atomo è una maledizione che
si proietta sempre nel futuro: secondo un documento di lavoro della Commissione
Europea visto
dalla prestigiosa agenzia di stampa Reuters all'inizio di febbraio, per smantellare il vetusto
parco nucleare e per gestire le scorie servirebbero 286 miliardi di euro.
Attualmente, per coprire questi costi, sono disponibili solo 105,1 miliardi di
euro. Mancano 118 miliardi. Bisognerà pur trovarli e imparare la lezione: mai
spendere un centesimo per il nucleare, che - oltre ad essere pericoloso -
inghiotte soldi come una voragine senza fondo. Al momento sembra che l'UE -
come non ha imparato da Fukushima - non voglia imparare nemmeno questa lezione
e tende a considerare praticabile la costruzione di nuove centrali. Ma è
un'altra storia. Cercheremo di raccontarla nel giro di pochi giorni.
* M5S Europa ( EFDD )
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